Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Clusone (Bg) il 21.11.1893, residente a Nossa, manovale e bracciante. Ha partecipato alla prima guerra mondiale, riportando ferite per le quali percepisce una pensione di guerra. Sposato con Giovannina Trivella, ha un figlio di nome Francesco. Il 22.5.1923 il pretore di Clusone lo condanna a 10 giorni di reclusione semplice per lesioni e ingiurie a danno di Virginia Avogadri del 16.4.1923. Emigra in Francia il 13.2.1930, è minatore presso le miniere del (Tap?) e vive a Homécourt (Meurthe-et-Moselle) presso il caffè Primo, in seguito si trasferisce a Bondy (Parigi), alloggia presso Rubuzzi e lavora come manovale alle dipendenze di un certo Vandeval. Rientra in Italia il 23.6.1932. Nel pomeriggio della domenica 7.8.1932 Imberti e Giovanni Bettineschi, residente a Clusone, a sua volta rientrato dalla Francia, entrambi disoccupati, si trovano in un locale pubblico di Nossa, l’Osteria del Centralino, a giocare a carte con Gregorio Trivella, suocero di Imberti residente a Gromo, e con Giovanni Carobbio, operaio tessile, di Nossa. Nel tavolo accanto siedono gli operai Guido Bassanelli e Francesco Gelmi dello stabilimento De Angeli Frua, entrambi di Nossa ed entrambi iscritti al fascio e militi della Mvsn. Dopo aver bevuto parecchio vino, Imberti e Bettineschi cominciano a parlare di politica e dicono “Viva la guerra, abbasso l’Italia e chi la comanda, viva la massoneria francese, andrò in Francia ad associarmi a quella massoneria”. I due ubriachi si portano in un altro locale nella località di Ponte Selva, da dove pure vengono allontanati per le stesse ragioni. Il giorno dopo vengono fermati perché i due operai fascisti seduti nel tavolo accanto al loro, nel frattempo ne hanno denunciato il comportamento alle autorità politiche locali, cioè il podestà di Nossa, ragionier Felice Ravasio, e il segretario politico fascista Battista Bassanelli, che a loro volta ne informano i Cc, che rintracciano i due e li arrestano. L’11.8.1932 il segretario politico della Federazione Provinciale fascista di Bergamo, Giuseppe Beratto, invia al prefetto una lettera di denuncia nei confronti dei due arrestati, osservando tra l’altro che “le informazioni assunte da questa Federazione sulla condotta morale e politica dei due facinorosi sono tutt’altro che lusinghiere. Di sentimenti notoriamente sovversivi, sono entrambi reduci dalla Francia. Risulta anche che l’Imberti fu rimpatriato d’autorità perché sprovvisto di passaporto che egli dichiara di aver smarrito, ma che si ha ragione di ritenere sia stato dallo stesso venduto ai fuorusciti”. Il 25.8.1932 i due vengono tradotti nelle carceri giudiziarie di Bergamo a disposizione della questura e lo stesso giorno vengono diffidati. Radiato nell’ottobre 1939. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia in triplice posa. Secondo le informazioni contenute nel suo fascicolo al Cpc, nel corso degli anni Trenta si trasferisce a Massa Carrara. Cpc, b. 2629, 1932-1939. (G. Mangini)