Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Caravaggio (Bg) il 31.7.1894, celibe, ha frequentato la scuola fino alla seconda elementare. Alla visita di leva viene riformato ed esentato dal servizio militare perché privo dell’indice della mano destra, perso a 14 anni in un incidente sul lavoro nell’ingranaggio di una macchina di un cotonificio. Senza fissa dimora, manovale, antifascista. Ha due fratelli, Angelo e Pietro, residenti a Caravaggio, che interrompono ogni rapporto con lui dagli anni Venti a causa del suo comportamento. In effetti Agazzi è un pregiudicato: tra il 1922 e il 1935 viene condannato a pene detentive e pecuniarie per furto e minacce, porto abusivo di armi, mendicità e, da ultimo, atti osceni commessi a Costa Serina il 21.4.1936. In cerca di lavoro, nell’autunno 1939 percorre i comuni appenninici di Montefiorino, Frassinoro, Sestola, Fanano e Gaggio Montano, trovando finalmente un impiego presso l’azienda Poli della frazione Bertocchi di Montese (Mo). Il 15.11.1939 viene arrestato dai Cc di Montese perché in quella località, dove si trova da qualche giorno, “svolgeva propaganda sovversiva e antinazionale fra i compagni di lavoro e con le persone che aveva occasione di avvicinare”, affermando che, come riferisce la Prefettura di Modena il 26.11.1939 al Ministero dell’Interno e al prefetto di Bergamo, “il regime aveva peggiorato le condizioni economiche del popolo italiano, che la guerra d’Africa e di Spagna sono state vinte dall’Italia per la longanimità delle altre nazioni ed, infine, che la politica sleale del Duce (da lui chiamato sarcasticamente Dolce) nei confronti delle altre nazioni e specialmente della Germania, esortata e spinta alla guerra e poi abbandonata, aveva prodotto l’isolamento dell’Italia, fatto dal quale se ne sarebbero viste presto le conseguenze”. Il rapporto dei Cc presenta alcuni passaggi poco chiari su quanto pubblicamente sostenuto da Agazzi. A questo proposito è utile il confronto con il verbale delle sue stesse dichiarazioni dopo l’arresto, contenuto nel fascicolo:
“Sono stato all’estero e precisamente in Svizzera, Francia e Germania ma in ciascuna di tali nazioni mi sono trattenuto pochi mesi, tanto che in complesso non sono stato fuori dall’Italia più di 21 mesi. Non ho mai parlato male di S.M. il re d’Italia e d’Albania e Imperatore di Etiopia. Non ho mai fatto parte di alcun partito politico; il mio giudizio sul fascismo è questo: che quando comandavano i rossi si trovava da lavorare e da mangiare, mentre invece ora non si trova che fame e miseria. In merito alla guerra d’Africa ho detto – sentendo i discorsi del popolo – che il pagamento della dogana ha rovinato l’Italia. Per quanto riguarda la guerra di Spagna ho detto che essendo l’Italia andata contro i rossi, ora si è trovata isolata anche perché è stata abbandonata dalla Germania che ha stretto alleanza con la Russia. E’ vero che chiamo il Duce con l’appellativo di ‘Dolce’; gli ho messo tale nomignolo perché vedo che le cose non vanno bene. Ho frequentato la seconda classe elementare ma ho sempre letto, specialmente i giornali. Non sono stato in manicomio né in case di cure ed ho sempre goduto ottima salute; ho sofferto solo la malaria”. La Commissione Provinciale per il confino di polizia di Modena l’11.12.1939 lo condanna al confino per 2 anni e il 16.12.1939 il Ministero dell’Interno lo destina a Bianchi (Cs). Nel gennaio 1940 viene trasferito da Bianchi alla colonia penale di Pisticci, da dove viene liberato l’11.4.1941 e il 12.4.1941 rimpatriato a Bergamo con foglio di via obbligatorio, dove deve presentarsi entro 4 giorni. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia in triplice posa. Cpc, b. 22, 1939-1941, manovale, confinato. (G. Mangini, R. Vittori)