Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Mezzoldo (Bg) il 10.9.1914, boscaiolo, antifascista, sospetto comunista. Il 30.7.1937 il questore di Torino scrive una raccomandata riservatissima al questore di Bergamo e per conoscenza al Ministero dell’Interno e alla Polizia Politica. Nella raccomandata si comunica l’avvenuto sequestro da parte della locale Questura di una busta raccomandata spedita da Parigi a Raimondo Balicco di Mezzoldo (Bg), nella quale viene ritrovata copia del n. 5, 1937, del giornale comunista «L’Unione», insieme ad un biglietto con la scritta a lapis ‘Carletto’. Busta e biglietto vengono fotografati e il questore di Torino chiede ai suoi uomini, affidando loro il caso, di venire informato sullo sviluppo delle indagini. Il 21.8.1937 il questore di Bergamo scrive al capo della polizia a Roma e per conoscenza al questore di Torino che il destinatario della busta è Raimondo Balicco (di Giuseppe e Maria Acietta, n. il 1.3.1911 a Mezzoldo, dove risiede e lavora come manovale per la ditta Fadini), iscritto al Pnf dal 21.4.1930 e, dal 1931, comandante dei locali fasci giovanili di combattimento (FF.GG.CC., fondati nel 1930 e disciolti nel 1937), dai quali rassegna le dimissioni nel 1934 per gli impegni professionali. Nel 1936, tuttavia, mentre sta leggendo un articolo di un quotidiano relativo agli avvenimenti spagnoli, in presenza di altre persone osserva che ‘dai giornali si rilevano solo le perdite dei rossi e non quelle dei nazionali’. Per questo commento, evidentemente riferito da qualcuno dei presenti alle autorità fasciste locali, viene ammonito dall’Ispettore di zona dei fasci di combattimento. Il mittente della lettera intercettata, Carletto Salvini, è in Francia dal marzo 1937 come boscaiolo e dal 21.4.1932 è iscritto ai fasci giovanili di Mezzoldo. Il 22.9.1937 il capo della polizia scrive una nota riservata al questore di Bergamo, nella quale chiede di intervenire sul segretario federale provinciale fascista di Bergamo perché, senza che questi venga messo al corrente della busta intercettata, indaghi su Balicco, favorendone se possibile l’espulsione dal Pnf, e nel frattempo faccia intercettare tutta la corrispondenza di Salvini. Il 10.12.1937 giunge un’ulteriore richiesta di informazioni da parte del capo della polizia al questore di Bergamo. Dal giugno 1938 Salvini lavora a Mont-Dore, nel territorio del Puy-de-Dôme, da dove rientra a Mezzoldo l’8.12.1938. Già nei primissimi giorni del gennaio 1939 chiede il rinnovo del passaporto per la Francia e il 13.1.1939 il prefetto di Bergamo chiede al Ministero degli Interni se il rinnovo debba essere concesso oppure negato. La risposta da parte della Polizia Politica giunge da Roma il 3.2.1939 ed è negativa, motivata con l’antifascismo di Salvini. Nella risposta del Ministero, infatti, viene motivato il diniego con la citazione di un passo tratto da una sua lettera all’amico Balicco (lettera non presente nel fascicolo, verosimilmente trasmessa al Cpc) in cui scrive “vorrei che anche tu fosti qua, nel paese della libertà e non della schiavitù, come sei là; il nostro pugno chiuso dovrà un giorno non lontano portare vittoria in tutta l’Europa, schiacciare la borghesia”. Il capo della polizia Guido Leto vuole inoltre sapere quali provvedimenti siano stati presi dai dirigenti fascisti provinciali nei confronti di Salvini. Pochi giorni dopo, il 6.2.1939, il questore rivolge la stessa domanda al segretario federale della Federazione provinciale fasci sta di Bergamo, Orfeo Sellani. Questi, a stretto giro di posta, il giorno dopo risponde dicendo che Salvini è stato espulso dal Pnf già dal 6.11.1937 ‘per avere tradito la causa fascista’. Il 10.2.1939 il Cpc chiede al prefetto di Bergamo, insieme alla descrizione dei connotati, una copia della fotografia di Salvini “ai fini della regolarizzazione degli atti del Casellario Politico Centrale”. Il prefetto di Bergamo trasmette la richiesta alla Questura locale, la quale a sua volta si rivolge ai Cc di Zogno. Il 1°.3.1939 i Cc di Zogno trasmettono alla Questura quanto richiesto. Il questore di Bergamo, a sua volta, il 15.3.1939 trasmette alla Questura di Milano copia della fotografia da riprodurre in ulteriori 4 copie. L’1.4.1939 la Questura di Milano restituisce a quella di Bergamo la fotografia e i 4 duplicati richiesti e, finalmente, il 7.4.1939, dopo averle ottenute dal questore di Bergamo, il prefetto trasmette al Cpc due delle copie fotografiche di Salvini riprodotte a Milano: sono passati esattamente 2 mesi dalla primitiva richiesta del Cpc. Richiamato alle armi nell’aprile 1939 e incorporato nel 78° Reggimento Fanteria, 5a Compagnia, di stanza a Bergamo, dal 30.6.1939 è in congedo a San Martino de’ Calvi (Bg), poi prolungato e trasformato in congedo illimitato. Nel settembre 1939 lavora a Mezzoldo, mentre dal novembre 1939, e ancora nel marzo 1940, si trova a Dolceacqua (Im), dove lavora per l’Impresa Palmero nel cantiere San Giorgio di Dolceacqua, alloggiando presso il cognato Giacomo Rosso, detto Rolò, di Giuseppe. Richiamato nel novembre 1940, nel marzo 1941 è ancora sotto le armi e vigilato dall’autorità militare. Nel gennaio 1942 viene esonerato dal servizio militare, dal settembre 1942 e ancora nel giugno 1943 lavora come boscaiolo presso la ditta Martino Gianati di Piazza Brembana. Viene vigilato dai Cc di Zogno e risulta frequentare elementi non fascisti, senza dar luogo ad altri rilievi. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia del 1939, riprodotta nel marzo 1939 dal gabinetto fotografico della Questura di Milano. Cpc, b. 4554, 1937-1943. (G. Mangini)