Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Nembro (Bg) il 27.7.1904, antifascista, manovale, ha un fratello, Giulio (n. 1914, nel 1936 risulta essere operaio disoccupato, vive con i genitori in una casa d’affitto). Il 26.6.1923 la Prefettura di Bergamo lo assolve per insufficienza di prove dall’accusa di oltraggio. Nel gennaio 1926 emigra in Lussemburgo con regolare passaporto, recandosi a Rodange presso Moretti in Brunnerstrasse 13, poi in Francia, dove lavora a Réhon presso le officine metallurgiche ‘Providence’ e risiede a Saulnes presso il Café de la Poste. Da Saulnes il 16.9.1929 il capo gruppo fascista locale Paolo Zamagni scrive al segretario del fascio di Longwy informandolo del fatto che pochi giorni prima, il 5.9.1929, in occasione del rientro dei bambini italiani dalle colonie marine, Zanchi “nelle ore del pomeriggio trovandosi nel caffè della Posta di Saulnes rivolgeva parole offensive al regime, al fascismo, alla divisa che i piccoli balilla indossavano inneggiando il nome di Lenin. Quindi necessiterebbe porre provvedimento contro questo microbo infetto che tenta di sconvolgere la fede dei nuovi balilla venuti dall’Italia pieni di entusiasmo”. Il segretario del fascio di Longwy, G. Sacchetto, ricevuta la lettera di Zamagni, il 23.9.1929 scrive al comm. Piero Parini a Roma, chiedendo di prendere misure coercitive contro Zanchi, definito “accanito sovversivo molestatore e denigratore del Regime”, suggerendo di trattenerlo in Italia. Quest’ultima indicazione si spiega con il fatto che proprio in quei giorni Zanchi si trova a Nembro con un permesso di 40 giorni, dal 17.9 al 25.10.1929, quando però rientra in Francia, prima che ci fosse il tempo per un eventuale intervento ai sui danni. Il 28.1.1930 il fascista Zamagni, dopo essere riuscito a procurarsi una fotografia di Zanchi, presente nel fascicolo, da Saulnes la spedisce al comune di Nembro che a sua volta la trasmette alla Questura di Bergamo. Un’informativa dell’ottobre 1930 che proviene da Longwy riferisce che Zanchi frequenta “il noto dirigente comunista Benettaso”. Inserito in RF. Secondo un’informativa dell’1.5.1933 del consolato di Nancy al Cpc e da questo trasmessa il 18.5.1933 alla Prefettura di Bergamo, Zanchi “negli anni antecedenti al 1929 frequentava qualche elemento antifascista, ma non ha mai partecipato a nessuna azione delittuosa. In questi ultimi anni ha mostrato simpatia verso le nostre organizzazioni e si vuole che questo ravvedimento sia stato in parte provocato dalla notizia avuta dai famigliari che i carabinieri del paese avevano assunte informazioni sul suo conto”. L’1.2.1935 il Cpc, per il periodico aggiornamento dello schedario dei sovversivi, scrive al Consolato di Nancy e al prefetto di Bergamo chiedendo informazioni recenti su Zanchi. Il Consolato di Nancy risponde il 3.6.1935 comunicando che Zanchi risiede a Lexy Côte de Cons la Granville presso Salvi e non sembra manifestare posizioni antifasciste. Nel marzo 1938 viene segnalato come iscritto all’Upi. Nell’ottobre 1938 rientra in Italia e si trasferisce a Borgo Sotto di Montichiari (Bs) dove lavora in una panetteria gestita dal cognato. In seguito al suo rientro definitivo, viene disposta la revoca della sua iscrizione in RF. Zanchi ritorna poi ancora una volta in Francia, ma nel fascicolo non ci sono documenti che indichino quando e perché. Di fatto, nell’ottobre 1940 rientra definitivamente dalla Francia ma è senza documenti e per questo viene fermato alla frontiera di Bardonecchia. Il commissario di Ps di confine per telegramma chiede conferma della sua identità e informazioni sul suo conto, ottenute le quali con foglio di via obbligatorio lo indirizza a Nembro. Interrogato dal podestà della città di confine, dichiara che intende trasferirsi in provincia di Brescia per raggiungere la moglie. In effetti, dopo essersi presentato al podestà di Nembro si trasferisce a Montichiari (Bs) dove vivono la moglie Iseni e il figlio Remo e dove si impiega presso la panetteria del cognato. Il 4.12.1940 viene definitivamente disposta la revoca della sua iscrizione in RF ‘per cessati motivi’. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia. Cpc, b. 5513, fasc. 036882, 1929-1940. (G. Mangini)