Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Portomaggiore (Fe) il 11.8.1874, barbiere, socialista, ammonito. Sposato con Benedetta Domenica Valtrompini, dalla quale ha dei figli. Il 17.2.1890, a 16 anni, viene condannato dal Pretore di Portomaggiore a 11 giorni di carcere per furto. La Corte d’Appello di Milano, dove si è trasferito, il 3.3.1913 lo condanna a 32 giorni di reclusione e 70 lire di multa per truffa, condanna sospesa per 5 anni. Il Tribunale di Milano il 21.4.1914 lo condanna a 60 lire di multa per contravvenzione alla legge sul bollo, condanna sospesa per 5 anni. Da Milano si trasferisce a Darfo, frazione Corna (Bs). Il Tribunale di Salò (Bs) il 31.3.1922 lo condanna a 7 mesi di carcere e a 100 lire di multa per truffa. Come socialista passa dalla componente unitaria a quella massimalista ed è in relazione con Domenico Viotto, che dal 1921 è deputato e membro della direzione nazionale socialista. Selvatici è il riferimento di Viotto per il movimento sindacale a Darfo. Abbonato all’«Avanti», durante la sua permanenza a Darfo è organizzatore sindacale della Fiom, incarico da cui viene sospeso con l’accusa di avere mal gestito il denaro della riscossione delle quote delle tessere sindacali. In occasione delle elezioni politiche della primavera 1924 viene sorpreso ad affiggere manifesti con il simbolo di falce e martello. L’1.10.1924 viene denunciato per contravvenzione al R.D. del 3.8.1919 che punisce l’omessa denuncia di armi. In attesa del processo, nel febbraio 1925 viene incaricato dalla Federazione provinciale socialista di commemorare, al cimitero di Gianico (Bs) in Valle Camonica, gli antifascisti Francesco Otelli e Giovanni Antonioli uccisi l’1.2.1925 in uno scontro con una squadra fascista nell'osteria Pendoli di quella località. Qualche giorno dopo, tuttavia, Selvatici si reca a Brescia dal segretario provinciale fascista Augusto Turati offrendogli la propria opera per costituire a Darfo i sindacati fascisti, ma la proposta viene rifiutata. L’udienza del processo nei suoi confronti per l’omissione di denuncia del possesso di armi si svolge il 27.2.1925 e si conclude con la sua condanna da parte della Pretura di Breno (Bs) a 3 mesi e 15 giorni di arresti. La settimana prima, e cioè il 20.2.1925, la Prefettura di Brescia aveva aperto la scheda biografica di Selvatici, descritto come “individuo astuto, intelligente, capace di tenere conferenze, di parola franca e convincente, audace nella parola e nel gesto, capace di fingere e di persuadere, rispettoso ed ossequiente verso le autorità. Gode fiducia e stima negli ambienti operai di Darfo anche perché prima si occupava mediante compenso di questioni sindacali”. Nel corso del 1925 si abbona al giornale fascista «Il popolo di Brescia» che, secondo il parere degli agenti della che redigono la sua scheda biografica, “presenta sempre ai fascisti come per dimostrare che si è convertito nelle idee”. Tale atteggiamento filofascista non è considerato veritiero dalla Prefettura: “E’ ben conosciuto però come elemento sovversivo e pericoloso. Attualmente è nemico di Alberti Emilio, capo socialista del gruppo massimalista di Darfo per evidente gelosia in quanto l’Alberti si occupava recentemente di questioni sindacali”. Il 2.5.1926, in base all’art. 251 del Codice Penale (che deriva dal codice penale militare e assegna alle forze militari giurisdizione anche alla sfera civile), viene arrestato e denunciato insieme ad altri ‘sovversivi’ della Valle Camonica. Il successivo 20.11.1926 viene denunciato per l’ammonizione alla Commissione provinciale “perché designato dalla voce pubblica quale elemento pericoloso all’ordine nazionale dello Stato” e l’11.12.1926 viene ammonito. Dal 23.12.1930 si trasferisce a Lovere (Bg) dove lavora ancora come barbiere. Nell’estate del 1934 è a Costa Volpino (Bg) ma la sua residenza è sempre a Lovere. L’ammonizione ha validità biennale e nel fascicolo è conservata un’informativa del 23.6.1936, inviata dalla Prefettura di Brescia a quella di Bergamo, in cui si scrive che Selvatici, “sia durante il biennio, che successivamente, non diede luogo a rilievi di sorta”. Il 6.12.1936 la sua famiglia si trasferisce a Milano in via Bottanuco n. 11, mentre il 21.1.1937 viene condannato dal Tribunale di Bergamo a nove mesi di reclusione e a 400 lire di multa per falso e truffa. Amnistiato, esce di prigione il 24.7.1937 e raggiunge la famiglia a Milano e nel settembre 1937 viene radiato dal novero dei sovversivi della provincia di Bergamo. Cpc, b. 4738, fasc. 062127, 1933-1942, scheda biografica.