Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Zogno (Bg) il 15.9.1872, sacerdote. Ordinato il 30.5.1896, diviene curato a Petosino di Sorisole (Bg). Apertamente antifascista, nel corso del 1923 sono numerosi gli episodi che vedono don Ruggeri prendere posizione contro i fascisti, tanto che anche la stampa fascista locale, soprattutto il periodico «Il Gagliardo», se ne occupa in più occasioni. In occasione di cerimonie patriottiche a Petosino (nel febbraio 1924 l’inaugurazione del monumento ai caduti, nel 1925 la traslazione della salma del soldato Emilio Fumagalli caduto in guerra) non intende intervenire per la presenza dei fascisti. In occasione della consegna di una medaglia d’oro a 2 insegnanti del luogo, non risponde al saluto romano di una maestra affermando che di quei saluti non sa che farsene. Nel gennaio 1925 rifiuta l’iscrizione di alcuni fascisti al neo-costituito Circolo San Luigi. Nel corso del 1926 le lamentele dei fascisti vengono espresse al cavalier Gedeone Blondel, podestà di Zogno e dal 3.10.1925 al 3.6.1926 anche commissario prefettizio di Sorisole (subentrato al sindaco Antonio Agazzi, in carica dal 9.12.1920 al 21.3.1925). Blondel si reca appositamente a Bergamo per far presente la situazione al vescovo. Informato della cosa, don Ruggeri usa pubblicamente “espressioni di dileggio” verso Blondel e i fascisti locali. La mattina del 4.11.1926, nella chiesa di Petosino, già vestito con i paramenti sacri, si accinge a celebrare un ufficio funebre in suffragio dei caduti in guerra. Notata però la presenza di alcuni balilla, si ritira gridando che non avrebbe celebrato la funzione religiosa finché in chiesa fossero stati presenti i fascisti. La tensione creata dal suo comportamento, molto alta, viene a stento tenuta sotto controllo dall’intervento del nuovo podestà di Sorisole, Elia Mosconi (subentrato a Blondel il 3.6.1926), del segretario federale fascista e di agenti della Questura i quali, tuttavia, allontanano il sacerdote da Petosino portandolo in Questura a Bergamo. Nel pomeriggio dello stesso giorno analoga iniziativa viene presa dal sacerdote don Giovanni Todeschini, parroco di Mozzo (Bg), a sua volta portato in Questura per evitare rappresaglie da parte fascista. I due sacerdoti vengono denunciati all’autorità giudiziaria per "manifestazione sediziosa". Il 15.12.1926 il Tribunale di Bergamo discute in appello il processo a carico di don Ruggeri e di don Todeschini per i fatti del 4.11.1926. I due sacerdoti vengono condannati a 30 giorni di arresto per manifestazione sediziosa, con pena sospesa per 18 mesi e non iscrizione al Casellario giudiziario. La sentenza genera proteste e manifestazioni di appoggio e sostegno a don Ruggeri da parte della popolazione e per il processo di appello, svoltosi il successivo 15.12.1926, viene potenziato il servizio di sorveglianza per il controllo dell’ordine pubblico. Scontata la pena, il sacerdote deve tornare al paese natale di Zogno, dove fino alla fine della sua vita sarà cappellano e direttore spirituale presso l’Istituto suore di clausura delle monache terziarie francescane. Nel novembre 1938 è ancora richiamato dalla Questura per una sua predica, durante la quale aveva difeso l’Azione Cattolica. Viene ancora segnalato nel novembre 1941. É molto amico di Bortolo Belotti, al quale nell’autunno del 1943 fornisce asilo nascondendolo nella canonica di Zogno quando Belotti lascia il suo rifugio di Santa Brigida (Bg), aiutandolo poi anche ad espatriare in Svizzera il 2.11.1943. Muore a Zogno il 30.11.1955. (G. Mangini)