Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Lovere (Bg) il 30.5.1907, operaio, antifascista. Nel 1929 emigra in Francia per lavoro con regolare passaporto e si stabilisce ad Argenteuil (Val-d'Oise, Île-de-France), presso Rigamonti, proprietario di una trattoria con alloggio. L’11.5.1933, al rientro in Italia, al confine franco-italiano viene fermato dal Commissariato di Ps di Bardonecchia perché trovato in possesso di 7 cartucce a palla da fucile francese, di una tessera del Soccorso Rosso Internazionale del 1930 e di un esemplare di un almanacco antifascista del 1930. Interrogato in proposito, Lorandi dichiara di aver trovato casualmente le cartucce sul luogo di lavoro e che, dopo qualche mese dal suo arrivo, i materiali antifascisti era stato costretto ad acquistarli per 12 franchi da operai a lui sconosciuti, per evitare violenze e mantenere il lavoro. Il 19.5.1933 la Questura di Bergamo si rivolge al podestà di Lovere per convocare Lorandi. Interrogato in Questura, Lorandi ribadisce quanto già dichiarato a Bardonecchia e, per accreditare la propria sincerità e la sua estraneità all’attività antifascista, aggiunge che dopo il 1930 non solo non ha più rinnovato il tesseramento del Soccorso Rosso Internazionale ma non si è nemmeno curato di distruggere la tessera del 1930 prima di rientrare in Italia. Il 28.5.1933 la Prefettura di Bergamo scrive al Cpc per ricostruire l’intera vicenda, ritenendo veritiere le dichiarazioni di Lorandi. Il Cpc il 2.8.1933 riferisce un’informativa dell’Ambasciata italiana a Parigi, secondo la quale Lorandi nella capitale francese frequentava locali di ritrovo degli antifascisti, senza però svolgere alcuna attività politica. Per questo il Ministero dell’Interno raccomanda di mantenere l’attività di vigilanza nei suoi confronti. Il 18.11.1934 i Cc di Lovere informano la Questura di Bergamo che dopo il suo rientro dalla Francia Lorandi, pur non essendo iscritto al Pnf, si mostra ossequiente alle direttive del regime fascista e partecipa alle manifestazioni patriottiche. Fa parte di una famiglia di buone condizioni economiche, con il padre impiegato di banca e proprietario di una casa di tre piani, dove vive anche con la matrigna e 4 fratelli. I Cc esprimono parere favorevole alla radiazione, che però non viene concessa. Gli stessi Cc di Lovere il 24.10.1936 si rivolgono ancora alla Questura, rilevando la buona condotta di Lorandi, che lavora come operaio scalpellino allo stabilimento Ilva, abita in via Aphel e non ha contatti con ‘sovversivi’ locali, per questo propongono di nuovo la radiazione dallo schedario dei sovversivi. Neanche in questa circostanza la proposta dei Cc viene accolta. In seguito Lorandi si sposa, va a risiedere in vicolo Santa Chiara 5 a Lovere e continua a lavorare presso lo stabilimento industriale dell’Ilva. Il 30.9.1939 i Cc di Clusone a loro volta propongono alla Questura la radiazione, concessa il 29.12.1939. (G. Mangini, R. Vittori)