Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Laufenburg (Cantone di Argovia, Svizzera) il 18.5.1904 da Oreste e Pierina Ballico, risiede a Calolziocorte (Bg), dove lavora come capo verniciatore presso la Compagnia Vagoni Letto. Nel 1933 si iscrive al Pnf, forma di copertura della sua attività clandestina di organizzatore comunista, per la quale la sua abitazione di via IV Novembre 4 a Calolziocorte è un recapito di riferimento. Il 12.9.1936 subisce perquisizione domiciliare da parte degli uomini dell'Ovra dell'ispettore generale di PS Francesco Nudi. Viene arrestato il giorno stesso con l’operaio tornitore e attrezzista Cesare Manetti (di Lorenzo e Maria Bianchi, nato a Castelfiorentino il 14.11.1901), emissario del Pci, giunto in Italia dall'URSS per attività di propaganda e organizzazione. Oltre che per aver ospitato Manetti e altri prima di lui, la ragione dell'arresto e dell'immediata detenzione di Martinini è anche il rinvenimento nella sua stanza da letto di un pacco con materiale a stampa, la rivista «Battaglie Sindacali», organo della CGdL, a. V, n. 9, 1935, la cui prima pagina titola: “Abbasso la guerra fascista che rovina l’Italia”. Con Manetti viene trasferito nel carcere di Castelfranco Emilia (Mo) e il 14.11.1936 i due vengono denunciati al Tribunale Speciale per “delitto contro i poteri dello Stato”. L’imputazione per Martinini è triplice:
a. “aver partecipato d’associazione (comunista) diretta a stabilire violentemente la dittatura di una classe sociale sulle altre”;
b. “avere – in correità tra loro – compiuti atti idonei diretti, in modo non equivoco, costituire altre associazioni comuniste”;
c. “avere – in correità tra loro – svolta propaganda comunista”.
Il significato di tali imputazioni emerge dal rapporto redatto il 17.11.1936 dall’ispettore generale di Ps di Milano e inviato alla Questura di Bergamo. Secondo tale rapporto, infatti, Martinini “aveva dato ricetto, nella sua abitazione, ad un emissario del partito comunista, pure tratto in arresto ed aveva, come è risultato dalle indagini e dagli interrogatori, in precedenza ospitato altri tre funzionari comunisti che la centrale estera del partito aveva inviato nel Regno per svolgere lavori di propaganda e di organizzazione comunista. Il Martinini, per il motivo di cui sopra e per il fatto che ha cercato, all’atto della perquisizione, di occultare un pacco di stampa comunista e per essere stato rinvenuto nella sua camera da letto il materiale più compromettente dell’emissario comunista, si assume essere comunista (malgrado la tessera del P.N.F. anno 1933, della quale è risultato in possesso) a conoscenza dell’attività e del lavoro che andavano svolgendo gli emissari da lui ospitati”. La sentenza del Tribunale Speciale è del 4.3.1937 e condanna Martinini a 8 anni di reclusione, dei quali due condonati per amnistia, mentre Manetti viene condannato a 18 anni di reclusione da scontare a Pianosa (Li), da dove non sarà liberato nemmeno dopo il 25.7.1943, tanto che nel 1944 verrà preso in consegna dai nazisti e trasferito in carcere a Saluzzo. Martinini invece viene liberato da Pianosa nel 1942 e rientra a Milano, dove già dal 26.1.1938 sua moglie aveva trasferito da Calolziocorte la residenza di famiglia e dove riprende il suo ruolo di funzionario del partito comunista clandestino, svolgendo attività di organizzazione e lotta di fabbrica alla Breda di Sesto S. Giovanni. In particolare, come emerge dal volume curato nel 1981 da Gianfranco Petrillo, La città delle fabbriche. Sesto San Giovanni 1880-1945, verso la fine del 1942 Martinini incontra il militante comunista piemontese Umberto Massola (1904-1978), da Parigi mandato in Italia dalla direzione del partito per ricostituire il centro interno del Pci. In seguito Martinini è attivo nella Resistenza in territorio bergamasco. Cpc, b. 3106, 1937-1939. Una scheda a suo nome è presente anche in Antifascisti nel Casellario Politico Centrale, vol. 12, p. 157. Informazioni ulteriori sulla sua attività dal 1943 al 1945 si trovano nel materiale documentario conservato presso l'ISEC - Istituto per la Storia dell'Età Contemporanea di Milano e versato nel 1972, che costituisce il Fondo Primo Martinini. Su Cesare Manetti, ucciso dai nazisti il 9.4.1945 sulle colline intorno a Saluzzo, cfr. http://www.anpi.it/donne-e-uomini/cesare-manetti/ (G. Mangini)