Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Fara d’Adda (Bg) il 6.9.1904, figlio unico di contadini, formalmente residente a Fara d’Adda ma in realtà senza fissa dimora, celibe, calzolaio, antifascista. Dal 1919 al 1935 subisce 13 condanne, per furto ma anche per diserzione rispetto al servizio militare, accumulando in totale oltre 7 anni di prigione. In particolare, nel 1924 presta servizio militare nel 65° Reggimento Fanteria, ma la sua ferma dura poco perché viene sottoposto alla reclusione militare. Ammonito nel 1939, viene richiamato alle armi ma vi rimane un mese perché nel corso del 1940 subisce altre due condanne, per furto e per contravvenzione all’ammonizione. Non ha precedenti politici, ma l’8.4.1943, ubriaco, in via Francesco Martinengo Colleoni a Bergamo, “sbraitando come un ossesso” grida “Abbasso l’Italia. Morte al Duce e a quella puttana di Rosa che lo ha messo al mondo” e “Viva Lenin, verrà quel giorno che comanderanno i russi ed allora il fascismo pagherà per tutti”. Immobilizzato da due fascisti, Giambattista Marcassoli (di Giovanni e Francesca Longo, n. a Bergamo il 1.12.1903) e Luigi Radaelli (fu Antonio e Angiolina Testa, n. a Rocca del Colle il 27.5.1915, residente a Bergamo), questi lo portano ‘a viva forza’ nella sede del gruppo rionale fascista ‘Virgilio Nava’ nel quartiere Malpensata. Dalla Questura, avvertita per telefono, viene mandato la guardia scelta di Ps Antonio Lanza a prelevare Villa per portarlo in Questura, dove viene posto in stato di fermo. Nel tragitto continua a ripetere le frasi citate. In seguito a perquisizione, addosso gli viene trovato il foglio di via per indigenti rilasciato dal podestà di Lodi, che lo indirizza a Bergamo la mattina dello stesso 8.4.1943. Il giorno dopo non ricorda nulla dell’accaduto e intanto viene associato alle carceri giudiziarie in camera di sicurezza. I Cc di Bergamo, in base ai suoi precedenti, lo denunciano alla Commissione Provinciale per il confino di polizia quale individuo “pericoloso per l’ordine nazionale”. Il 15.4.1943, su carta intestata ‘Partito Nazionale fascista – Federazione dei Fasci di Combattimento – Bergamo’, il segretario federale avvocato Mario Cionini Visani (Milano, 1904 – Urbania, 1971) scrive alla Questura in questi termini: “Dovendone informare le superiori gerarchie, si interessa codesto Ufficio a voler cortesemente riferire sulle determinazioni adottate o da prendere nei confronti del pregiudicato Villa Emilio fu Carlo”. In calce alla lettera il questore scrive il testo della minuta della risposta: “Si comunica che nei confronti del pregiudicato Villa Emilio fu Carlo è in corso un provvedimento di polizia”. Costituita dal prefetto Luigi Giannitrapani, dal federale fascista Mario Cionini Visani, dal procuratore del re Angelo Sigurani, dal questore Giuseppe Pumo, dal seniore della Mvsn Giovanni Ridolfi e dal tenente colonnello dei Cc Ugo Marchetti, la Commissione Provinciale si avvale degli articoli 181 e 182 del T.U. delle leggi di Ps, l’1.5.1943 per condannarlo al confino di polizia per 3 anni. Il brevissimo verbale della sua deposizione davanti alla Commissione riporta questa sua dichiarazione: “Non ricordo di aver pronunziato o gridato le frasi che mi si addebitano, perché la sera dell’8 in cui venni fermato ero ubbriaco”. Il 3.5.1943 viene visitato dal medico delle carceri giudiziarie dr. Gualteroni, che lo dichiara “di sana e robusta costituzione fisica”, pertanto “idoneo al regime del confino”. Il 18.5.1943 viene destinato alle isole Tremiti e il trasferimento parte da Bergamo il 3.6.1943. Nel dopoguerra viene riconosciuto come confinato politico. (G. Mangini)