Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Lurano (Bg) il 23.12.1884, rresidente ad Arcene (Bg) in via Provinciale, contadino, mezzadro alle dipendenze del barone Vitali, antifascista, tra il 1905 e il 1907 subisce due lievi condanne detentive per oltraggio a pubblico ufficiale e per furto di legna. Sposato con Benedetta Carminati, 8 figli, 4 maschi (Carlo, contadino, 24, Pietro, contadino, 16, Luigi, contadino, 14, Francesco, contadino, 10 anni) e 4 femmine (Pierina, suora a Spoleto, 23, Giuseppina, filatrice, 21, Giovanna, filatrice, 20, Carolina, casalinga, 17 anni). La sera del 2.4.1932 a Lurano, rincasando ubriaco alle 3.30, Ubbiali si reca sotto le finestre della casa del contadino Giovanni Gastoldi, suo vicino di casa e iscritto al Pnf, con il quale non ha buoni rapporti per via di contese legate alla determinazione esatta dei confini delle rispettive proprietà. Apostrofandolo ad alta voce, lo invita ad uscire per una sorta di regolamento di conti minacciandolo di morte. La prudenza di Gastoldi evita qualunque problema, ma il giorno dopo la cosa viene portata all’attenzione del podestà e segretario politico del fascio di Lurano, Luigi Defendi, il quale telefona al comando dei Cc di Verdello i quali, a loro volta, ne informano il comando provinciale dei Cc di Bergamo, che procede all’indagine e alla ricostruzione dei fatti. La questione nasce esclusivamente da quello che Ubbiali, ubriaco, avrebbe detto: dato che non ci sono testimoni, rimangono a disposizione solo le due versioni dei due protagonisti. Secondo Gastoldi, infatti, Ubbiali gli avrebbe detto: “Non mi importa nulla se tu sei stato pubblicato sui giornali o pistulun d’un putanier, io ti strappo i coglioni a te e a Mussolini”, mentre Ubbiali, rintracciato solo il giorno dopo alle 6 di mattina, pur ammettendo il fatto e gran parte delle parole che gli vengono attribuite, nega recisamente di aver fatto il nome di Mussolini, dicendo che le sue parole sono state: “Non m’importa nulla che tu sei stato pubblicato sui giornali e se hai preso le 200 lire di premio o pelandrun d’un pistulun”. L’accenno all’essere stato il suo nome pubblicato sui giornali ed alle 200 lire ricevute si riferisce alla premiazione, istituita da Mussolini, dei padri di famiglie numerose. Secondo i Cc, il fatto che Ubbiali si sia allontanato da casa dopo il fatto e che sia stato sorpreso a rientrare solo alle 6 di mattina, lascerebbe sospettare la veridicità della versione di Gastoldi, tuttavia, in assenza di testimoni, “è peraltro da presumere che un eventuale procedimento penale porterebbe ad assoluzione in istruttoria per insufficienza di prove”. Ubbiali viene però arrestato già il 4.4.1932 e portato nelle carceri giudiziarie di Bergamo. Il 29.4.1932, stante la permanenza in carcere di Ubbiali, il parroco di Lurano, don Giuseppe Comotti, si rivolge alla Questura per intercedere in suo favore per ottenerne almeno la libertà provvisoria, “onde provvedere al lavoro della campagna necessitando la sua presenza per dirigere i figliuoli ancora piccoli. Sarebbe carità fiorita; i lavori di campagna urgono, è palese la raccomandazione del governo di lavorare e tener da conto la terra, ma se manca la mano di lavoro tutto torna inutile. E alla povertà della famiglia bisogna pur pensare, se non si semina non si magia: e i figliuoli cosa mangeranno?”. Il 4.5.1932 Ubbiali viene diffidato per oltraggio al capo del governo. Nel dicembre 1934 è ancora vigilato. Nel febbraio 1943 i Cc di Treviglio non ritengono opportuno radiarlo dallo schedario dei sovversivi perché “pur avendo mantenuto sino ad oggi buona condotta in genere e non si interessi di politica, non risulta abbia dato prova di sincero ravvedimento in quanto non partecipa a manifestazioni patriottiche o fasciste e mantiene carattere chiuso”. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia in triplice posa. Cpc, b. 5256, fasc. 110890, 1932-1943. (G. Mangini)