Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Nembro (Bg) il 30.5.1914, sospetto politico. Risiede a Nembro (Bg) in via Cavour 3, celibe, cameriere. Non è iscritto al Pnf ma al sindacato fascista dei camerieri. Agli inizi del 1923 emigra in Francia, all’età di quasi 9 anni, con il passaporto del padre. La madre risiede a Troyes rue du Bas-Trèvois 13 bis e si è risposata dopo la morte del marito. Il 14.11.1936 viene espulso dalla Francia con l’accusa di compromettere la sicurezza pubblica e l’incarico di eseguire l’espulsione è affidato alla Prefettura dell’Aube. Rientrato in Italia, il 18.1.1937 viene fermato al valico di Domodossola perché sprovvisto di documenti e sottoposto a interrogatorio, del cui verbale con la data del giorno stesso è conservata copia nel fascicolo. Arrestato come renitente alla leva, nel febbraio 1937 viene incorporato nel 4° Reggimento Artiglieria Contraerea di stanza a Mantova. Il 17.12.1937 viene tradotto nelle carceri militari di Verona con l’accusa di ‘violata consegna’, ma nel gennaio 1938 il Tribunale Militare di Mantova lo assolve dall’accusa ma ne dispone il trasferimento a Verona dove, fino al 20.1.1938, è di servizio presso l’8° Reggimento Bersaglieri, poi viene trasferito al 4° Reggimento Artiglieria di stanza a Rovereto (Tn). Nel dicembre 1939 i Cc di Bergamo informano la Questura che Zambonelli, “avendo dato prova di sincero ravvedimento”, può essere radiato. Presso l’Archivio di Stato di Mantova, fondo ‘Questura di Mantova. Casellario giudiziario’, b. 163, c’è un fascicolo a suo nome, dove viene definito ‘sospetto politico’ e dove sono conservati documenti del biennio 1937-1938. Qui di seguito viene trascritto il testo del rapporto del 23.1.1937 della Prefettura di Novara al Cpc e per conoscenza ai prefetti di Bergamo e di Varese: “Il 18 corrente è stato fermato a Domodossola, proveniente dalla Francia, da dove era stato espulso, il connazionale Zambonelli Mario Giovanni fu Enrico e di Giroletti Rosa nato il 30.5.1914 a Nembro (Bergamo) sprovvisto di passaporto e di altri documenti di identità. Il Zambonelli è stato trovato in possesso di un biglietto col quale tale Sala Bettina, residente a Troyes (Francia) lo raccomanda alla sorella Locatelli Carolina, abitante in Milano via Monte Nero 63, spiegando che lo Zambonelli era stato espulso dalla Francia per motivi politici. Interrogato in proposito lo Zambonelli (vedi verbale interrogatorio), questi ha asserito invece di essere stato espulso dal territorio francese in seguito ad una condanna per contrabbando, aggiungendo che la sala ha, nel biglietto sequestrato, addotto circostanze inesatte, per tacere alla sorella che aveva riportato una condanna per contrabbando. La R. Questura di Milano, all’uopo informata, riferisce che abita in quel Viale Montenero n. 63 tale Locatelli Carolina fu Francesco, cameriera disoccupata che ha una sorella a nome Elisa coniugata con sala Bonifacio, residente a Parigi, che avrebbe potuto incaricare lo Zambonelli di recare sue notizie. Allo Zambonelli, però, è stato sequestrato un altro scritto, che si allega ugualmente in originale, firmato Mario e che egli ha riconosciuto di avere compilato come minuta di un discorso che avrebbe dovuto pronunziare in Francia. Come risulta dl verbale di interrogatorio reso al riguardo dallo Zambonelli, presso l’ufficio di P.S. di Domodossola, egli si è giustificato affermando di essere stato nel dicembre scorso delegato dai suoi compagni a recarsi presso la Direzione di una fabbrica di calze dove lavorava, per ottenere miglioramenti. Essendo stati questi negati, lo Zambonelli scioperava e in un discorso pronunziato nell’occasione lasciava liberi gli operai di fare altrettanto o di rimanere al lavoro. Ne avvenne che 110 operai si misero in sciopero mentre sette non vollero aderirvi. Due giorni dopo abbozzava il discorso di cui allo scritto sequestratogli e nel quale leggesi sia l’invito a riprendere il lavoro sia il proposito di sollevarsi in caso di mancata soddisfazione con l’avvertenza che sarebbero stati protetti dalla camera sindacale e dai suoi delegati. Il decreto di espulsione dalla Francia, del quale allegasi copia, è datato 14 Novembre u.s. e sarebbe, quindi, in effetti, anteriore all’epoca dello sciopero, così com’è stata da lui indicata e, comunque, se la sua espulsione, che non risulta dovuta a condanna, sia stata invece motivata dalla considerazione che la presenza dello Zambonelli era determinata da attività nociva alla sicurezza pubblica. Lo Zambonelli è stato fatto qui tradurre, e nuovamente interrogato ha confermato la dichiarazione resa a Domodossola, aggiungendo che in Francia è stato estraneo ad ogni attività politica e di non essere stato mai tesserato da alcun partito. Da quattordici anni risiedeva a Troyes, con la famiglia composta della madre Giroletti Rosa, di cinque fratelli, tutti operai, e di due sorelle, una di 10 anni e l’altra a nome Angelica, coniugata col connazionale Sporchia Michele. A Troyes, lo Zambonelli ebbe occasione, a suo dire, di conoscere diversi connazionali iscritti al partito comunista dei quali non ricorda il nome, né si è dichiarato in grado di fornire utili notizie circa la loro particolare attività sovversiva. Ha asserito che circa dieci italiani di Troyes sono partiti per la Spagna per combattere con le Milizie governative, uno dei quali a nome Mario è morto in seguito a ferite riportate. Interrogato insistentemente allo scopo di ottenere i nominativi dei connazionali che maggiormente si erano fatti notare per la loro attività sovversiva in odio al Regime Fascista, ha dichiarato di conoscerli di vista, ricordando solamente certo Riva Carlo, di anni 53 circa, originario da Luino, che per tanto tempo frequentò la sua casa e che egli giudicava un fervente comunista perché tesserato. Notizie, queste, così frammentarie che il Funzionario interrogante non ritenne fissare a verbale. Il Funzionario ha ricevuta l’impressione che lo Zambonelli sia dotato di limitata cultura e pur essendo vissuto in ambienti avvelenati da teorie utopistiche ed a stretto contatto con elementi sovversivi, non doversi giudicare socialmente pericoloso, giudizio, questo, che non infirma le eventuali altre risultanze che potranno essere raccolte dall’autorità Consolare qualora codesto On/le Ministero lo ritenesse utile. Va rilevato che lo Zambonelli è di salute cagionevole perché probabilmente affetto da tubercolosi, ciò che lo Zambonelli non ha escluso. Egli asserisce altresì, di non avere adempiuto agli obblighi di leva e non essersi presentato alle Autorità Consolari per la regolarizzazione della sua posizione militare. (..)”. Il console italiano di Reims, sollecitato dal Cpc ad assumere informazioni su di lui, nel maggio 1937 comunica che “Lo Zambonelli Mario è stato espulso per contrabbando di tabacchi, però avrebbe anche capeggiato lo sciopero degli Stabilimenti Gillier, esercitando pressioni e minacce verso gli operai che non avrebbero voluto aderire allo sciopero stesso. Lo Zambonelli avrebbe inoltre rivestito la qualità di delegato della Confederazione generale del lavoro. la madre del predetto, risposatasi dopo il decesso del primo marito abita a Troyes, rue du Bas-Trèvois 13 bis. I familiari dello Zambonelli avrebbero ricorso all’appoggio del Sindaco di Troyes, comunista e avvocato di processione onde poter ottenere dalle locali autorità che il Mario possa rientrare in Francia anche provvisoriamente per contrarre matrimonio. Mi è stato inoltre affermato – e ciò riferisco sotto tutte le riserve – che lo Zambonelli Mario cercherebbe di ottenere dal distretto Militare di Mantova, ove presta servizio Militare nel regno, una licenza assai lunga per recarsi a Troyes e che sarebbe difficile, ottenuta tale licenza, il suo ritorno nel regno per ripresentarsi al suo Corpo. La Sala Bettina dimora anche essa a Troyes ed è sconosciuta a questo R. Ufficio, mentre il Riva Carlo che risulta a questo R. Consolato, essere figlio di Battista e di Rodari Maria ed essere nato a Leggiuno il 1.3.1897, faceva parte del noto Comitato di difesa delle vittime del fascismo, a Troyes ove risulta deceduto il 12 dicembre 1931”. Il 3.2.1937 viene arruolato dal Consiglio di leva di Bergamo. Nell’agosto 1937 gli viene concessa una licenza di 5 giorni per potersi recare a Nembro, dove può incontrare la madre, giunta appositamente dalla Francia per rivederlo. Nel fascicolo è presente una sua fotografia in doppia posa, scattata dalla polizia fascista il 27.1.1937. (G. Mangini)