Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Fino del Monte, poi Rovetta con Fino (Bg), il 23.4.1889, residente a Onore (Bg). Si sposa il 22.2.1913 a Fino del Monte con Giovanna Oprandi (di Giovanni e Maria Scandella, n. Fino del Monte il 29.10.1889). Renitente di guerra, nel 1916 emigra in Svizzera e viene dichiarato disertore. A fine guerra trasferisce la sua residenza a Celerina (Canton Grigioni, Svizzera), dove ha un’impresa di costruzioni che si occupa di appalti per lavori stradali. Rientra per la prima volta in Italia nel 1927. Sposato, è separato dalla moglie, la quale continua a vivere a Onore con il figlio Arturo, nato nel 1915 e collocato nel Seminario vescovile di Bergamo. Per il mantenimento del figlio spedisce 2.000 lire all’anno al fratello Giovanni, il quale provvede poi alla cognata. In Svizzera convive con Caterina Della Briotta, di Ponte Valtellina, sposata Petruzio ma vedova di guerra, che gestisce un albergo a Pontresina, in cui convengono abitualmente elementi antifascisti, tra i quali appunto Scandella, che nel marzo 1930 viene segnalato come attivo propagandista antifascista. A St. Moritz è presidente dell’associazione ‘Patria’, che contrasta l’attività della locale sezione fascista. Per questo viene iscritto in RF con il n. 17046 per perquisizione e vigilanza. Nel maggio 1931 rientra per alcuni giorni a Fino del Monte e a Onore per visitare i suoi parenti e, in tale circostanza, come riferiscono il 14.7.1931 i Cc di Clusone alla Questura di Bergamo, “si espresse favorevolmente nei riguardi del Regime mostrando anche al segretario del comune di Songavazzo la sua tessera di inscrizione al Partito fascista nella Sezione di Saint Moritz”. Sul suo conto, però, le informazioni successive sembrano indicare l’opposto, dato che poche settimane dopo, il 25.9.1931, il Console italiano a Coira informa il Ministero degli Esteri di non aver potuto accertare se Scandella sia o meno stato nominato fiduciario della Lidu per St. Moritz e la zona dell’Alta Engadina, aggiungendo che “è molto astuto e se anche svolge attività antifascista fra gli operai che dipendono da lui, essendo egli imprenditore edile, lo fa con molta accortezza e prudenza. É certo tuttavia che lo Scandella non lascia occasione per manifestare la sua avversione al Regime, procurando complicazioni al Fascio di St. Moritz”. Nel gennaio 1934 il prefetto di Bergamo, dietro segnalazione dei Cc di Clusone, informa il Cpc che Scandella a St. Moritz Bad è comproprietario dell’albergo ‘Raethia’. Il 24.12.1934 il Cpc informa il prefetto di Bergamo che nelle liste che circolano in Francia con i nominativi di chi aderisce al ‘fronte unico di emanazione comunista’ è compreso anche il suo nome. Il 10.9.1936 viene inserito in RF con il n. 06259 per ‘perquisizione e segnalazione per vigilanza’. Nel corso degli anni Trenta il suo andirivieni tra la Svizzera e l’Italia è molto intenso. Nel dicembre 1937 si ricovera a Bergamo nella Clinica Gavazzeni, allora situata in via San Bernardino. Nell’estate del 1938, avendo domicilio a Onore, frazione di Castione della Presolana, vi si reca per trovare i parenti. Nel periodo bellico i suoi ingressi e le sue uscite dall’Italia sono costantemente segnalati con numerosi telegrammi tra i Cc e le autorità di frontiera. Spesso entra ed esce dall’Italia con la bicicletta per il valico di Villa di Chiavenna. Nell’aprile 1940 viene segnalato un suo interesse per l’acquisizione di un ristorante a Sondrio. Così, il 6.9.1940 la federazione del Pnf di Sondrio, a firma del segretario federale Bruno Besta, chiede alla Questura di Bergamo informazioni riservate su di lui, definendolo “un rimpatriato dalla Svizzera dove risiedette a S. Moritz. In tale località avrebbe avuto delle ingerenze nella Società Italiana Patria”. L’1.9.1940 i Cc di Clusone informano la Questura di Bergamo che Scandella è interessato ad ottenere la gestione della cava di granito di Novate Mezzola, di proprietà di quel comune, e per questo i Cc di Bolladore (So) si sono rivolti ai Cc di Clusone per averne informazioni. Nel settembre 1940 entra in Italia dal valico di Villa di Chiavenna (So) per recarsi a Novate Mezzola (So) presso la residenza di Celestino Giana, dove si incontra con il figlio, il sacerdote don Arturo Scandella, che risiede a Fiorano al Serio (Bg), ripartendo per la Svizzera il 26.9.1940. Nel febbraio 1941 la Questura di Sondrio si rivolge a quella di Bergamo, segnalando che Scandella compie frequenti viaggi in Italia fermandosi nel comune di Novate Mezzola, dove sembra essere cointeressato alla gestione di una centrale elettrica: “trattandosi di sospetto politico ed in relazione alle disposizioni ministeriali circa la vigilanza alle opere idroelettriche, questo Ufficio sta esaminando la possibilità di evitare che il detto Scandella si rechi nel comune di Novate” e per questo si chiedono informazioni a Bergamo. Il questore di Bergamo trasmette la domanda della Questura di Sondrio ai Cc di Clusone: “Vi prego mettermi in grado di rispondere esaurientemente alla richiesta”. L’11.3.1941 i Cc di Clusone rispondono brevemente citando la diserzione di Scandella durante la prima guerra mondiale, “ma presso questi atti non vi sono precedenti né pendenze penali a suo carico. In Rovetta ha sempre tenuto buona condotta in genere e non era ritenuto capace di compiere o rendersi complice nell’esecuzione di atti terroristici o di sabotaggio”. Il 21.5.1941 torna in Italia in occasione della morte del figlio sacerdote, don Arturo, avvenuta a Fiorano (Bg). Il 23.12.1941 rientra in Italia diretto a Fino del Monte. I Cc di Clusone il 15.12.1942 informano la Questura di Bergamo che Scandella è giunto ad Onore il 22.11.1942. Rientrato in Svizzera, ottiene un permesso provvisorio di due mesi per l’ingresso in Italia tra la fine del 1942 e l’inizio del 1943, quando a fine gennaio 1943 rientra a St. Moritz con un passaporto rilasciato dal consolato di Coira. Cpc, b. 4656, fasc. 039402, 1929-1941. (G. Mangini)