Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Cerete (Bg) il 4.2.1911, contadino, antifascista, comunista poi socialista, senza precedenti penali, alto m. 1,63. Ha due fratelli, Giacomo Giovanni Maria e Antonio Giosuè, e una sorella, Maria. La famiglia Marinoni a Cerete possiede circa 30 pertiche di terreno e una casa di sei vani. Il 2.7.1930 Marinoni ottiene dalla Questura di Bergamo il passaporto valido per un anno e, una settimana dopo, il 9.7.1930, parte per la Francia. Si stabilisce nei pressi di Parigi, nel dipartimento della Marna, regione Île-de-France, prima a Vitry-sur-Seine, dove lavora alla pulizia dei binari della ferrovia, poi a Ivry-sur-Seine, dove lavora come muratore. Qualche mese dopo è a Parigi, dove lavora come muratore gessista. Nello stesso 1930 aderisce al Partito comunista e si iscrive alla Cgt. Dal novembre 1936 si arruola come volontario anti-franchista nella guerra di Spagna. Dopo l’addestramento iniziale a Figueras, raggiunge Albacete per completare l’addestramento nelle Brigate Internazionali, appena costituite. Arruolatosi nel Battaglione 'Garibaldi', combatte subito per la difesa di Madrid, inquadrato nella seconda compagnia, di cui diverrà anche capitano. Dopo aver partecipato alle battaglie nell’area madrilena e dintorni (Casa de Campo, Cerro Rojo, Pozuelo, Majadahonda, Jarama e Guadalajara, dove partecipa alla presa del Palazzo d'Ibarra), combatte poi nell’area aragonese nel contesto della battaglia dell’Ebro. La documentazione conservata nel fascicolo riguarda il periodo 1942-1945, ma è determinata dalle informazioni raccolte dalla polizia fascista sulla partecipazione di Marinoni alla guerra di Spagna, circa la quale si rimanda alle notizie biografiche contenute nel lavoro di Matteo Cefis e alla sintesi biografica disponibile sul sito dell’Aicvas: http://www.antifascistispagna.it/?page_id=758&ricerca=1763.
Marinoni esce dalla Spagna il 20.2.1939. Entra in Francia insieme a moltissimi ex-combattenti antifranchisti e viene subito internato nei campi sub-pirenaici francesi di Argelès-sur-Mer, Gurs, Le Vernet-d’Ariège. Nel gennaio 1942 scrive a suo padre pregandolo di attivarsi presso la Ciaf, la Commissione Italiana di Armistizio con la Francia, per sollecitare la sua liberazione. Il 12.2.1942 il padre scrive questa lettera a Torino, al quartier generale della Ciaf, che ne trasmette copia al Cpc e questo a sua volta alla questura di Bergamo:
“Cerete 12.2.42 XX° - In data 17 gennaio 1942 ho ricevuto lettera da mio figlio che si trova da circa due anni concentrato come prigioniero di guerra in Francia. Essendo state svolte le pratiche per il suo rimpatrio egli mi dice che ben presto spera di essere in Italia e questo suo desiderio ritarda alquanto a realizzarsi, perciò mi prega di rivolgermi a cotesta Commissione del rimpatrio chiedendogli il perché fanno ritardare così l’entrata in patria del figlio. É un povero padre di famiglia che parla di una età di settant’anni. I soli due miei figli potrebbero aiutare papà e mamma mentre invece uno si trova sotto le armi da circa tre anni e l’altro lontano da casa senza alcun profitto. Sono certo dell’interessamento di cotesta Commissione pertanto resto in attesa di cortese risposta e sentitamente ringrazia - Marinoni Bortolo Cerete Alto (Bergamo)”.
In seguito a ciò, il Cpc raccoglie le poche informazioni su Marinoni di cui dispone fino a quel momento e cerca di ottenerne di più precise. Il 30.5.1942 invia infatti la seguente nota, n. 30914/74412, alla Prefettura di Bergamo e al Ministero degli Esteri – Affari Generali IV: “Il nominato in oggetto che è stato internato nel campo di concentramento di Gurs e sarebbe stato nella Spagna repubblicana a combattere con le milizie rosse. Sarebbe entrato in Francia il 10.8.1930 e colà avrebbe risieduto a Vitry sur Seine e lavorato come muratore a Huislits, in rue Molière di Ivry. E’ in possesso di carta d’identità come lavoratore dell’industria n. 33 AA 74027 rilasciato dalla Prefettura di Senna. Ciò premesso si prega di far conoscere tutte le possibili informazioni sul suo conto”. Dalla Francia Marinoni viene rimpatriato il 10.6.1942 in base agli accordi italo-francesi stabiliti dalla ‘Commissione Italiana di Armistizio con la Francia - Organismo di controllo per l’esecuzione articolo XXI Convenzione Armistizio’. A capo dell’Organismo di controllo è Silvio Delich, un giornalista dalmata originario di Zara, nazionalista e poi fascista. Marinoni rientra in Italia il 17.6.1942 da Ponte dell’Unione – Mentone. Il 19.6.1942 è nelle carceri di Ventimiglia, poi di Genova, Milano e infine Bergamo. In tale occasione viene trasmesso alla Questura di Bergamo il suo passaporto, n° 838518 Reg. 7116 che, come ricordato in precedenza, era stato rilasciato il 2.7.1930 dalla Questura di Bergamo. Insieme al passaporto viene trasmesso a Bergamo anche il verbale dell’interrogatorio al quale Marinoni è stato sottoposto alla frontiera, nel quale dichiara di aver partecipato alla guerra di Spagna nelle Brigate Garibaldi dal novembre 1936 al febbraio 1939 e di essere stato ferito al braccio destro nei pressi di Madrid. Il 27.6.1942 viene arrestato nei locali della Questura di Bergamo e il 29.6.1942 associato alle locali carceri a disposizione dell’Ufficio Politico della Questura stessa. Secondo una sua stessa dichiarazione rilasciata il 6.7.1942 nelle carceri di Bergamo, in Francia ha lavorato come muratore e si dilettava di ciclismo. Arruolatosi nei volontari antifranchisti nel novembre 1936, è stato ferito il 5.2.1937 nei pressi di Madrid da una fucilata al braccio destro, riportando una significativa invalidità perché non è più stato in grado di muovere il braccio liberamente. Come suoi compagni nelle milizie repubblicane antifranchiste cita Pietro Troletti (di Cividate Camuno, in provincia di Brescia, 1.10.1900 – 29.12.1969), il sardo Francesco Anelli, il toscano Arturo Conforti (nato a Certaldo in provincia di Firenze il 29.11.1883). Su Conforti si veda il sito http://gestionale.isgrec.it/sito_spagna/ita/all_ita_details.asp?offset=90&id=2481.
Il 13.7.1942 Marinoni viene visitato in carcere dall’ufficiale sanitario, che lo dichiara di sana costituzione fisica e psichica e quindi idoneo al regime del confino politico. Il Ministero dell’Interno già il 21.7.1942 ingiunge alla Questura di Bergamo che Marinoni venga destinato a Ventotene, benché la denuncia formale contro di lui come sovversivo meritevole di essere confinato venga fatta alla Commissione Provinciale solo una settimana dopo, il 28.7.1942, e benché l’udienza presso la stessa Commissione Provinciale si svolga solo dopo un’ulteriore settimana, il 4.8.1942. In tale data, in effetti, la Commissione Provinciale (presieduta dal prefetto e composta dal questore, dal procuratore del Re Sigurani, dal comandante della XIV legione Mvsn Aliati, dal comandante dei Cc capitano Alberto Lanoce e dal segretario federale del Pnf Gino Gallarini) lo condanna a 5 anni di confino. Allo stesso giorno risale anche la foto di Marinoni in triplice posa conservata nel fascicolo e trasmessa in copia al Cpc il successivo 15.9.1942. Davanti alla Commissione Provinciale Marinoni dichiara:
“Ero in Francia a lavorare e per seguire alcuni polacchi, miei compagni di lavoro, nel novembre 1936 mi recai in Spagna e mi arruolai nelle milizie rosse. Dopo la disfatta dei rossi spagnoli, e cioè nel febbraio 1939, ritornai in Francia a fui internato in un campo di concentramento di Vernet perché mi rifiutai di far parte delle compagnie di lavoro quando l’Italia entrò in guerra. Il 9 giugno u.s. sono rimpatriato, proveniente dal predetto campo di concentramento, nel regno”. L’8.8.1942 la direzione delle Carceri Giudiziarie di Bergamo mette Marinoni a disposizione dei Cc per la sua traduzione straordinaria alla colonia di Ventotene: partito da Bergamo il 2.9.1942, giunge a destinazione il 6.9.1942. Il 7.9.1942 il direttore della colonia di Ventotene, Marcello Guida, chiede alla Questura di Bergamo una copia del verbale di arresto di Marinoni, non allegato alla documentazione già trasmessa. La Questura di Bergamo trasmette i documenti richiesti il 15.9.1942 e il 28.9.1942 la direzione della colonia accusa ricevuta dei documenti, ricordando che la detenzione, salvo eventuali interruzioni, terminerà il 26.6.1947. Appena giunto al confino, Marinoni chiede di poter corrispondere con i genitori, con i fratelli Antonio Giosué e Maria, con lo zio paterno e suo omonimo Stefano Marinoni, con il cugino Angelo Cominelli (n. Cerete il 3.1.1903, figlio di un fratello di sua madre, iscritto al Pnf con brevetto della marcia su Roma). L’1.1.1943 il capo delle polizia Senise telegrafa da Roma al prefetto di Bergamo e alla direzione della colonia di Ventotene: “Pregasi riferire se codesta Questura sia in grado esercitare confronto confinato Marinoni Stefano Giovanni di Bortolo rigorosa ininterrotta vigilanza per sventare qualsiasi tentativo fuga trattandosi ex miliziano rosso”. Per effetto di tale indicazione il giorno dopo, il 2.1.1943, temendo un tentativo di fuga il prefetto di Bergamo esprime parere contrario alla richiesta di Marinoni di poter fruire di una breve licenza e recarsi a Cerete per la morte della madre, avvenuta il 10.12.1942, e per le cattive condizioni del padre, ultra-settantenne, malato di broncopolmonite, benché i Cc di Clusone, il 4.1.1943, si esprimano invece a favore del permesso. Marinoni viene prosciolto dal confino in seguito ai fatti del 25.7.1943 e liberato da Ventotene il 10.8.1943. L’11.8.1943 parte da Gaeta con foglio di via obbligatorio per Bergamo, dove giunge il 13.8.1943, si presenta in Questura e riceve il foglio di via obbligatorio per Clusone e per Cerete. La cronologia dei giorni della liberazione di Marinoni dal confino quale emerge dalle carte del fascicolo, presenta alcune incongruenze che vanno rilevate. Dalla ricostruzione dei suoi movimenti dell’agosto 1943 basata sugli atti formali registrati dalla Questura di Bergamo, è certo che Marinoni giunga a casa sua a Cerete nella serata del 13 o, al più tardi, del 14 agosto. Tuttavia, in seguito alla sua cattura nel territorio di Songavazzo (Bg) da parte dei fascisti repubblicani il 20.1.1945 e di cui si dirà più avanti, nell’interrogatorio a cui viene sottoposto è lo stesso Marinoni ad affermare di essere stato liberato da Ventotene solo il 21 agosto e di essere rientrato a Cerete il 23 successivo, posticipando cioè di circa dieci giorni la data del suo rientro dal confino. É possibile che ciò sia avvenuto per sminuire il più possibile, agli occhi dei fascisti, il suo impegno organizzativo e militare degli inizi dell’attività resistenziale nella zona, tentando in tal modo di tutelarsi preventivamente, ridimensionando il proprio ruolo. In ogni caso, i documenti conservati nel fascicolo indicano una cronologia dei suoi movimenti, nei giorni dell’agosto 1943, che differisce in modo significativo da quanto scrive lo studioso Matteo Cefis, che in occasione delle ricerche per la sua tesi di laurea ha potuto intervistare lo stesso Marinoni, ormai anziano. Secondo Cefis, infatti, Marinoni sarebbe stato liberato dopo l’8.9.1943 da Ventotene, lasciando l’isola addirittura a bordo di una barca mandata appositamente da Nenni, con la quale Marinoni avrebbe raggiunto Napoli, da dove avrebbe poi preso il treno per Bergamo in compagnia di un altro miliziano bergamasco, Giacomo Palamini, nativo di Parre e confinato a sua volta a Ventotene. Questa ricostruzione, tuttavia, non è plausibile: gli ultimi confinati di Ventotene, infatti, lasciano l’isola entro la fine di agosto. Inoltre, è lo stesso Cefis che nello stesso lavoro in cui tratta di Marinoni, dedica una breve sintesi biografica anche a Palamini, nella quale scrive che questi viene liberato nell’agosto 1943 e rientra a Bergamo, ma ciò non può essere accaduto due volte, una prima volta ad agosto e una seconda volta a settembre insieme a Marinoni. É certamente plausibile che i due siano rientrati insieme, ma ad agosto, non certo a settembre.
Tra la fine di agosto e gli inizi di settembre 1943 Marinoni è a Cerete. Dopo l’8.9.1943, dopo aver ripreso i contatti con il Pci e con Giovanni Brasi, che sta per diventare il partigiano Montagna, e nelle settimane successive, insieme ad un altro reduce dal confino e nativo di Sovere, Leonardo Giovè, ad alcuni reduci dal fronte russo e ad alcuni operai di Lovere, contribuisce alla costituzione della banda di Lovere che poi diverrà la 53esima Brigata Garibaldi. Il gruppo prepara un colpo di mano all’Ilva di Lovere, sulla quale però Marinoni non è d’accordo, ritenendo insufficiente la preparazione militare del gruppo e pericolosi gli effetti che dall’azione avrebbero potuto derivare. Il 29.11.1943 Marinoni è a Parre, presso l’amico Palamini mentre, proprio quel giorno, agli ordini di Brasi la sua banda partigiana porta il suo attacco a Lovere. Durante l’azione vengono uccisi due esponenti del fascismo locale, Paolo Rosa e Giuseppe Cortesi. La rappresaglia fascista porta alla fucilazione di 13 partigiani, avvenuta a Lovere il 22.12.1943. Marinoni, ricercato dai fascisti, si rifugia in montagna, perde contatti con il partito e con quel che rimane della sua banda partigiana. In cambio di cibo e nascondigli, benché molto debilitato, lavora per i contadini della zona, che di fatto ne garantiscono la sopravvivenza. Il disaccordo con i compagni del gruppo di Brasi è ormai insanabile e Marinoni rimane isolato dai gruppi partigiani attivi nella zona dell’altipiano di Clusone. Qui, nel gennaio 1944, viene raggiunto da uno slavo, un prigioniero di guerra evaso, che nelle carte di polizia viene chiamato Glauco Chisic, con il quale Marinoni viene arrestato il 20.1.1945 dalla Gnr fascista sul Monte Falecchio, sopra Songavazzo (Bg), non lontano da Cerete Alto, il paese di Marinoni. Nel fascicolo è conservato un documento straordinario, una lettera scritta a mano subito dopo l’arresto dei due sbandati, registrata in ingresso in Questura a Bergamo con la data del 25.1.1945 e firmata “I Valliggiani dell’altipiano di Clusone”, presumibilmente diretta al questore di Bergamo, in cui si chiede un trattamento favorevole ai due arrestati:
“Giovedi mattina sono stati catturati in località Falecchio i due fuori legge, Marinoni Giovanni e Glauco questo così nominato da tutta la popolazione, tutti ne sono dispiacentissimi di questa cattura, credevamo che la pulizia ne fosse a conoscensa che questi fossero costì, ma tollerassero dato la loro ottima ottimissima condotta, noi contadini ancora di più perché loro cerano (sic) dappertutto dove mancava la mano d’opera, li abbiamo conosciuti in novembre del quarantatre semimorti di fame vivevano raccogliendo le patatine che i contadini avevano abbandonate su terreno, di modo ché fu necessario salvargli la vita col nostro più sollecito intervento quanto per mangiare come per medicinali, Glauco diceva sempre che amava l’Italia come una sua seconda patria e quando sarebbe stato alla sua guai chi ne avrebbe parlato male, ora chiediamo che siano trattati secondo i loro meriti, e ne siamo sicuri. Ossequiandoli - I Valliggiani dell’altipiano di Clusone”.
Oltre a questa lettera, nel fascicolo è presente anche una nota della Gnr, 612° Comando Provinciale - U.P.I. del 30.1.1945 firmata dal comandante provinciale Ugo Monni e indirizzata all’ingegner Rodolfo Vecchini, prefetto e capo della provincia di Bergamo: “Il giorno 20 gennaio 1945, nella zona di Songavazzo, veniva catturato tale Marinoni Giovanni, meglio in oggetto generalizzato, ricercato perché già confinato politico e sospetto di correità nell’assassinio dei fascisti di Rovetta e di attività partigiana. Sottoposto ad interrogatorio riferiva di essere emigrato in Francia per motivi di lavoro nel 1930 e che nel 1936, trovandosi in Ispagna in qualità di giuocatore di calcio, si arruolava nella brigata internazionale partecipando a tutta la campagna con le truppe rosse. Alla fine del conflitto spagnuolo sconfinava in Francia ove veniva ristretto in un campo di concentramento e nel 1942 domandava di rientrare in Italia. Accolta la sua richiesta rimpatriava e veniva confinato nell’Isola di Ventotene. In conseguenza dei noti fatti del 25 luglio 1943 il successivo 21 agosto veniva liberato e raggiungeva la sua abitazione il 23 dello stesso mese. Nel mese di settembre veniva avvicinato da tale Brasi, capo di una formazione di fuori legge, il quale lo invitava ad occuparsi dell’organizzazione dei giovani sbandati residenti nella zona, consegnandogli la somma di L. 25.000. Qualche tempo dopo, sapendosi ricercato dalla polizia a causa dei suoi precedenti, abbandonava la sua abitazione e, per sottrarsi alla cattura, si recava in campagna abbandonando anche ogni attività politica a causa delle difficoltà a cui andava incontro nell’espletamento dell’incarico ricevuto. Nel gennaio 1944 si univa al prigioniero di guerra evaso Chisic Glauco e rimaneva in compagnia di questi fino al momento dell’arresto, traendo i mezzi necessari alla vita col suo lavoro presso contadini della zona consumando parte della somma ricevuta dal Brasi. Per il periodo della sua permanenza in Italia non è stato possibile che egli si sia reso colpevole di delitti e di attività contrarie alla Repubblica Sociale Italiana, pur rimanendo a suo carico gravi sospetti. In considerazione del passato politico del Marinoni Giovanni che lo fa ritenere elemento pericoloso, e trovandosi lo stesso in condizioni fisiche tali da non poter essere assegnato ad un lavoro pesante, si chiede l’autorizzazione finché il sopradetto sia passato a disposizione delle ‘SS’ per l’invio in un Campo di Concentramento in Germania a scopo punitivo. Attualmente il Marinoni trovasi ristretto presso le carceri giudiziarie”.
In attesa dell’autorizzazione per l’eventuale invio in Germania, Marinoni è lasciato libero di rientrare a casa sua. Pochi giorni dopo, il 7.2.1945 su carta intestata della Prefettura di Bergamo il capo della provincia Vecchini risponde alla Gnr accogliendo la proposta dell’invio in Germania e disponendo di incaricarne la Questura. Pier Luigi Casadei, dal giugno 1944 questore a Bergamo, il 24.2.1945 chiede al comando della Gnr di Clusone di trasferire a Bergamo Marinoni, il quale però, nel frattempo, si è reso irreperibile, tanto che il 12.3.1945 da Bergamo la Questura chiede alla Gnr di Clusone di essere informata con urgenza sulle ricerche. Il giorno dopo, 13.3.1945, la Gnr di Clusone risponde: “Comunico che stamane questo Comando ha provveduto inviare pattuglia per ricerche Marinoni Giovanni di Bortolo cl. 1911 residente Cerete Alto quale risulta fuori paese con il proprio bestiame e non si conosce data suo rientro. F.to Lucardi. tel. Monteverde Ris. Adamo ore 12”. Il tempo del fascismo, però, sta per finire. Una nota riservata del 4.4.1945 dell’Ufficio Politico Investigativo della Gnr del 612° Comando provinciale di Bergamo, firmata dal comandante provinciale colonnello Ugo Monni e inviata alla Questura di Bergamo, riferisce che il distaccamento Gnr di Clusone, smentendo sé stesso sostiene di non aver mai ricevuto alcun ordine riguardo alla cattura e al trasferimento a Bergamo di Marinoni, pur avendo scritto alla Questura di Bergamo il 13.3.1945 di aver "provveduto inviare pattuglia per ricerche Marinoni Giovanni". Per questo, Monni scrive che "nel dubbio che l’ordine cui trattasi sia andato smarrito Vi prego voler disporre perché ne sia inviata copia al su citato Distaccamento dandone comunicazione, per conoscenza, anche a questo Upi". É assai probabile che gli uomini della Gnr di Clusone, agli inizi del mese di aprile del 1945, avessero capito che cosa stava per accadere e non intendessero rischiare alcunché. In ordine cronologico, l’ultimo documento presente nel fascicolo porta la data del 12.8.1947 e riguarda la comunicazione, proveniente dal ‘Ministero dell’Interno - Direzione Generale della P.S. - Divisione S.I.S. - Sezione 1a - in data 12.8.1947 in ottemperanza alla circolare nr. 222/326 del 21 giugno 1947’, che Marinoni viene incluso "colla qualifica di antifascista nell’elenco dei confinati politici durante l’ex regime fascista". Marinoni si allontana dal partito comunista e si avvicina politicamente al Psi. Il 12.1.1946 si sposa a Cerete Alto con Andreina Benedetta Ferri. Dopo un soggiorno di circa 2 anni in Belgio, ritorna definitivamente a Cerete. Per il 40° anniversario della Guerra di Spagna, il 7.11.1976 il Consiglio Regionale della Lombardia gli conferisce la medaglia d'oro. Nel 1986, grazie all’iniziativa di Matteo Cefis, nella sua Cerete Marinoni rivede Giovanni Pesce, che era stato con lui in Spagna nella Brigata Garibaldi e poi a Ventotene. É stato il loro ultimo incontro. Marinoni muore a Cerete il 13.11.2005. Presso l’Isrec di Bergamo è conservata la registrazione di un’intervista a Marinoni realizzata nel 1986 a Cerete da Angelo Bendotti e Piero Bonicelli. (G. Mangini)