Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Vall’Alta di Albino (Bg) il 17.11.1903, muratore, antifascista. Sulla copertina del fascicolo compare il cognome 'Ippelati' perché questo è il modo con cui suo padre Bernardo si firma, ma all'anagrafe del comune di Vall'Alta di Albino (Bg) il suo cognome e quello dei suoi fratelli è registrato come 'Ipelasi'. Il 2.6.1929 si reca all’estero per la prima volta per un mese, a Faido, in Svizzera. Ritorna in Svizzera, a Bellinzona, nell’estate 1930, dove rimane circa 7 mesi lavorando come manovale per la ditta italiana Antonini. Come lui stesso ricostruisce in un interrogatorio avvenuto il 7.12.1933 nelle carceri giudiziarie di Bergamo, “verso la fine del 1931 ritornai ad Albino donde ripartii, trascorsi alcuni giorni, facendo ritorno a Bellinzona, ove mi trattenni circa 8 mesi. Rientrai in Italia verso la fine del 1932 e mi recai a Como presso un mio amico, certo Dell’Anna Domenico che avevo conosciuto a Bellinzona perché lavorava assieme a me. Costui in atto è arruolato nella Legione straniera. Venni espulso la prima volta dalla Svizzera e precisamente da Bellinzona, nel mese di luglio del decorso anno 1932 unitamente ai fratelli Guglielmo e Domenico Dell’Anna e a certo Migliavacca Gaspare, perché sospettati di avere svolta propaganda antifascista. Io ero amico dei fratelli Dell’Anna, ma conoscevo soltanto di vista il Migliavacca. Nego di avere svolta assieme ai suddetti propaganda antifascista. In seguito all’espulsione venni accompagnato alla frontiera francese ma trascorsi pochi mesi tornai nuovamente in Isvizzera. In tale occasione conobbi a Basilea il Trombetti Mario assieme al quale un giorno mi recai dal Console italiano per ottenere un sussidio, in conseguenza di ciò fummo entrambi fermati ed accompagnati alla frontiera francese. Trascorsi alcuni giorni rientrai nuovamente in Isvizzera, ma venni ancora fermato e accompagnato alla frontiera, cosa questa che si è ripetuta per diverse volte finché nel mese di agosto corrente anno venni arrestato a Basilea per infrazione al decreto di espulsione e condannato a mesi tre di carcere; scontata la pena sono stato accompagnato alla frontiera di Chiasso e consegnato alle autorità italiane. Non sono stato mai espulso dalla Francia”.
Nel febbraio 1932 si trova in Francia, nella cittadina alsaziana di Huningen dove, secondo fonti fiduciarie del Cpc, muovendosi tra Francia, Svizzera e Italia si dedicherebbe al contrabbando di materiale di propaganda antifascista insieme ai fratelli Dell’Anna e al comunista Gaspare Migliavacca, di Dionigi, inoltrando tale materiale in Italia dal confine svizzero. Il 18.9.1932 è inserito in RF con il n° 01392 con l’indicazione “vigilare e perquisire”. Nel novembre 1932, secondo una spia fascista della polizia italiana, Ippelati risulta risiedere a Basilea, Webergasse 10, presso la famiglia Barranco – Cecchini. Nell’ottobre 1932, insieme a Mario Trombetti si presenta più volte al consolato italiano di Basilea per ottenere un sussidio, giustificando la sua richiesta con un certificato medico da cui risulta essere affetto da un’infezione ad una mano guaribile in tre settimane. Nella sua relazione del 21.10.1932 al Cpc (e da questo, il 3.12.1932, al prefetto di Bergamo), il console scrive:
“Ambedue erano già stati sussidiati in passato da questo R. Ufficio. Al primo fu offerto qualche franco di sussidio che egli rifiutò con male parole e minacce, pretendendo almeno 20 fr. Detto Trombetti fu visto aggirarsi la domenica sotto la mia abitazione e il lunedì scorso nei pressi della medesima. Per tre giorni consecutivi inoltre il Trombetti si fece trovare a mezzogiorno alla porta del Consolato ripetendo le sue minacce, essendo stato costretto a negargli l’ingresso nel R. Ufficio. Questa mattina, accompagnato dall’Ippelati si poneva davanti alla mi automobile verso le 12 e ½ e dopo essere stato per due volte allontanato dal poliziotto di guardia e asserendo che aveva dei conti da regolare col Console. Ho dovuto quindi chiamare i detectives e fare arrestare i suddetti due individui. Credo si tratti di individui espressamente incaricati dal Partito comunista di farsi arrestare per dare u pretesto alla stampa sovversiva di parlare dell’incidente e preparare qualche contromanifestazione pel 28 ottobre. Perciò ho agito con la massima prudenza ed ho dovuto a malincuore valermi della Polizia, quando ho visto non esservi altra via possibile”.
Viene arrestato il 9.3.1933 dalla polizia di Basilea in seguito a perquisizione della sede locale del partito comunista, il ristorante Blaisethor, per insufficienza di documenti, insieme a Guglielmo D’Anna (di Domenico e Maria Capulli, n. Gordona, Sondrio, il 12.2.1902). Il 10.6.1933 viene condannato a 2 mesi di prigione per contravvenzione al decreto di espulsione e, all’uscita dal carcere il 10.8.1933, è accompagnato alla frontiera di St. Louis. Probabilmente anche in Francia vige per lui decreto d’espulsione. In una nota del 20.7.1933 del Consolato di Basilea al Cpc (e da questo al prefetto di Bergamo il 14.8.1933), si informa che la polizia di Basilea ha espulso Ippelati per 6 volte, ma lui continua “a farsi vedere in Basilea, ove, tempo fa, fu in visita presso vari italiani alla ricerca di sussidi”. Nella nota del Cpc al prefetto di Bergamo del 6.9.1933, riferendo il giudizio del Consolato italiano a Basilea, si aggiunge che Ippelati “più che propagandista e antifascista convinto, è da considerarsi un vagabondo che per denaro adempie incarichi quali la distribuzione di manifestini sovversivi, vendita di giornali, trasporto di manifesti, ecc”. In seguito alle vicende che lo riguardano all’estero, viene consegnato dalla polizia svizzera a quella italiana alla frontiera di Chiasso, portato in carcere a Como e il 5.12.1933 viene trasferito a Bergamo, dove viene arrestato e gli viene ritirato il passaporto, conservato nel fascicolo. In vista della riunione della Commissione provinciale per il confino di polizia, il 17.12.1933 la questura invia al prefetto un articolato rapporto sulle vicende di Ippelati:
«dai giornali quotidiani del 10 luglio1932 questo ufficio rilevava che, fra altri connazionali, era stato espulso dalla Svizzera il nominato Ippelati Angelo “perché faceva capo ad una banda di sovversivi organizzata dal fuoruscito Gaspare Migliavacca a Bellinzona, per l’invio in Italia di stampe sovversive”. Da informazioni fornite dal Regio Consolato di Lugano risultò infatti che l’Ippelati era stato espulso dal territorio svizzero “perché contrabbandiere politico avendo trasportato in Italia, a scopo di lucro, materiale antifascista” e, altresì, “che il suddetto era stato effettivamente ingaggiato dal fuoruscito Migliavacca, unitamente ai connazionali fratelli Domenico e Guglielmo Dell’Anna, per l’invio clandestino in Svizzera di stampe fasciste e comuniste”. Il Regio Consolato di Basilea, in data 21 Ottobre 1932, riferiva inoltre che i noti Trombetti Mario e Ippelati Angelo da vari giorni si presentavano in quell’Ufficio, il primo con la pretesa di ottenere il viaggio pagato fino a Parigi, il secondo esibendo un certificato medico dal quale risultava che era in cura per infezione alla mano, guaribile in tre settimane circa. Poiché i suddetti erano stati sussidiati in passato, venivano per due volte allontanati ed alle loro minacce di avere dei conti da regolare col Console, furono temporaneamente tratti in arresto. In considerazione di quanto sopra il predetto Consolato elevava il dubbio che il Trombetti e l’Ippelati fossero stati incaricati dal partito comunista di farsi arrestare per dare un pretesto alla stampa sovversiva di parlare dell’incidente e preparare qualche contro manifestazione per il 28 ottobre. Successivamente il Consolato di Basilea riferiva, in data 9 marzo u.s., che la Polizia, in una perquisizione eseguita nella sede di quel partito comunista, aveva tratto nuovamente in arresto l’Ippelati, anche perché contravventore al decreto di espulsione, per il cui reato il medesimo venne condannato, in data 5 agosto corrente anno, a mesi due di prigione. Fatto rimpatriare dalle autorità svizzere l’Ippelati, alle contestazioni di questo ufficio ha ammesso di essere stato espulso la prima volta nel mese di luglio del 1932, unitamente al Migliavacca ed ai fratelli Dell’Anna perché sospettato di avere svolta propaganda antifascista, negando però di essersi reso di ciò responsabile. Ha ammesso pure di essere stato arrestato assieme ai fratelli Dell’Anna nella sede del partito comunista di Basilea, ove, a suo dire, si sarebbe recato essendo la stessa frequentata da altri connazionali che avrebbero potuto aiutarlo per trovare lavoro».
Il 21.12.1933 viene ammonito dalla Commissione provinciale per il confino di polizia di Bergamo, presieduta dal prefetto Gaetano Anzà, e composta dal procuratore del Re Roberto Buonvino, dal questore Vincenzo Giannitrapani, dal console Mvsn Angelo Testa e dal commissario di Ps Guido Masiero. Nel corso della seduta Ippelati dichiara:
“Sono stato espulso perché lavoravo. Hanno dato su di me informazioni errate. Ho fatto della gran fame all’estero e la polizia mi ha mandato in Italia perché lavoravo e perché ammalato. Sono entrato e uscito dal regno per ragioni di lavoro. Non ho conosciuto il Migliavacca, ma i due fratelli Dell’Anna si perché sono stato in casa loro a lavorare”.
Il 24.12.1933 è inserito nell’elenco delle persone da arrestare in determinate circostanze, mentre il suo inserimento in RF viene revocato nel gennaio 1934. Nel fascicolo è conservato un documento di provenienza ministeriale secondo cui nel febbraio 1934 Ippelati si troverebbe ad Huningen dove, secondo fonti fiduciarie del Cpc, si dedicherebbe al contrabbando di materiale di propaganda antifascista insieme ad altri, tra cui il comunista Gaspare Migliavacca di Dionigi. Si tratta di una denuncia che, in realtà risale al 1932 e che per un errore materiale di datazione viene trasmesso alla questura di Bergamo come se si trattasse di un’informazione nuova, senza che i funzionari del Cpc verifichino preventivamente il materiale documentario contenuto nel fascicolo di Ippelati già in loro possesso. Così, una nota dell’8.4.1934 dei Cc di Bergamo indirizzata alla questura, puntualizza che non solo non risulta tale introduzione, ma che, in quel momento, Ippelati è ad Albino, mentre era ad Huningen nel febbraio 1932 e, interrogato in proposito, Ippelati nega di aver mai conosciuto Migiavacca. In effetti Ippelati dal 22.12.1933 si trova ad Albino, dove vive in via Moroni 8 presso un fratello. Nel settembre 1938 è ancora ad Albino e lavora come straccivendolo, è celibe e convive con due fratelli e una sorella. Richiamato alle armi e incorporato nel 90° reggimento fanteria di stanza a Pieve di Teco, (Im), dal giugno 1939 è in licenza per motivi di salute e dopo essere rientrato al corpo di appartenenza e rimandato in licenza per curarsi, il 21.8.1939 a Imperia viene posto in congedo militare illimitato. Il 5.9.1939 il questore di Bergamo informa il comando dei Cc di Albino che, in caso di guerra, Ippelati potrebbe essere assegnato al confino. Nel fascicolo, oltre al passaporto, è conservata una sua fotografia in divisa militare. Nell’archivio della Polizia Politica, presso l’Archivio Centrale dello Stato, è conservato un fascicolo a suo nome, b. 677, f. 26. (G. Mangini)