Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Caprino Bergamasco (Bg) il 22.5.1900, domiciliato a Cisano Bergamasco. Ha due sorelle: Maria, sua gemella, e Giuseppina. Sposato, ha 2 figli, Maria e Vittorino. Ha svolto il servizio militare a Tivoli (Roma). Impiegato ferroviario a Lecco, socialista massimalista e iscritto al sindacato dei ferrovieri dal 1919, fino all’ottobre 1922 è affiliato alla CdL di Lecco e tra il 1922 e il 1923 è segretario del sindacato ferrovieri di Lecco. Alla fine del 1923 insieme ad altri viene licenziato con il pretesto dello scarso rendimento, in realtà per il suo impegno sindacale. É in relazione con alcuni socialisti bergamaschi tramite il ferroviere socialista Luigi Arrighetti. Con la mediazione di quest’ultimo e con quella di Amedeo Cominetti, presenta la domanda di iscrizione alla Federazione Provinciale Socialista di Bergamo, con sede in via Zambonate 23. Tra i suoi compagni di lavoro c’è anche il socialista Eugenio Gatti, controllore delle merci al valico di Ponte Chiasso, nella Svizzera italiana, con il quale, dopo il suo licenziamento, intrattiene corrispondenza a partire dal gennaio 1924. Il delitto Matteotti agisce da catalizzatore dell’impegno antifascista di Panzeri e dei suoi compagni. Con Gatti concorda le modalità più sicure per fargli pervenire, da Ponte Chiasso, opuscoli e giornali socialisti. Nello stesso senso, cioè come reazione politica al delitto Matteotti, organizza una rete di contatti anche con altri militanti socialisti, prima con l’insegnante Pietro Alberti e poi, tramite questo, con l’insegnante Ezio Zambianchi e con l’insegnante socialista Amedeo Cominetti e l’operaio tipografo Giuseppe Facchinetti, in vista di un radicamento organizzativo del partito socialista nell’area di Cisano Bergamasco e dintorni. Zambianchi scrive infatti a Panzeri da Bergamo il 3.8.1924: “La tua plaga è ancora vergine e tocca a te l’onore di costituire i primi nuclei di aderenti nel nostro movimento, ed io ed i compagni di qui confidiamo completamente nella tua ottima volontà e capacità organizzativa”. Tra il maggio e il luglio 1924, in seguito al rapimento Matteotti si attiva in particolare per acquisire materiale a stampa da Milano, dalla Società Editrice Avanti e dalla libreria ‘La Coltura’ (almanacchi, cartoline ricordo con il ritratto di Matteotti, libri), inoltre organizza la raccolta di sottoscrizioni a favore della stampa socialista, a Cisano e a Rota Fuori. Agli occhi della polizia fascista il ruolo di Panzeri come figura di riferimento territoriale per il partito socialista emerge a partire dall’aprile 1925. Infatti, alle 5 del mattino del 19.4.1925, nel centro di Cisano vengono trovati dei manifestini pubblicati clandestinamente che incitano i lavoratori a presentarsi al lavoro per la festa fascista del 21 aprile - Natale di Roma - e a scioperare il 1° maggio. La segnalazione poliziesca del fatto segue una catena informativa molto precisa: i Cc informano l’Ispettorato generale reparti speciali della Mvsn, che a sua volta informa il Ministero dell’Interno che, in ultima istanza, il 19.4.1925 informa il prefetto di Bergamo. I Cc della locale stazione sospettano subito che la diffusione dei manifestini sia opera “del maggior esponente e propagandista del partito socialista del luogo, Panzeri Pietro” e procedono immediatamente alla perquisizione della sua abitazione. Ne deriva il sequestro di documenti (soprattutto opuscoli e corrispondenza), da cui emerge che gli opuscoli vengono inviati clandestinamente dalla Svizzera per mezzo di Gatti. Panzeri viene arrestato e trasportato nelle carceri giudiziarie di Bergamo. Il giorno dopo, 20.4.1925, viene perquisita l’abitazione di Zambianchi, in via Umberto I a Bergamo, senza esito; l’abitazione di Cominetti in via Pignolo 105 a Bergamo, eseguita il 21.4.1925 dal commissario di Ps Arnaldo De Franceschi, senza esito; infine, quelle del 22.4.1925 eseguite a Caprino Bergamasco nelle abitazioni di Ernesto Pozzoni, Battista Zilioli, Marino Cicolari, Pietro Rota Sperti, dott. Luigi Brembilla, Amadio Angeli, Mario e Ido Crippa, Vittorio Novati, anche queste senza esito. Notizia della vicenda si trova nel giornale fascista «La Voce di Bergamo» del 7.8.1925, n. 101. Numerose altre abitazioni vengono perquisite il 22.4.1925 sulla base dell’elenco dei nominativi trovati e sequestrati nell’abitazione di Panzeri: in particolare, oltre che a Bergamo, a Cisano Bergamasco, Rota Fuori, Lecco e Chiasso, nelle abitazioni delle persone il cui nominativo emerge dai documenti sequestrati a Panzeri, allo scopo di distruggere la rete organizzativa da lui costruita. Alcuni nominativi, però, non vengono identificati dai Cc, le perquisizioni hanno tutte esito negativo e, in alcuni casi, non trovando nessuno in casa, i Cc desistono dal tentativo di entrare. Nel 1928 Panzeri è impiegato presso la ditta Battista Comi di Cisano. Il 12.8.1930 i Cc di Caprino perquisiscono ancora la sua abitazione a Cisano, rinvenendo 2 cartoline con il ritratto di Matteotti e il motto “Uccidete me, ma l’idea che è in me non l’ucciderete mai”, oltre a copie e ritagli dei giornali socialisti «Avanti», «Critica Sociale», «Giustizia», accuratamente nascosti. Il tenente dei Cc comandante la compagnia di Bergamo, Amerigo Trapani, propone al questore di Bergamo di eseguire una perquisizione domiciliare anche nella località di villeggiatura estiva di Panzeri, per il quale suggerisce un provvedimento di polizia. Il 12.11.1930 viene diffidato ai sensi dell’art. 166 della legge di Ps. Dal 27.11.1935 risiede a Bergamo in via Pignolo 69. Tuttavia, da un’informativa del 3.2.1936 del brigadiere Calanca al questore di Bergamo, risulta che Panzeri è rientrato in città da circa 3 mesi, abita in via Pitentino 10 ed è impiegato presso Giacomo Seguini, commerciante in vini. Non è iscritto al Pnf e negli anni Quaranta è impiegato presso la S.A.E. Serighelli. Alle 12.30 del 20.11.1943 Panzeri, a bordo del tram n° 2 a Bergamo, mentre assiste al diverbio tra la bigliettaia di servizio e un passeggero privo di biglietto, commentando i modi bruschi della bigliettaia esclama: “Ecco un altro duce”. La frase viene udita dal tenente Marino Dell’Ambra, comandante della prima compagnia del 14° Battaglione O.P. della Mvsn di Bergamo, il quale gli chiede spiegazioni. Panzeri risponde di non avere nessuna spiegazione da dare e che, anzi, lui non è “l’ultimo venuto” e avrebbe “messo a posto” il fascista. Dell’Ambra intende fermare Panzeri che però cerca di fuggire. Bloccato, viene arrestato e consegnato alla questura repubblicana fascista, a disposizione dell’UPI (Ufficio Politico Investigativo) all’ufficiale addetto, il centurione Zeno Saggioli. Il 3.12.1943 viene diffidato e contestualmente scarcerato dalle carceri giudiziarie di Bergamo. Nel fascicolo sono presenti la sua scheda biografica e una sua fotografia. Cpc, b. 3705, 1925-1940. (G. Mangini)