Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Bergamo il 24.8.1911. Nel 1931 si allontana dalla casa paterna di via Sant’Alessandro 36 per stabilirsi in via Sant’Orsola insieme ad una donna, con la quale convive fino alla sua chiamata alle armi del 18.3.1932. É dattilografo dell’ufficio personale del Comando della Divisione di Cuneo. Nel novembre 1932 torna a Bergamo in licenza e non trova più l’amante, allontanatasi con tutto il mobilio. Congedato il 5.9.1933, il giorno dopo trova lavoro a Voghera (Pv) presso l’impresa edile di Oreste Maretti, nel cantiere che l’impresa ha allestito a Sambuco in valle Stura (Cn). Il 21.9.1933 emigra clandestinamente in Francia alla ricerca di lavoro. Data la sua funzione di impiegato nel comando militare presso il quale ha svolto il servizio militare, è in possesso di informazioni riservate sui movimenti delle truppe francesi di cui le autorità militari italiane erano venute in possesso. Comunicando tali informazioni alla polizia francese, Zanchi riesce a ottenerne un compenso dopo che, portato a Grenoble, i francesi hanno potuto verificare la sua attendibilità. Nell’ottobre 1933 viene segnalato al R. Consolato Generale d’Italia di Marsiglia da una spia fascista, Ettore Lo Bianco (di Domenico e Orsola Dottorini, n. Napoli l’11.2.1903 e residente a Montpellier), più volte confidente del vice-console di Sète (Hérault, Occitania). Questi, accattivatosi le simpatie del giovane bergamasco, lo induce a confidarsi con lui e Zanchi ingenuamente lo informa dei propri traffici con la polizia francese e gli confida anche di essere intenzionato, autodefinitosi anarchico, a mettersi in contatto con l’ambiente degli antifascisti italiani nella Francia meridionale. Lo Bianco gli promette, rientrando insieme in Italia, di accompagnarlo a Ventimiglia per procurargli un appuntamento con un importante esponente antifascista e Zanchi accetta. Si tratta in realtà di una trappola organizzata da Lo Bianco con l’Ufficio di Ps del Confine di Ventimiglia, che lo ferma appena messo piede in Italia, denunciandolo per spionaggio militare alla Sezione Statistica del Comando del Corpo di Stato Maggiore di Torino al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato. Nel verbale del suo interrogatorio, Zanchi dice di essersi recato in Francia “per cercare un certo Giovanni Levet proprietario di un caffè a Nimes, boulevard Amiral Courbet. Detto Levet è sconosciuto siccome è tenente al Comando della Divisione di Cuneo come un fuoruscito antifascista attivo. Per questo io sono venuto in cerca di lui perché sono antifascista e anarchico e voglio da più anni lavorare e agire per liberare l’Italia da ogni egoismo e da tutti i parassiti e per darle la vera e perenne libertà”. Nella stessa deposizione fornisce il nome della francese Denise Devaille residente in rue Louis Blanc 10 a Cannes, che il 31.13.1932 a Limone Piemonte lui avrebbe messa sull’avviso del pericolo che correva di essere arrestata come sospetta di spionaggio ai danni dell’Italia. Con sentenza 13.7.1934 Zanchi viene condannato a 15 anni di reclusione, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e alla libertà vigilata. Il 27.9.1934 scrive una lettera a Mussolini per ottenere la grazia, senza risultati. Copia del testo della lettera è conservata nel fascicolo. Nell’aprile 1936 chiede di intrattenere corrispondenza epistolare con lo zio Vincenzo Zanchi di Nese per Olera. Scarcerato il 4.8.1939 dal carcere di Civitavecchia con la condizionale, si stabilisce a Bergamo, dove lavora come commesso della ditta di tessuti Giovannelli di via XXVIII ottobre n. 23 e vive presso la famiglia Crivellari (Bergamo, via Adda 1). Con la condizione di libero vigilato, viene richiamato alle armi, il 27.5.1940 è assegnato al Deposito del 77° Reggimento Fanteria di Chiari (Caserma Principe Eugenio di Savoia - piazza Umberto I°). Il 30.5.1940 parte da Chiari (Bs) diretto a Derna (Libia, Africa settentrionale) quale soldato nel battaglione di nuova formazione del 141° Reggimento Fanteria. (G. Mangini)