Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Zogno (Bg) il 28.10.1883. Con la famiglia si trasferisce a Lugano senza far ritorno a Zogno. Chiamato alla leva militare nel 1903, viene dichiarato renitente ma il provvedimento viene revocato il 25.6.1903 perché si arruola presso il Consolato italiano di Bellinzona, dove viene assegnato alla 3a categoria quale figlio unico di madre vedova. Si sposa a Campione d’Italia il 19.10.1903 con Maria Elvezia Fossati. Nel 1916 viene dichiarato disertore per non aver risposto alla chiamata alle armi. Il 30.7.1917 diviene cittadino svizzero con moglie e figli. Per risolvere sul piano giudiziario la sua condizione di disertore, in seguito all’amnistia concessa con Regio Decreto n. 1502 del 2.9.1919 Zanetti si costituisce presso il Consolato Generale italiano di Lugano il 17.5.1920 e, con sentenza del Tribunale Militare Territoriale di Milano del 24.9.1920, viene formalmente ammesso al beneficio dell’amnistia. Il provvedimento, però, non viene recepito sul piano formale anche dalla RF, sulla quale, accanto al suo nome, c’è l’indicazione relativa al suo respingimento quale disertore. Infatti, con una disposizione del gennaio 1923 del Ministero dell’Interno, viene inibito l’ingresso in Italia ai disertori di guerra anche se amnistiati. Per poter entrare in Italia, pertanto, Zanetti e la sua famiglia hanno bisogno di un salvacondotto rilasciato, volta per volta, dal Consolato italiano. E quello che accade il 14.10.1934 quando l’ufficio di Ps di Ponte Chiasso lo lascia passare ma segnala il suo ingresso in Italia con la moglie e la figlia Silvia e, nella circostanza, Zanetti dichiara di recarsi a Bergamo in via Quarenghi presso Carlo Zanchi. Il Ministero dell’Interno il 17.10.1934 ne informa la Prefettura di Bergamo e chiede di tenerlo sotto controllo. Zanetti si reca da Bergamo a Gallarate (Va) il 19.10.1934 per fare visita a Teodolinda Zanchi, per poi rientrare in Svizzera, a Russo, presso Lugano, dove lavora come impresario. La stessa situazione si ripresenta nel novembre 1934, quando Zanetti si reca a Genova il giorno 5 e rientra in Svizzera il giorno 9: nella circostanza viene segnalato per ‘rintraccio e vigilanza’. La stessa situazione si verifica anche nell’agosto 1935. Il 25.4.1936 il brigadiere di Ps Tito Calanca, dopo aver assunto informazioni presso lo stesso Carlo Zanchi, informa la Questura che questi abita in via Quarenghi 12, che conosce Zanetti da molto tempo per via di legami di parentela, che lo ha sempre conosciuto con il nome di Edoardo e che Zanetti abita a Lugano in via Ricovero 18. Sul certificato di nascita, emesso dal comune di Zogno il 23.6.1936, figurano i nomi di Antonio Giuseppe ma non quello di Edoardo, come invece risulta in gran parte della documentazione che lo riguarda. Nel giugno 1938 Zanetti si rivolge al Consolato italiano di Lugano e questo a sua volta al Ministero dell’Interno per ottenere la revoca dell’iscrizione in RF avendo necessità di recarsi in Italia per evitare ogni volta i complessi passaggi formali dei singoli permessi. Il Consolato sostiene la domanda di Zanetti, scrivendo che, “poiché le informazioni sul suo attuale comportamento politico sono buone e sembra anzi trattarsi di persona ravvedutasi dalla sua colpa e che tuttora conserva verso la sua patria di origine i dovuti sentimenti, gradirei conoscere se, in considerazione di quanto fatto in casi analoghi, per altri disertori naturalizzati, e da ultimo per il Giamberini Pietro, lo si possa far cancellare dalla R. di F. ed autorizzarlo a recarsi nel Regno”. Un telegramma del 5.11.1939 spedito dal Ministero dell’Interno alla Questura di Bergamo informa che l’iscrizione di Zanetti in RF viene revocata, avvertendo però che sul suo passaporto compare il nome di Edoardo ma non quello di Antonio Giuseppe. Tuttavia, il 15.9.1936 il Ministero dell’Interno, direzione AGR Sezione III scrive al prefetto di Bergamo che Zanetti si chiama effettivamente anche Edoardo. Il 28.12.1939 i Cc di Zogno, su richiesta della questura di Bergamo, riassumono le informazioni in loro possesso su Zanetti: vive a Lugano, non è iscritto al Pnf e nemmeno ai sindacati fascisti, è considerato perciò politicamente sospetto, per la sua diserzione alla chiamata alle armi del 1916 non risulta pendente nessun procedimento in tal senso nei suoi confronti, non si ritiene opportuno radiarlo. (G. Mangini)