Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Songavazzo (Bg) il 11.9.1898, minatore, comunista. Prende parte alla prima guerra mondiale dal 1915 al 1918 e viene ferito. Emigra clandestinamente in Francia nell’ottobre 1921 dopo essere stato condannato il 24.5.1921 dal pretore di Clusone (Bg) a 6 mesi di carcere per furto. In Francia il 21.9.1922 è condannato dal Tribunale di Rethel a 2 mesi di carcere per furto semplice. Espulso dalla Francia al termine della pena, si trasferisce in Belgio. Il 22.10.1923 il Tribunale Militare di Milano lo condanna in contumacia a 1 anno di carcere per diserzione. Poco più di un mese dopo, il 28.11.1923, viene espulso anche dal Belgio. Rientrato in Italia, il 21.11.1924 il Tribunale di Bergamo lo assolve per insufficienza di prove dall’accusa di furto qualificato. Trasferitosi in Lussemburgo, il 7.2.1929 è arrestato a Wasserbillig, frazione del comune di Mertert (cantone di Grevenmacher, Lussemburgo) per infrazione al decreto di espulsione del 7.1.1929, con il quale veniva qualificato come individuo pericoloso perché comunista espulso da Francia e Belgio avendo minacciato di morte un compatriota. Dopo aver scontato alcuni giorni di detenzione, il 4.3.1929 è condotto alla frontiera tedesca. L’11.5.1929 il Tribunale di Saarbrücken (Saarland, Germania) lo condanna a 6 mesi di carcere per furto. Scontata la pena torna in Belgio, dove il 2.6.1930 il Tribunale di Orbu lo condanna a un mese di prigione per infrazione al decreto di espulsione. Al termine della pena, il 1.7.1930 viene ricondotto alla frontiera lussemburghese e il 30.7.1930 la R. Legazione italiana in Lussemburgo finalmente gli rilascia un passaporto valido per un anno, fino al 27.7.1931. Il giorno dopo, 31.7.1930, su sua richiesta è condotto alla frontiera con il Belgio, da dove poi passa in Francia. Qui, il 3.9.1930 il Tribunale di Metz lo condanna a 2 mesi di carcere per infrazione al decreto di espulsione. Il 16.10.1930 viene iscritto in RF con il n° 20246, con l’indicazione di perquisizione e vigilanza alle autorità italiane di frontiera. Passato di nuovo in Lussemburgo, viene arrestato per infrazione al decreto di espulsione. Il 9.12.1930 esce dalle prigioni del Granducato del Lussemburgo e si sposta in Olanda, a Eygelshoven (Limburgo), agli inizi del 1931 è ad Haarlem, dove sembra in contatto con un altro italiano sospetto di propaganda comunista, Alfredo Serrantoni. Forse passa anche da Aachen, in Germania. Di fatto, provenendo dalla Francia, l’8.2.1931 transita da Bardonecchia, diretto a Songavazzo a spese dell’erario, con perquisizione negativa. Il 23.7.1931 viene arrestato dai Cc di Clusone per ubriachezza. Cinque giorni dopo, il 28.7.1931, gli stessi Cc di Clusone lo arrestano ancora, stavolta per misure di Ps "avendo ritenuto opportuno ciò fare nella circostanza della manifestazione internazionale comunista del primo Agosto p.v.". Viene scarcerato il 2.8.1931. Da qualche mese non abita presso la famiglia, bensì a Castione della Presolana presso Valentino Ferrari (fu Antonio e Teresa Canova, nato nel 1860 a Castione dove vive come venditore ambulante). Il 15.3.1932 Savoldelli viene arrestato per truffa. Il 23.9.1932 il pretore di Bergamo lo condanna a 4 mesi di reclusione e 400 lire di multa per furto semplice, avendo rubato una bicicletta. Viene liberato dal carcere dopo pochi giorni, ma il 20.10.1932 viene arrestato dai Cc di Bergamo per rapina ai danni di Francesco Fanelli e il 9.6.1933 la Corte d’Assise di Bergamo lo condanna a 4 anni di reclusione, 666 lire di multa e un anno di libertà vigilata per rapina aggravata. Liberato l’1.10.1933 per amnistia e sottoposto a libertà vigilata, risiede a Songavazzo e non sembra occuparsi di politica. Nel 1934 si sposa in Lussemburgo con Caterina Galliart, di origine belga, dalla quale ha un figlio e dalla quale si separa presto. Nel 1935 si trasferisce a Genova, nel 1936 risulta rimpatriato dal Belgio. Una sua sorella, Carolina, sposata Fantoni, nel novembre 1936 risiede a Villa d’Ogna (Bg) in via Roma 49, ma con lui non ha rapporti nemmeno epistolari. Molto probabilmente torna all’estero, dato che il 15.1.1938 è di nuovo forzatamente rimpatriato e il 22.1.1938 giunge a Songavazzo e consegnato al podestà del luogo, ma lo stesso giorno si allontana da Songavazzo per Genova. Nel marzo 1938 è nel capoluogo ligure alloggiato presso Gennaro De Rosa fu Luca, in vicolo Pomogranato 41, dove però rimane pochi giorni per poi tornare a Bergamo. Non ha fissa dimora, a Songavazzo non ha parenti né amici, non scrive a nessuno. La notte tra il 23 e il 24.3.1938 la passa all’ Opera Pia Bonomelli di Bergamo e la mattina del 24.3.1938 si dirige a Songavazzo. Tornato a Genova, finisce di nuovo in prigione e il 30.5.1939, dimesso dalle carceri di Sampierdarena, viene diffidato. In tale circostanza dichiara di recarsi a Sampierdarena in via Palazzo della Fortezza 1/4. In seguito al suo arresto effettuato dai Cc di Settimo Torinese per ubriachezza e per misure di Ps, il 13.9.1941 è riportato a Noasca Canavese (Ao) dove lavora per l’impresa Martignago. Dopo essere stato a Perabella Rosone, località di Locana Canavese (Ao) per lavoro, dov’è segnalato nel febbraio 1942, dal 25.7.1942 al 5.7.1942 lavora nella 3a sezione dell’impresa Borrini di Chivasso (To), che però lo licenzia per scarso rendimento. Dichiara di recarsi in Val d’Aosta in cerca di lavoro, ma dal comune di Giambave (Ao), dove lavora nei cantieri della ditta Volpe, si allontana il 25.11.1942. Il 5.7.1943 viene assegnato al confino di polizia per 2 anni dalla Commissione Provinciale di Genova, dove risiede in via Piacenza n. 40/3 e dove lavora come minatore alle dipendenze dell’Impresa di Costruzioni Pastorino e Roncallo. La ragione della condanna sta nella "sua pericolosità" quale autore di ‘manifestazione sovversiva’. Il mese prima, il 15.6.1943, ubriaco, in luogo pubblico e alla presenza di testimoni, aveva gridato: "Io sono un fuoruscito, io non sono di quelli che portano il distintivo del partito ed il pugnale, mi hanno fatto venire in Italia per forza ove mi ci trovo male. Potevano lasciarmi nel Belgio. Ho fatto quattro anni di guerra, ma ora non ne faccio più, a meno che non si tratti di farla contro il partito, in tal caso mi arruolo volontario". Giunto sul posto un agente di Ps, aggiunge: “Ho combattuto contro i chiodi, loro sono i padroni, io li odio”, inoltre, alzando il braccio destro col pugno chiuso, saluta la folla dicendo: “Addio compagni ricordatevi che io ho combattuto contro i chiodi”. Smaltita la sbronza, viene interrogato e, secondo il rapporto della Prefettura di Genova del 16.6.1943 al Cpc e alla Prefettura di Bergamo, “ha ammesso, con sorprendente sincerità, essere possibile ch’egli abbia detto male dei tedeschi - da esso chiamati ‘chiodi’ - per il fatto d’essere egli ex combattente e ferito della guerra 1915-1918, e di essere pronto ad arruolarsi volontario per combatterli ancora, giustificando ciò per il fatto che gli alleati circolano liberamente per le nostre strade, imponendoci il loro comando”. La destinazione del confino è Fumone (Fr), dove viene tradotto il 13.7.1943. Liberato nel settembre 1943. Nell’occasione della condanna gli viene scattata la foto segnaletica in triplice posa, allegata al fascicolo, insieme a quella singola riprodotta dal Cpc nel settembre 1930. Cpc, b. 4636, fasc. 027097, 1929-1943. (G. Mangini)