Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Alzano Lombardo (Bg) il 4.10.1899, meccanico, comunista. All’anagrafe di Alzano Maggiore è registrato, come la sorella Caterina Maria, con il cognome di Sartirana, ma si tratta di un errore materiale di trascrizione, dato che il padre, sullo stesso registro per la formalizzazione anagrafica della nascita, si firma Sartirani. La stessa formalizzazione anagrafica avviene anche sul registro delle nascite del Comune di Redona, dove il padre nel frattempo è domiciliato per lavoro. Chiamato alle armi l’8.5.1917, Sartirani partecipa in zona di guerra al primo conflitto mondiale, è uno dei "ragazzi del '99". Rientrato dal fronte non dà luogo a rilievi di polizia. Nel 1922 emigra in Svizzera, nel 1923 in Francia. Per qualche tempo è operaio in un’officina metallurgica di Roubaix, che lascia per recarsi a Nancy. Militante del Pci, il 28.11.1930 da Nancy si reca in Belgio dove assume l’identità fittizia di Gino Chiodi (di Leandro e Antonia Grassi, nato a Castelnuovo Magra (Sp) il 18.2.1904). La ragione dell’adozione dello pseudonimo dipende dalla necessità di proteggere la sua attività di propagandista comunista, in particolare nell’area di Charleroi, dove dirige il giornale «Il Riscatto», mentre nella capitale belga fa parte del Comitato centrale della Lega Italiana Antifascista del Belgio e Lussemburgo. Scoperto, viene arrestato a Bruxelles l’11.5.1931 ed espulso dal Belgio. Nell’agosto 1932 viene arrestato a Barcellona ancora con il falso nome di Chiodi e denunciato per complotto perché, come scrive il Cpc al prefetto di Bergamo il 17.12.1932, “sottoposto a stringente interrogatorio ha confessato la sua vera identità”, venendo così identificato per il suo vero nome e ritenuto uno dei più importanti organizzatori comunisti del Belgio. Nel dicembre 1932 viene iscritto in BR con il n. 01765 e con fotografia, e in RF con l’indicazione dell’arresto in caso di rimpatrio. Rientrato di nuovo in Belgio, si reca a Tolosa, dove frequenta ambienti anarchici e dove nel dicembre 1933 viene arrestato al ristorante Pasini di rue Campana 15 perché sprovvisto di documenti. Per effetto di ciò e per l’accusa di vagabondaggio, il 3.1.1934 viene condannato a due mesi di prigione e a 5 franchi di multa, poi espulso. Nonostante l’espulsione, il 23.8.1935 il Consolato generale italiano di Tolosa lo segnala come propagandista comunista residente in rue Caffarelli 16, dove è ancora nel settembre 1935. Il 13.12.1935 viene arrestato a Zug (Svizzera) perché trovato in possesso di un altro passaporto falso, intestato a Emile Goffin, nato in Belgio, a Verviers, nel 1900. Arrestato di nuovo a Zurigo il 3.4.1936, viene espulso dalla Svizzera dalla polizia federale elvetica su istanza della polizia cantonale zurighese, a causa della sua attività presso il giornale comunista ticinese «Falce e Martello» (1925-1936), che cerca di introdurre anche in Italia. Al giornale, chiuso nell’ottobre 1936, collabora anche Romano Cocchi. Inoltre, il nome di Sartirani viene inserito nel n. 82 del 7.4.1936 del periodico «Moniteur suisse de police» con l’indicazione dell’immediato arresto nel caso di rientro in territorio elvetico. Nel corso del 1936 per qualche mese è a Mosca, dove frequenta la scuola leninista. Rientrato in Francia sotto lo pseudonimo di Gino Chiodi, probabilmente a Compiégne, si sposta a Parigi. Con l’aiuto di Alberto Cianca e Aldo Garosci, che provvede al suo alloggio durante i tre giorni che trascorre nella capitale francese prima di dirigersi in Spagna il 24.11.1936 per arruolarsi come volontario nelle file repubblicane. Il suo nominativo viene inserito nell’elenco dei ‘sovversivi’ residenti in Spagna e trasmesso a tutte le Questure del Regno d’Italia. Il 7.4.1937 la Prefettura di Bergamo inizia a compilare la sua scheda biografica. In Spagna usa sempre lo pseudonimo di Gino Chiodi, con il quale rappresenta i comunisti nel Comitato antifascista italiano di Barcellona, del quale è segretario. Arruolatosi il 26.12.1936 nella 13a Brigata Internazionale, è addetto alle comunicazioni telefoniche. Nel gennaio 1938 viene ferito nel corso della battaglia di Teruel e in seguito a ciò perde la funzionalità del braccio sinistro. L’11.1.1938 il Cpc trasmette alla Prefettura di Bergamo la notizia che, secondo fonti fiduciarie, con lo pseudonimo di ‘Walter’ e con falso passaporto svizzero, Sartirani sarebbe convalescente in Spagna, incaricato di parlare ogni martedì alla radio di Barcellona. Dopo la chiusura del Comitato antifascista italiano, viene assegnato al servizio di censura del Ministero della Guerra fino all’evacuazione dalla Spagna quando, nel febbraio 1939 passa in Francia dove viene internato insieme ai numerosi miliziani esuli dalla Spagna. Nello stesso mese viene segnalato a Lugano, ma nelle settimane successive la notizia risulta infondata, dato che, attraverso il riscontro con una sua fotografia fornita dal Cpc al Ministero degli Esteri, viene identificato tra i prigionieri nel campo di Gurs (Aquitania, Pirenei Occidentali), dove si trova dall’aprile 1939 e dove ancora si trova nel luglio 1939. Per questo, nello stesso mese è inserito in RF a p. 718 per arresto. In seguito passa da Gurs ad Argelès-sur-Mer (Linguadoca-Rossiglione, Pirenei Orientali). Sartirani ha una sorella, Isidora detta Dorina, che risiede ad Alzano Lombardo ed è sposata con Tommaso Pendesini, alla quale nel luglio 1940 scrive una lettera con cui la informa di essere detenuto nel campo di concentramento n. 8 in Francia. L’1.10.1940 la Questura di Bergamo intercetta una lettera scritta da Alzano Lombardo dalla sorella Dorina Sartirani e dal cognato Tommaso Pendesini, indirizzata in Francia a Margot Sartirani, Poulfaut Merléac pour Uzel, Côtes du Nord (Bretagna). Da un’altra lettera di Sartirani dell’1.11.1940, intercettata il 7.11.1940 dalla Questura di Bergamo - scritta in risposta ai parenti ad Alzano Lombardo i quali, dopo la lettera alla sorella, il 23.10.1940 gli chiedevano notizie – si firma ‘François’ Sartirani e scrive che è detenuto da 21 mesi nel campo di concentramento n. 1 bis, Groupe Italien, di Argelès-sur-Mer, e che è padre di un bimbo, Massimino, avuto dalla moglie Margherita (Margot), nata in Germania da genitori polacchi, i quali in quel momento sono nella parte di territorio polacco occupato dai russi, mentre Margherita è nella Francia occupata dai tedeschi. In un passaggio della lettera così presenta la sua situazione: “Perché sono qui da 21 mesi? Perché quando sono tornato dalla Spagna mi hanno messo qui fra reticolati e guardie e non mi han più lasciato. Non fatemi un rimprovero per non avervi confessato prima la mia situazione. Ve la ho tenuta nascosta solo per evitarvi inutili dispiaceri. Si dice che alle volte è necessario mentire per non creare inutili dispiaceri. Se ora ve l’ho detto è perché le circostanze me lo hanno imposto: la necessità di avere notizie di mia moglie, del mio caro Massimino e anche perché non veniste a saperlo per altre vie”. Le annotazioni della Questura di Bergamo sull’assenza di ulteriori notizie si susseguono dal marzo 1942 al giugno 1943. Secondo la ricostruzione biografica di Matteo Cefis, Sartirani evade dal campo di Gurs e raggiunge Parigi. In seguito partecipa alla resistenza francese, viene arrestato dai nazisti e deportato. Sartirani muore il 7.5.1944 a Mauthausen, dov’era stato internato come detenuto politico. Nella ricostruzione biografica effettuata da Cefis, tuttavia, ci sono alcuni errori nella decifrazione e nel conseguente utilizzo dei documenti conservati nel fascicolo. L’autore infatti cita la lettera di Sartirani dell’1.11.1940, ma interpreta in modo erroneo la grafia relativa al mese in cui la lettera viene scritta e spedita, leggendola come se fosse in cifre romane e quindi datandola al febbraio 1940, non avvedendosi però che si tratta di cifre arabe e quindi relative al mese di novembre 1940. A questo errore di lettura se ne affianca uno interpretativo. Nella sua lettera Sartirani riferisce di avere già trascorso 21 mesi di prigionia: se la data della lettera fosse quella indicata da Cefis del febbraio 1940, ne deriverebbe che la prigionia francese di Sartirani sarebbe iniziata nel maggio 1938, quando invece era ancora in Spagna, dove sarebbe rimasto fino al febbraio successivo. Nel fascicolo è conservata una sua foto in doppia posa riprodotta dalla Questura di Milano il 23.4.1937 e rispedita al questore di Bergamo; è conservata anche una foto singola, che però non ritrae Francesco Sartirani, ma Giovanni Pietro Sartirani, nato a Bergamo il 23.5.1897 da Giovanni e Ambrogia Nessi, stampatore, emigrato nel 1932 a San Salvador, da dove non manda più notizie dal 1936. Cpc, b. 4615, fasc. 046538, 1930-1942, scheda biografica. (G. Mangini)