Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Urgnano (Bg) il 15.7.1914, sellaio, sovversivo, zoppo dalla gamba sinistra. Vive a Urgnano in vicolo Volto 14 con la madre, filatrice e vedova di guerra. Ha una sorella, Ines, religiosa, n. il 20.2.1910. L’8.4.1932 alle 16.30 viene fermato dai Cc di Urgnano perché sorpreso da un fascista della Mvsn a cantare ‘Bandiera rossa’ insieme ad altri 7 giovani, tutti a bordo di un carretto trainato da un cavallo mentre stavano tornando a Urgnano dalla frazione della Basella, dove c’era stata la festa per l’anniversario dell’apparizione della Madonna di quel santuario. Una volta fermato, Testa ammette di aver cantato, precisando che lui e gli altri dopo le prime strofe hanno subito smesso di cantare, aggiungendo che il canto non intendeva avere alcuna connotazione ostile al regime fascista. Nella loro relazione al questore di Bergamo del 15.4.1932 successivo, i Cc presentano Testa come persona di buona condotta morale, civile e politica, senza precedenti politici o penali, nullatenente e di povere condizioni economiche, con la sola licenza elementare e certo non pericoloso per l’ordine nazionale. Eppure, “nel fatto su descritto si ravvisano tuttavia gli estremi di eccezionale gravità, sia per il numero, sia per la giovane età dei responsabili, per cui si propone il sopradetto per il provvedimento dell’ammonizione prevista dall’art. 164 del TU della legge di Ps”. Il giorno dopo il questore, relazionando al prefetto, fa sua la proposta dell’ammonizione. Il 23.4.1932 viene inflitta l’ammonizione. Esaminata però la situazione sociale ed economica della famiglia del giovane, la Commissione Provinciale ritiene eccessiva la misura dell’ammonizione, ridimensionata a diffida il 3.5.1932. Nel gennaio 1934 i Cc di Treviglio informano la Questura che Testa “ha dato finora prove effettive di ravvedimento serbando costantemente buona condotta politica e dimostrandosi anche favorevole alle Direttive del Governo Nazionale. Lo si ritiene meritevole alla radiazione dello schedario sovversivi, anche in considerazione della sua giovane età”. Il prefetto, a sua volta, inoltrando la pratica al Cpc il 3.2.1934, riepiloga il caso e, per sostenere la proposta di radiazione, osserva che tutta la vicenda “venne poi considerata più che altro una ragazzata, tanto vero che la Commissione Provinciale ha ritenuto sufficiente il provvedimento della diffida”. Il 18.2.1934 il Cpc autorizza la radiazione. Cpc, b. 5084, f. 111537, 1932-1934. (G. Mangini, R. Vittori)