Profilo sintetico riassuntivo
Nato a San Gervasio d’Adda (Bg) il 16.1.1884, operaio e minatore, forse anarchico. Sposato con Natalina Caldari di Capriate d’Adda, ha due figli, Mario e Claudina. Dall’ottobre 1913 risiede negli Usa mentre la moglie rimane in Italia, dove lavora come operaia presso lo stabilimento di Crespi d’Adda e dove anche la figlia trova lavoro già in giovane età. Allo scoppio della prima guerra mondiale non rientra in Italia, in quanto riformato essendo affetto da strabismo. Periodicamente invia varie somme di denaro per il mantenimento dei figli e per il riscatto di un appezzamento di terra di 4 pertiche a Capriate d’Adda (Bg) a favore della famiglia. Rientra in Italia dal 12.11.1925 al 10.5.1926, periodo durante il quale non esercita alcun lavoro ma si dedica alla cura della casa e della famiglia. Il 21.11.1926 i Cc di Capriate d’Adda ricevono dal segretario della sezione di San Gervasio d’Adda, Ilario Arrigoni, una parte di un giornale, «Il Progresso», stampato negli Usa, sul quale, aggiunta a mano, compare una scritta che elogia l’attentato compiuto nei confronti di Mussolini. Il giornale è stato mandato dagli Usa ad Attilio Lecchi (di Giovanni e Maria Magni, n. nel 1870 a San Gervasio), milite fascista della Mvsn e cugino di Angelo Lecchi, anche se tra i due non ci sono buoni rapporti. Viene subito deciso di perquisire le abitazioni di coloro che, da San Gervasio, sono emigrati negli Usa, alla ricerca di indizi che possano permettere di identificare il mittente. La perquisizione realizzata a casa della moglie porta al rinvenimento di due lettere di Lecchi. Dal confronto della grafia delle lettere con quella dello scritto autografo sul giornale e, in particolare, da una frase ‘sospetta’ contenuta in quella scritta l’1.10.1926, emerge che effettivamente l’autore della scritta è proprio Lecchi. La frase è la seguente: “Ci rincresce a tutto il mondo intiero del colpo fallito al ladrone però si spera un’altra rivincita la 4 volta”. Nel dicembre 1926 il Ministero degli Esteri informa il prefetto di Bergamo che Lecchi risiede al n. 348 Lansing Avenue di Yougstown (Ohio), lavora come operaio nelle fonderie d’acciaio, spesso produce e smercia bevande alcooliche, conduce vita ritirata e non fa mistero del suo antifascismo; tuttavia, prosegue la nota del Ministero degli esteri, “se contrariato nelle discussioni, attenua le sue dichiarazioni ultra-sovversive, si contraddice e finisce per atteggiarsi a deficiente”. L’1.12.1926 la moglie di Lecchi viene convocata presso la caserma dei Cc di Capriate d’Adda e interrogata sul marito. Oltre a ricostruire le vicende fin qui riportate, afferma: “Mio marito durante la sua permanenza a casa mia, si è sempre dimostrato di carattere calmo, affezionato alla famiglia, attaccato all’interesse, e, più non essendosi dedicato a nessun lavoro, come ho già detto, durante il giorno mentre io e la figliuola maggiore eravamo al lavoro, lui curava la casa e provvedeva a fare da mangiare”. Nel fascicolo è anche contenuta la trascrizione, battuta a macchina, di un articolo comparso sul pezzo di giornale inviato dagli Usa e intitolato: La nera miseria impera su l’Italia manganellata. Inserito in RF dal 4.12.1932 col n. 01745 e con foto. Il 20.7.1939 il Cpc, sulla base delle informazioni ricevute dagli Usa, informa il prefetto di Bergamo sulla situazione di Lecchi, che lavora come minatore in un piccolo villaggio minerario a poche miglia da Johnstown, in Pennsylvania: “E’ abitualmente dedito all’ubriachezza, politicamente non ha alcuna idea precisa. Nei momenti di lucidezza professa sentimenti d’italianità e grande ammirazione per il Duce e la sua opera (..) Con i connazionali con i quali è a contatto si è mostrato sempre corretto, e nessuno di essi ha mai sentito da lui cose men che rispettose nei riguardi del nostro Capo del Governo”. L’11.2.1949 il questore Masiero chiede informazioni su Lecchi ai Cc di Capriate San Gervasio, definendolo impropriamente ‘anarchico’. I Cc rispondono che Lecchi risulta cittadino americano, residente a Tire Hill - Somerset County, Pennsylvania, Usa. Nel fascicolo sono conservate tre sue fotografie. Cpc, b. 2752, 1926-1939. (G. Mangini)