Profilo sintetico riassuntivo
Nato il 30.10.1882 a Ponte San Pietro (Bg), dove risiede. Elettricista, ha completato la classe 3a elementare. Il 28.4.1906 si sposa a Ponte San Pietro con Virginia Rosa Finazzi, dalla quale ha 8 figli. Viene arrestato ad Almé (Bg) dai Cc di Ponte San Pietro il 30.4.1930, completamente ubriaco, per aver cantato ‘Bandiera rossa’ in alcuni locali pubblici e, ad un fascista che, per poter far passare un camion, gli chiedeva di spostare il carretto sul quale stava lo stesso Maffeis, questi aveva risposto "Vai a fare in culo te e Mussolini". Il verbale di denuncia dei Cc, del 4.5.1930, è per "offese al capo del governo, art. 9 comma 2 della legge 24.12.1925 n. 2263 e per grida sediziose art.19 vigente legge Ps". Il tenente dei Cc, Amerigo Trapani, motiva la denuncia e la proposta per Maffeis di un provvedimento di polizia osservando che, benché abbia buoni precedenti morali e benché due suoi figli siano iscritti ai Balilla e una figlia nelle Piccole Italiane e abbia dato luogo ai fatti che gli vengono rimproverati "più per incosciente spavalderia che per animo sedizioso e di tale avviso sono anche le autorità politiche di Ponte San Pietro. Ma questo comando nel dubbio, e affinché il provvedimento riesca esemplare e ponga fine alle manifestazioni del genere che in questi ultimi tempi si sono ripetute con impressionante tendenza, ritiene opportuno proporre che nei riguardi del Maffeis venga adottato un severo provvedimento di polizia". La Prefettura di Bergamo lo denuncia alla Commissione Provinciale per il confino di polizia perché "la forma complessa della manifestazione sovversiva (e proprio alla vigilia del 1 Maggio) non si spiega facilmente neanche con lo stato di ebrezza e lascia sospettare tendenze cui non sia estranea l’opera degli aderenti ai disciolti partiti sovversivi". Per parte sua il Cpc, in una nota del 15.5.1930 in risposta all’informativa inviata a Roma l’8.5.1930 dalla Prefettura di Bergamo, prescrive che Maffeis debba essere denunciato alla Commissione Provinciale e condannato a 5 anni. Il 17.5.1930 la Questura, dopo aver riepilogato la vicenda principale, informa la Prefettura dei precedenti di Maffeis, tre piccole condanne dal 1900 al 1910 per resistenza, lesioni e furto semplice, e la sua regolare condotta in seguito; inoltre, pur non essendo mai stato iscritto ad alcun partito né aver mai rivelato avversione al regime, la ‘gravità dei fatti’ induce a proporre alla Commissione Provinciale una grave sanzione che sia di ammonimento anche ad altri. Il 19.5.1930 Maffeis riceve in carcere la notifica che il giorno 26.5.1930 dovrà comparire davanti alla Commissione Provinciale. Il 22.5.1930 il Cpc invia al prefetto di Bergamo un telegramma che corregge quanto richiesto il 15.5.1930, la richiesta è ora quella di condannare Maffeis non più per 5 anni ma per uno solo e, insieme a lui ma per un caso analogo, anche Elio Previtali e Giuseppe Viscardi, il cui fascicolo è assente in ASBg ma presente in Cpc, b. 5438, fasc. 062053, 1930-1935. Su di lui si può vedere 'Antifascisti nel Cpc', vol. 19, p. 105: «Arrestato l’1.5.1930 per canto di Bandiera rossa, confinato (Lipari) per un anno. Liberato condizionalmente nell’ottobre dello stesso anno. Radiato nel 1935»). Il 26.5.1930 Maffeis compare davanti alla Commissione Provinciale (composta dal prefetto Egisto Terzi, presidente; Vincenzo Zampelli, procuratore del re; Giovanni Guarducci, questore; Pietro Testani, tenente colonnello dei Cc; Luigi Zacchini, centurione Mvsn) la quale rileva che, nonostante l’ebbrezza, la circostanza della vicinanza al 1° maggio "sta a denotare la tendenza sovversiva e poteva turbare l’ordine nazionale. Ordina l’assegnazione dl nominato Maffei Angelo al confino di polizia per anni uno". Oltre alla condanna al confino, il 31.5.1930 Maffeis viene giudicato anche dal Tribunale ordinario per le imputazioni di offese a Mussolini e manifestazione sediziosa, per le quali viene condannato, con l’attenuante dell’ubriachezza totale volontaria, a 35 giorni di reclusione e a £ 120 di multa. Tuttavia, la Prefettura di Bergamo già il 28.5.1930 aveva indirizzato al Cpc la proposta di mantenere la condanna sul piano formale ma di rimettere in libertà Maffeis con la condizionale, proposta accolta con un telegramma del 4.6.1930, rendendo superfluo il ricorso in appello della moglie del 13.6.1930 contro la condanna al confino. Al 10.6.1930 risale il ‘Cartellino segnaletico’ di Maffeis, predisposto dal Ministero dell’Interno – Direzione Generale di Pubblica Sicurezza – Scuola di polizia – Servizio centrale di segnalamento e identificazione, anche se la compilazione sembra avvenuta a Bergamo. Il 18.6.1930 il Cpc scrive alla Prefettura di Bergamo che Maffeis, assegnato al confino, è stato liberato con la condizionale ‘da Sua Eccellenza il Capo del Governo’, se ne chiedono informazioni in quanto non risultano precedenti nel Cpc. Il 14.9.1932 i Cc di Bergamo informano la Questura che Maffeis, per quanto abbia modificato il suo atteggiamento nei confronti del fascismo, è sempre dedito all’alcolismo e ritenuto capace di abbandonarsi a ‘manifestazioni sovversive’ quando è ubriaco, pertanto sono contrari alla sua partecipazione all’adunata dei bersaglieri che deve aver luogo a Roma il 18.9.1932. Un anno dopo circa, il 20.9.1933, il prefetto di Bergamo propone al Cpc la radiazione di Maffeis dallo schedario dei sovversivi perché ha tenuto regolare condotta, non ha mai professato tendenze sovversive e fatto il imputatogli fu commesso in stato ‘di piena incoscienza’. La risposta favorevole è del 5.10.1933. Nonostante la radiazione, non sono finiti i problemi determinati dall’alcoolismo di Maffeis. Il 12.12.1938, alle 17.30 sul tram n. 8 in partenza da Bergamo per Ponte San Pietro è presente Maffeis che, completamente ubriaco, si rivolge ad un sacerdote dicendo parole che, nelle 3 versioni riportate nei documenti conservati nel fascicolo relativi a questa vicenda, si possono configurare come antifascisti. La prima versione è quella contenuta nel rapporto del 14.12.1938 inviato dall’Ufficio Politico Investigativo della 14a legione Mvsn di Bergamo alla Questura locale e per conoscenza al segretario federale fascista, al comando generale Mvsn di Roma e al comando della II zona delle Camicie nere – Ufficio politico di Milano. Nel rapporto si riferisce che Maffeis, durante il percorso, si rivolge al sacerdote dicendo «Neh, reverendo, io ho cinque figli e tutti sono iscritti all’Azione Cattolica ma non li iscriverò mai negli avanguardisti. Quelli sono vigliacchi, lazzaroni, farabutti. Sono della brutta gente». Inoltre, continua il rapporto, "il sacerdote si avvide che li presso vi era qualcuno che prestava attenzione e cercò di far desistere il Maffei uscendo in altre frasi e sperando di farlo sviare. Il Maffei non capì e continuò a lanciare invettive di ogni genere tanto che la C.N. Rampinelli Guido fu Emilio residente a Ponte S. Pietro in via Vitali 3, che aveva ascoltato quanto era oggetto di insulto alle istituzioni da parte del Maffei, ritenne doveroso farlo tacere somministrandogli qualche schiaffo". Con la stessa data del 14.12.1938 è la dichiarazione rilasciata dalla camicia nera Guido Rampinelli (fu Emilio, n. 1912 a Bergamo e residente a Ponte San Pietro), presente sul tram per Ponte San Pietro insieme ad un altro fascista, Giovanni Battaglia residente alla Dorotina di Curdomo (Bg) nel momento in cui Maffeis pronuncia le parole incriminate. Il fascista Battaglia, sentiti i discorsi di Maffeis, invita Rampinelli a intervenire ma Maffeis, per nulla intimorito, continua ubriaco a pronunciare "epiteti ingiuriosi all’indirizzo degli avanguardisti. Parlò persino del giornale cattolico «L’Eco di Bergamo» dicendo che era il miglior giornale e che per questo gli facevano la guerra". Alla domanda se avesse o meno colpito Maffeis, Rampinelli risponde che "effettivamente non giunsi a colpirlo con il pugno perché si intromisero parecchie persone, ma feci l’atto e minacciai di picchiarlo realmente se non avesse taciuto. Giunto a Ponte San Pietro, io avrei voluto fermare il Maffeis e dargli una buona lezione; il personale tramviario ed alcuni viaggiatori mi pregarono di compatirlo dato il suo stato di incoscienza perché ubriaco fradicio, e così mi limitai a fare regolare rapporto". Due giorni dopo, il 16.12.1938, in Questura viene sentito lo stesso Maffeis, il quale fornisce una diversa versione dei fatti, smentendo di aver detto al sacerdote presente la frase incriminata, "né avrei potuto farlo perché i miei sette figli viventi sono tutti iscritti alla Mvsn oppure alle organizzazioni giovanili del Partito. I due più piccoli frequentano l’Oratorio di Ponte S. Pietro e sono di conseguenza iscritti all’Azione Cattolica. Chi ha udito e riferito il discorso, ha certamente sentito male; come non potevo dire di avere cinque figli, avendone fatti otto, così è stato frainteso il rimanente discorso". Ammette infine di eccedere qualche volta nel bere e che gli capita di parlare a sproposito. Al termine della sua dichiarazione viene diffidato. Muore in seguito ad investimento automobilistico avvenuto il 26.8.1939 a Capriate San Gervasio (Bg). Radiato nel 1939. Nel fascicolo è contenuta una sua fotografia in due copie insieme alle impronte digitali. Cpc, b. 2910, 1930-1933. (G. Mangini, R. Vittori)