Slavik Dušica, detta Dušca

n. busta
110
n. fascicolo
3328
Primo estremo
1942
Secondo estremo
1943
Cognome
Slavik
Nome
Dušica
Altri nomi
detta Dušca
Presenza scheda biografica
no
Luogo di nascita
Data di nascita
1902/08/09
Luogo di morte
Mirano (Ve)
Data di morte
1979/11/02
Livello di istruzione
laurea Economia e Commercio
Professione
insegnante
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nata a Trieste il 9.8.1902. Nel fascicolo, aperto e chiuso nel 1943, viene definita ‘slavofila’ e antifascista. Nel gennaio 1943 risulta domiciliata a Bergamo in via Broseta 80 ma era giunta in città nel luglio 1935. Laureata in scienze economiche e commerciali all’Istituto Superiore di Commercio di Trieste, insegnante, convive coniugalmente con il dott. Carlo Tolazzi, dal quale ha due figli, Marco e Sonja, nati entrambi a Bergamo e riconosciuti dalla madre, per questo inizialmente portano il cognome Slavik. Cpc, b. 4846, fasc. 098647, 1932-1943. Quelle qui sopra citate sono le stringate informazioni su Dušica Slavik contenute nei pochissimi documenti conservati nel fascicolo. Tali informazioni riguardano un frammento cronologicamente circoscritto ma molto importante della vita della Slavik e del suo compagno (poi marito) Carlo Tolazzi. Attraverso altre fonti, di tipo archivistico e storiografico, è possibile delineare il più ampio contesto in cui si inseriscono le vicende biografiche di entrambi. Dušica Slavik, detta Dušca, appartiene ad una famiglia della borghesia slovena, molto legata alla propria appartenenza nazionale. Il padre, Edvard Slavik, avvocato, è uno dei maggiori esponenti della comunità slovena triestina e nel 1901 è socio fondatore del comitato istitutivo del Narodni Dom (Casa del Popolo) sloveno nel centro di Trieste, un edificio polifunzionale con cassa di risparmio, teatro, caffè e albergo. Si tratta dell’Hotel Balkan, inaugurato nel 1904 e incendiato dai fascisti triestini il 13.7.1920. Dal 1903 al 1914 Edvard Slavik è consigliere comunale, eletto tra i componenti della società politica Edinost (Unità) anche con i voti provenienti dai distretti extra-urbani. Entra a far parte del Comitato di Salute Pubblica che assume il controllo di Trieste al momento della fine dell’impero austro-ungarico il 30.10.1918. É consigliere della Cassa triestina di mutui, prestiti e risparmio e dirige il più importante giornale quotidiano sloveno, «Edinost», organo dell’omonima società, poi chiuso nel contesto della durissima campagna antislava praticata dal fascismo giuliano, ostile ad ogni forma di associazionismo culturale e politico sloveno. Muore a Trieste il 39.10.1931 all’età di 66 anni. La madre di Dušica, Antonia Lavrenčič, si era diplomata presso le scuole magistrali di Gorizia ed era impegnata attivamente nella vita culturale slovena di Trieste, scrivendo anche sul giornale «Edinost» diretto dal marito. Presidente della Croce Rossa slovena, era una delle iniziatrici dell’Associazione di beneficenza femminile e dell’associazione ‘Mondo delle donne’. Durante la prima guerra mondiale era stata la figura centrale di riferimento delle attività assistenziali femminili slovene. Oltre che della Croce Rossa, faceva parte del ramo femminile della Società dei Santi Cirillo e Metodio e dell’organizzazione delle vedove e degli orfani. Il fratello di Dušica, Slavoj, subisce a sua volta la dura repressione fascista che coinvolge in un’unica prospettiva tanto gli antifascisti quanto gli slavi, sia sloveni che croati, definiti appunto ‘slavofili’ e perciò ‘anti-italiani’. Nel processo che si svolge a Trieste con decine di imputati, il 14.12.1941 Slavoj viene condannato a 15 anni. Rinchiuso nel carcere di San Gimignano, riesce ad evadere ma viene catturato, torturato e deportato a Mauthausen, dove muore l’8.3.1945. Per parte sua, Dušica Slavik è il primo amore di Bobi Bazlen e prende lezioni di Inglese da James Joyce prima che questi raggiunga Parigi nel 1917, è la prima donna a laurearsi all’Istituto Superiore di Commercio di Trieste il 19.12.1924, l’unica facoltà universitaria allora esistente a Trieste. Dall’altro lato, la famiglia Tolazzi risiede a Milano, dove nasce Carlo, che studia a Graz fino al 1913, mentre dal 1913 al 1915 è a Trieste presso il liceo tedesco, lo Staatsgymnasium, dove conosce e diventa amico di Bazlen. Le vicende della prima guerra mondiale portano alla chiusura del liceo tedesco: Tolazzi si sposta al ‘Parini’ di Milano, ma il diploma liceale lo consegue nel 1920 al ‘Foscarini’ di Venezia. Dopo il liceo si iscrive alla rinomata facoltà di Ingegneria del Politecnico di Graz, ma poi passa all’Istituto Superiore di Commercio di Trieste, dove si laurea il 19.12.1924, lo stesso giorno in cui si laurea anche quella che alcuni anni dopo diventerà la compagna della sua vita, Dušica Slavik. Dopo la laurea, Carlo lavora a Trieste presso l’azienda paterna. Nel frattempo a Graz nel 1922 aveva incontrato Gertrud (Gerti) Frankl. I due si innamorano ma il padre di Carlo non concede il consenso al matrimonio, condizione necessaria per chi non aveva compiuto i 25 anni. Così, con l’aiuto economico dei ricchi genitori di Gerti, i due fuggono di nascosto a Londra, dove si sposano il 31.10.1925. A Trieste Gerti e Carlo frequentano le case di Umberto Saba e di Italo Svevo. Nel 1927 Carlo svolge il servizio militare come allievo ufficiale a Lucca e Gerti passa un po’ di tempo in Toscana tra Lucca e Firenze. In quest’ultima città frequenta la famiglia dei coniugi Matteo Marangoni e Drusilla Tanzi e incontra un altro amico di Bazlen, Eugenio Montale, il quale si lega sentimentalmente a Drusilla Tanzi Marangoni, ‘Mosca’. Nasce in questo contesto l’amicizia con Montale dei coniugi Tolazzi. Nel 1928 Montale, su richiesta di Bazlen, dedica a Gerti la poesia 'Il carnevale di Gerti'. Sempre su pressante invito di Bazlen, che in una lettera gli spedisce una fotografa scattata da Gerti alle gambe di una sua amica, Montale scrive un’altra sua celebre poesia, 'Dora Markus', che è appunto il nome dell’amica a cui Gerti ha fotografato le gambe. Il matrimonio tra Carlo e Gerti entra in crisi perché Tolazzi nel frattempo si è innamorato di Dušica Slavik, già conosciuta all’epoca dell’Istituto Superiore di Commercio di Trieste e che da tempo, attraverso la sua amicizia con Bazlen, frequentava il loro gruppo. Nel 1932 iniziano le pratiche per una separazione consensuale tra Carlo e Gerti, che avviene con un’istanza del Tribunale di Trieste il 26.11.1934. Nel corso del 1935 Tolazzi si licenzia dall’azienda paterna e si trasferisce con Dušica a Milano, assunto dalla società 'Dalmine'. Per via della sede di lavoro di Tolazzi nella cittadina di Dalmine, i due si stabiliscono nella vicina Bergamo nel luglio 1935, dove il 10.8.1935 nasce il loro primo figlio, Marco. Il 23.7.1936 nasce a Bergamo anche la seconda figlia, Sonja. I due bambini assumono il cognome Slavik perché Tolazzi non li può riconoscere, essendo ancora formalmente sposato con Gerti Frankl. Questa, dal canto suo, non intende concedere al marito il consenso a dare loro il cognome, che la stessa Frankl (1902-1989) vorrà mantenere per sé fino alla morte. Tolazzi lavora come impiegato alla Dalmine. Il 31.3.1939 l’azienda istituisce l’Ufficio Pubblicità e Propaganda alle dirette dipendenze della Segreteria Generale. A capo del nuovo organismo viene posto Tolazzi. Esponente del Partito d’Azione (nel maggio 1942 partecipa a Milano alla riunione costitutiva del partito), è a stretto contatto con Bepi Signorelli (1907-1995), il quale lavora nella stessa azienda per la manutenzione delle macchine degli uffici. Signorelli è a sua volta azionista e svolgerà un ruolo fondamentale nella Resistenza bergamasca. I due sono un importante punto di riferimento antifascista già a partire dal biennio 1941-42 e Tolazzi ospita a casa sua qualche riunione. A Dalmine lavorano anche altri interlocutori di Tolazzi che avranno un ruolo importante nella Resistenza, tra i quali Mario Invernicci (azionista) e Mario Buttaro (liberale). Questa attività vede coinvolti anche Ada Rossi e Bruno Quarti e, tramite quest’ultimo, Ugo La Malfa e Ferruccio Parri. Tolazzi fa parte degli antifascisti che, nella notte tra il 25 e il 26.7.1943, organizzano una sorta di Comitato interpartitico antifascista: inizialmente il Pda vi è rappresentato dal liberale Luigi Bruni, che però viene ben presto sostituito proprio da Tolazzi il quale, tra il 22 e il 31.8.1943, è tra gli esponenti azionisti che si riuniscono con frequenza per delineare la linea politica del Partito d'azione nella nuova situazione creatasi a partire dal 25.7.1943. Dopo l’8 settembre Tolazzi è ancora attivo politicamente e nel corso del mese di ottobre 1943, grazie al versamento di 500.000 lire di Enrico Rocca, cioè della Direzione della società 'Dalmine', è lui a farsi da tramite per far giungere clandestinamente tale somma alle prime strutture organizzative e militari della Resistenza in provincia di Bergamo. Sospettato per questa azione, nel primo pomeriggio 27.12.1943 viene prelevato a Dalmine dalla Feldgendarmerie tedesca, portato a Bergamo, arrestato e condotto nel carcere di Sant' Agata a Bergamo Alta. Il controllo sui documenti contabili dell’azienda effettuato due giorni dopo dai tedeschi non rivela alcunché, ma nonostante questo Tolazzi viene processato e condannato dal Tribunale nazi-fascista a 3 anni e mezzo di carcere. Inviato nel carcere di Monaco di Baviera, grazie alla sua ottima conoscenza delle lingue viene utilizzato come interprete nel carcere e, dopo la fine della guerra, per un certo periodo anche dal comando alleato, prima di fare ritorno a Bergamo alla fine di giugno del 1945. Finita la guerra, nel corso di un’assemblea generale straordinaria della Dalmine del 27.11.1945 viene nominato membro del Consiglio di Amministrazione, ma già il 9.1.1946 presenta le sue dimissioni da consigliere. Nel 1948 viene inviato a Trieste dall’azienda per gestire la sede locale della società, mentre Dušica lo raggiunge con i figli nel 1949. Nella città giuliana la famiglia abita in via Piccardi 43, poi in via Settefontane 65 e dal 1953 in via Mantegna 8. Nel marzo 1959 Tolazzi viene nominato responsabile regionale dell’Ufficio Vendite a Pescara, dove si trasferisce nel 1960. In pensione dal 1963, la famiglia si trasferisce a Caorle (Ve) e il 23.11.1974, in seguito all’approvazione dell’apposita legge, Gerti Frankl e Carlo Tolazzi divorziano e, di seguito, Carlo e Dušica si sposano civilmente a Mirano (Ve) l'8.3.1975. Dušica Slavik muore a Mirano il 2.11.1979, mentre Carlo Tolazzi muore a Padova il 26.12.1981. (G. Mangini)
Familiari
Slavik Edvard (padre)
Nato a Prosek (Prosecco, sobborgo di Trieste) il 20.11.1865, avvocato, giornalista, politico, morto a Trieste il 28.10.1931. Cpc, b. 4846, fasc. 029140, 1926-1935.
Lavrenčič Antonia (madre)
Nata a Trieste nel 1868, morta nel 1938.
Slavik Nada (sorella)
Nata a Trieste il 30.7.1895, studia alla Facoltà di Medicina dell’Università di Graz ma deve interrompere gli studi a causa della situazione politica generale determinata dalla prima guerra mondiale, pertanto, durante la guerra, si esercita per qualche tempo nell’ospedale generale di Lubjana. Completa gli studi a Praga nel 1920 specializzandosi in oftalmologia e lavorando in un ospedale di Trieste, dove esegue numerosi interventi chirurgici oftalmici. Si occupa anche di cure mediche gratuite per i bambini di Trieste nella scuola della Società dei Santi Cirillo e Metodio. E’ stata il primo medico sloveno a Trieste, dove muore l’11.6.1924.
Slavik Slavoj (fratello)
Nato a Trieste il 9.7.1896, viene mobilitato nell’esercito austro-ungarico durante la prima guerra mondiale e combatte sul fronte albanese, dove contrae la malaria. Dopo la guerra studia Legge all’Università di Zagabria ma si laurea nel 1930 all’Università di Siena, dal 1923 lavora nello studio legale di suo padre a Trieste, dove, dopo la guerra, il padre aveva posto la sede dell’associazione culturale Prosveta (Educazione). Sposa l'istriana Eleonora Ljubica Gržini da cui ha tre figli. Dopo l’avvento del fascismo Slavoj è coinvolto nelle attività clandestine di difesa politica e nazionale degli sloveni a Trieste e la sua abitazione, una villa sul colle di San Cilino (in via Monte Fiascone, località Cologna) che si trova nel mezzo di un grande parco, offre un rifugio ai vari gruppi sloveni illegali. All’inizio della seconda guerra mondiale viene arrestato e confinato a Grado, dove viene nuovamente arrestato il 23.9.1940, imprigionato nel carcere del Coroneo a Trieste e il 14.12.1941 condannato a 15 anni di reclusione dal Tribunale Speciale per la sicurezza dello stato nel secondo processo di Trieste. Durante il processo la famiglia è costretta a vendere la casa nella Colonia per pagare le spese processuali a aiutare gli altri detenuti. Sconta la pena detentiva nel carcere di San Gimignano ma dopo l’8.9.1943 e l’intervento della Croce Rossa, nel settembre 1943 torna a Trieste. Arrestato dalla Gestapo, viene deportato nel campo di lavoro di Mauthausen, dove muore l’8.3.1945. Cpc, b. 4846, fasc. 074912, 1941-1942.
Slavik Boris (fratello)
Nato a Trieste il 21.9.1901, ufficiale jugoslavo di marina, poi aviatore, partecipa alla lotta di liberazione durante la seconda guerra mondiale, morto a Sežana (Slovenia) il 3.9.1986.
Tolazzi Carlo (marito)
Nato a Milano il 15.10.1901 da Cairoli e Selma Mayer, coniugato con Gertrude ‘Gerti’ Frankl ma diviso dalla moglie.
Tolazzi Marco (figlio)
Nato a Bergamo il 10.8.1935.
Tolazzi Sonja (figlia)
Nata a Bergamo il 23.7.1936, morta a Mirano (Ve) il 12.2.2012.
Luoghi di residenza
Trieste Venezia Giulia Impero austro-ungarico (1902 - 1935) Bergamo Lombardia Italia (1935 - 1949) Trieste Venezia Giulia Italia (1949 - 1960) Pescara Abruzzo Italia (1960 - 1963) Caorle Veneto Italia (1963 - )
Relaz. con altri soggetti
Bazlen Bobi (Roberto)
Joyce James
Frankl Tolazzi Gerti (Gertrud)
Tanzi Marangoni Drusilla
Montale Eugenio
In rubrica di frontiera
no
In bollettino ricerche
no
Esclusione dallo schedario
no
Altre fonti archivistiche
(ACS-CPC) Archivio centrale dello Stato (Roma), Casellario Politico Centrale
Busta 4846, Fascicolo 098647
Fondazione Dalmine
Busta Fascicolo Carlo Tolazzi, Fascicolo
Testimonianze
Marco Tolazzi
intervistato da Giorgio Mangini il 2013/09/09
Riferimenti bibliografici
Fischer 2018
Battocletti 2017
Bendotti, Bertacchi 1983
De Luna 1982
riferimento p. 39.
La Cava 2013
Verginella 2018
riferimento pp. 1041-1062.