Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Brembilla (Bg) il 29.3.1893. Ha frequentato la scuola fino alla terza elementare e ha preso parte alla prima guerra mondiale. Il 30.1.1923 lascia Brembilla per la Francia e prima di allora non svolge alcuna attività politica. Rientra a Brembilla per la Pasqua del 1925, fermandosi 28 giorni. É iscritto all’Associazione Combattenti di Lione e alla Società di Mutuo Soccorso di Oyonnax (dipartimento dell’Ain). Con un telegramma cifrato del 29.4.1930, il Ministero degli Interni informa la Prefettura di Bergamo e i Cc di Zogno che, su informativa del segretario dei fasci italiani all’estero, da Lione Tironi sta per rientrare in patria “autore gravi continue provocazioni nostri connazionali fascisti. Medesimo spalleggiato altri sovversivi avrebbe tentato rapire fascista Moretti Giuseppe per fini delittuosi”. Ne deriva l’indicazione di intercettarlo alla frontiera per perquisirlo e ne viene anche spedita la fotografia. I Cc di Zogno riferiscono che il fascista Giuseppe Moretti, di Brembilla, in Francia ha avuto contrasti con il fratello di Tironi. Dopo il suo rientro a Brembilla, viene perquisito e interrogato e, riguardo alla questione con il fascista Moretti, nega ogni addebito, dicendo di non essersi mai occupato di politica e che nel 1926 ha avuto una divergenza col Moretti ma solo per motivi personali e di interessi. Tuttavia, l’11.6.1930 il Cpc trasmette alla Prefettura di Bergamo un’informazione che proviene da Lione, secondo la quale Tironi è molto noto negli ambienti comunisti di Oyonnax e Nantua e, in seguito ad un diverbio con alcuni compagni di lavoro, avrebbe mostrato la tessera del Pci affermando che è l’unico partito che tutela gli interessi dei lavoratori. Inoltre, nel febbraio 1930 ci sarebbe effettivamente stato il tentativo di rapire il fascista Moretti da parte di due sconosciuti che parlavano francese ma dall’accento italiano, presentatisi all’abitazione di Moretti per invitarlo a salire sulla loro automobile col pretesto di portarlo dal suo padrone che lo attendeva in cantiere ma Moretti, insospettito e non conoscendo i suoi interlocutori, non ha aderito all’invito. Verificata con il padrone, il giorno seguente, l’infondatezza della chiamata, Moretti attribuisce a Tironi l’ideazione del tentativo di rapimento, perché già altre volte ne era stato provocato e minacciato. Per questo, il Cpc chiede l’iscrizione di Tironi in RF. Il successivo 16.10.1930 il Consolato di Lione informa che Tironi è vigilato, perché manifesta posizioni comuniste e odio contro il regime fascista. Forse ha in corso la pratica per essere naturalizzato francese. Rientra brevemente a Zogno nell’ottobre 1932 e al suo ritorno in Francia nel mese di novembre rinnova il passaporto. É sempre accanitamente antifascista e risiede a Oyonnax con la famiglia. Rimane disoccupato per due anni e il 30.1.1935 rientra in cerca di lavoro presso la casa paterna, al Ponte di Sedrina, mentre la sua famiglia, e cioè la moglie Adele Spezia e i due figli, Giuseppe Giovanni, n. a Brembilla l’11.2.1922, e Giovanni, n. a Nantua (Francia) l’1.6.1924, è rimasta in Francia. Nell’ottobre dello stesso anno si trasferisce definitivamente a Sesto San Giovanni (Mi) come operaio alla Breda e non sembra che il suo comportamento mostri segni di opposizione al regime. In seguito viene raggiunto dalla famiglia. Fino al 1935 è iscritto all’Associazione Combattenti e Reduci di Bergamo, poi non ha più rinnovato l’iscrizione. Nel 1939 risulta ancora risiedere a Sesto in via Savoia 60, iscritto ai sindacati fascisti dell’industria e al dopolavoro aziendale della Breda. Dal 1935 al 1939 non ci sono segnalazioni negative nei suoi confronti e nell’agosto 1940 chiede l’iscrizione al Pnf. Le relazioni su di lui, richieste dalla federazione fascista alle questure di Bergamo e Milano, richiamano la recente buona condotta e i precedenti di propaganda a favore del Pci. Nel fascicolo mancano indicazioni sull’avvenuta o meno iscrizione al Pnf, ma è molto probabile che la tessera fascista sia stata negata perché nel 1941, occupato alla Breda, era ancora vigilato. Cpc, b. 5106, f. 036029, 1930-1941. (G. Mangini, R. Vittori)