Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Caltanissetta il 22.5.1904. La sua famiglia è di origine marchigiana, attiva nel Risorgimento. Suo padre Romano Sciava, insegnante, filologo classico e studioso di letteratura latina, è nato a Castelfidardo (An) il 20.6.1885 e si è laureato in Filosofia presso l’Università di Bologna con una tesi intitolata 'Le isole fortunate'. Muore nel 1932. Anche Attilio Sciava ha un primo incarico come insegnante di Greco e Latino al liceo classico ‘Ruggero Settimo’ di Caltanissetta. La sua scheda biografica viene redatta dalla Prefettura di Pesaro a partire dal 12.12.1928, dove viene descritto come “giovane di carattere serio, taciturno, molto studioso e poco amante delle compagnie. Nelle brevi soste in questa città, ove si recava in periodi di vacanza, avvicinava di solito qualche studente iscritto alle avanguardie, ma non fu mai visto in compagnia di sovversivi, né di giovani sospettati come tali o come appartenenti al partito giovanile comunista”. Inoltre, nella sezione ‘Connotati’ della scheda biografica, alla voce ‘Espressione fisionomica’ è scritto ‘depressa’. Come il padre, studia all’Università di Bologna, dove si iscrive al partito comunista giovanile e dove il 22.12.1925 si laurea presso la facoltà di Lettere con la tesi 'Del sentimento della natura nella letteratura latina'. Dopo la laurea è professore di lingua francese e di Belle Arti ad Ancona, dove è anche vice-direttore dei musei cittadini. In seguito risiede a Pesaro presso il padre il quale, oltre ad essere insegnante presso il liceo-ginnasio ‘Mamiani’, è anche uno studioso delle tradizioni culturali marchigiane ed è un noto monarchico. Per qualche tempo il giovane Sciava regge la federazione comunista di Pesaro. Viene arrestato nel giugno 1928 dalla Questura di Ancona insieme ad Egisto Cappellini per attività comunista in quanto appartenente al ‘Segretariato Interregionale Comunista’ e denunciato al Tribunale Speciale, di fronte al quale rinnega tutte le sue scelte politiche precedenti, dichiarando di essersi iscritto al partito comunista agli inizi del 1925 solo perché affetto da un grave forma di nevrastenia, offrendosi di fare il delatore in carcere nei confronti dei suoi ex-compagni. La sentenza, la n. 72 del 28.7.1928, prevede la condanna ad un anno di reclusione, interamente scontato a Roma, un anno di interdizione dai pubblici uffici e 3 anni di vigilanza speciale da parte della Ps per "cospirazione contro i poteri dello Stato". Viene inoltre incluso nell’elenco delle persone da arrestare in determinate circostanze. Uscito dal carcere il 31.7.1929, risiede a Pesaro presso il padre. Il 14.9.1929 viene disposta la cessazione della vigilanza speciale, perché Sciava non si occupa più di politica. Il 28.12.1929, tuttavia, viene fermato per misure di Ps perché incluso nell’elenco delle persone pericolose per l’ordine nazionale e scarcerato l’11.1.1930. Nella circostanza viene riattivata la sorveglianza speciale. Continua a disinteressarsi di politica, pertanto il 15.7.1930 viene radiato dall’elenco dei sovversivi pericolosi da arrestare in caso di cerimonie, festeggiamenti, ecc. (2° gruppo) e incluso invece fra quelli da arrestarsi solo in caso di perturbamento dell’ordine pubblico. Nel dicembre 1931 è ricoverato presso il sanatorio ‘Cesare Battisti’ di Roma perché affetto da tubercolosi. Nel settembre successivo rientra in famiglia a Pesaro. Le sue condizioni di tubercolotico non migliorano, pertanto il 12.10.1932 viene ricoverato nel sanatorio di Groppino (Bg), da dove il 5.6.1933 si reca al sanatorio ‘Elena di Savoia’ a Legnano per essere sottoposto ad eventuale operazione chirurgica che però non viene effettuata per le sue condizioni di salute. Il 17.6.1933 passa al sanatorio di Prasomaso (So). La sua famiglia, dopo la morte del padre, si trasferisce da Pesaro a Fossombrone (Ps). Radiato il 3.8.1933. Cpc, b. 4702, fasc. 038254, 1927-1937. (G. Mangini)