Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Istanbul il 9.1.1891, antifascista, ingegnere. Viene inserito nell’elenco dei sovversivi della provincia di Bergamo perché la famiglia del padre è originaria di Ranica (Bg), anche se lui non c’è mai stato. L’atto di nascita, infatti, è stato registrato il 13.6.1891 anche presso l’anagrafe del Comune di Ranica per volontà del padre Delfo. Questi, architetto, è nato a Istanbul nel 1864 dallo stuccatore bergamasco Giuseppe Seminati e da Anna Trojanovich, è titolare di un’impresa di costruzioni e assistente dell’architetto goriziano Antonio Lasciac (1856-1946). Dopo aver lavorato per il restauro di palazzi governativi e di edifici pubblici, nel 1907 a Istanbul, sul lato asiatico del Bosforo, Delfo Seminati è progettista e costruttore del palazzo di Emirgan, noto anche con il nome di Hidiv Kasri (palazzo del khedivé o governatore), in stile art nouveau come una villa italiana con elementi ottomani, per l’ultimo khedivé ottomano d’Egitto, Abbas Hilmi Paşa. Nel 1919 Ferdinando Seminati è a Milano, dove entra in una loggia massonica dell’obbedienza di Palazzo Giustiniani, rimanendovi poco tempo senza svolgere attività. A Milano subisce una condanna per bancarotta semplice, ma nel fascicolo non è specificato quando e a proposito di quale attività. Il 3.12.1932 i Cc di Bergamo informano la Questura che Seminati, pur essendo nato in Turchia, è originario di Ranica perché vi risulta iscritto nei registri dello stato civile in seguito a comunicazione del Consolato italiano a Costantinopoli, anche se nel paese bergamasco non ci sono parenti della famiglia Seminati. Il Ministero degli Interni sospetta Seminati di antifascismo e ne chiede notizie all’Ambasciata italiana a Parigi, che risponde il 9.2.1933 scrivendo che Seminati abita a Montmartre “in questa Capitale al n° 12 della rue du Square Carpeaux in un ricco appartamento. Il Seminati conduce vita agiata, frequenta elementi italiani, ma nulla è stato appurato circa i suoi contatti con i noti antifascisti Facchinetti, Rosselli e Modigliani”. Tuttavia, il 13.3.1933 il Cpc informa il prefetto di Bergamo che “da fonte fiduciaria”, cioè da una spia fascista infiltrata negli ambienti antifascisti in Francia, risulta che Seminati è un “elemento massone ed antifascista”, pertanto il Cpc chiede alla Prefettura di Bergamo di aprire un fascicolo su di lui. Il 18.3.1933 viene inserito in RF per perquisizione e segnalazione. Il 2.5.1937 risulta espulso dalla Francia, ma nel 1938 è ancora a Parigi e ha un ufficio commerciale in rue La Loi 39. Nel corso dello stesso 1938 conosce una francese naturalizzata belga, Simonne Kravitz (n. il 7.11.1900 a Savine, in Francia), vedova di Maurice Wolff, madre di un ragazzo di circa 10 anni, residente a Bruxelles in rue Leonardo da Vinci 30, dove la raggiunge e il 21.6.1939 la sposa. La ricerca di informazioni nei suoi confronti è incessante da parte del Cpc, che il 2.2.1939 informa il prefetto di Bergamo che Seminati “svolgerebbe opera attiva di propaganda comunista pur spacciandosi quale fascista”. Inoltre, sempre secondo la stessa informativa, a Bruxelles risulta proprietario della società ‘F.J. Seminati & C.’, con sede in avenue de l’Astronomie 25, una società in accomandita semplice per imprese pubblicitarie, di cui è accomandante mentre i soci accomandatari sono un agente del governo belga, Raymond Van Hemelryck (residente a Parigi, avenue V. Hugo 48) e l’italiano Daniele Lago, sul quale non ci sono informazioni. Stando alle informazioni comunicate dal Cpc ai prefetti di Bergamo e Milano, “la Kravitz possiede un capitale di circa 400.000 franchi ed il Seminati si dice proprietario di miniere di rame in Turchia”. Il 17.11.1939 il Cpc informa il Ministero degli Esteri e le Prefetture di Bergamo e Milano che la moglie di Seminati “ha parenti israeliti a Parigi”. In precedenza si era recato più volte a Milano per i suoi rapporti con la veggente Bice Valbonesi (morta nel 1972), che pubblica insieme ad altri il periodico «La Mission Spirituelle», ristampato poi in francese da Seminati a Bruxelles. Il Ministero degli Interni sospetta che la pubblicazione, in passivo, sia “paravento per altri generi di attività che vanno dagli stupefacenti, alle valute, alle informazioni, non di certo a favore dell’Italia”. In particolare, Seminati “nel suo ufficio riceverebbe molta gente ambigua e fra questi qualcuno proveniente da Parigi” e la nota del Cpc si conclude chiedendo ai prefetti di Bergamo e Milano di raccogliere la maggior quantità possibile di informazioni su di lui e sulle sue attività. Sul periodico «La Mission Spirituelle» Seminati pubblica a puntate la traduzione francese, da lui effettuata, del libro di spiritismo di Gino Trespioli, La vita. Ultrafanie, un volume di 571 pagine edito a Milano dall’editore Sonzogno nel 1936. Una seconda edizione, aumentata a 631 pagine, viene pubblicata nel 1939, l’anno della morte di Trespioli. Il 19.2.1940 Seminati riceve un decreto di espulsione dal Belgio, forse per il suo rifiuto di far cessare la pubblicazione della rivista spiritistica, ma l’8.4.1940 il provvedimento viene prorogato a tempo indeterminato grazie all’intervento dell’avvocato belga Maurice Heilporn che, osserva l’informativa del Cpc del 19.5.1940 ai prefetti di Bergamo e Milano, è un “israelita appartenente al partito liberale ed assai influente per essere imparentato con l’ex Ministro Paul Janson”. Dalle indagini svolte dalla Prefettura di Milano e comunicate al Ministero dell’Interno e alla Prefettura di Bergamo l’11.7.1940, emerge che Seminati, nel periodo della sua residenza a Bruxelles, avrebbe commerciato con gli Usa, da cui importava metalli per venderli poi a ditte tedesche. Nell’aprile 1940 rientra in Italia per continuare il commercio di metalli con la Germania attraverso porti italiani, con la clausola che un terzo di tali metalli sarebbe dovuto restare in Italia, condizione accettata senza discutere dagli industriali tedeschi. Le difficoltà insorte in seguito all’invasione tedesca del Belgio del maggio 1940 e il conseguente blocco dell’accesso di Seminati ai crediti delle banche belghe rendono impossibile il progetto. Per questo il suo viaggio in Italia assume di necessità una diversa finalità, e cioè produrre un nuovo tipo di sacchi ‘autarchici’ usando come materia prima la tifa, una pianta che cresce nelle aree paludose italiane. Tale iniziativa sarebbe stata proposta a Seminati del comm. Giuseppe Gasparri (Roma, piazza Finocchiaro Aprile 6). Il rapporto tra i due era già attivo in precedenza, dato che Gasparri avrebbe invitato Seminati in Italia nel 1938 e nel 1939 per proporgli la costruzione dell’arco in ferro previsto nei progetti dell’esposizione E 42. La residenza di Seminati in Italia nel corso del 1940 è a Milano in via Durini 9, ospite della signora Remigia Cusini, amica e interlocutrice di Trespioli e Valbonesi. Il 27.5.1940 il Cpc informa ancora le Prefetture di Bergamo e Milano che Seminati in Belgio ha mantenuto rapporti molto stretti con un francese, Alexander Buy (Bruxelles, avenue Slegers 23), che ha una moglie polacca ed è maggiore dell’esercito del Belgio, del quale ha richiesto la nazionalità. Durante la prima guerra mondiale faceva parte dell’esercito francese e dopo la guerra ha partecipato a diverse commissioni internazionali di controllo, prima in Spagna e poi in Belgio. A Milano Seminati ha anche un fratello, che si presenta con la stessa carta da visita, rendendo difficile l’esatta identificazione. Cpc, b. 4741, fasc. 113042, 1932-1943, materiale a stampa. (G. Mangini)