Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Lovere (Bg) il 12.10.1901, comunista, operaio e poi fotografo, in possesso di licenza elementare. Brasi è il primo figlio e ha 4 sorelle: Maria, Iolanda, Virginia e Giuseppina, come risulta dallo Stato di Famiglia trasmesso alla Questura di Bergamo dal Comune di Lovere il 31.5.1927, quando Brasi abita in via S. Maria 110 a Lovere. In alcune interviste rilasciate tra il 1971 e il 1972, Brasi afferma di essere entrato nello stabilimento siderurgico Franchi-Gregorini di Lovere all’età di undici anni e mezzo, dove ha lavorato come operaio incisore, e di essersi avvicinato alle idee socialiste nel corso del primo conflitto mondiale, lavorando alle dipendenze del meccanico specializzato Gaetano Gambini, noto esponente socialista. Cita anche la figura e il ruolo di un altro esponente socialista, Michele Giuseppe Capitanio. Formatosi politicamente nell’ambiente socialista loverese, diventa dapprima segretario del locale circolo socialista giovanile ‘Spartacus’, in seguito uno dei maggiori attivisti del partito fino al 1922-23, quando si iscrive al Partito Comunista. E’ in prima fila nel lungo sciopero del 1919 alla Franchi Gregorini, che si protrae per tre mesi, e a due successive occupazioni della fabbrica, una nel 1919 e l’altra nel 1920, nel corso delle quali Brasi è stato 'guardia rossa', come scriverà in seguito Arnaldo Frailich, tenente dei Cc di Clusone, alla Sotto-prefettura locale. Il 14.2.1924 la Prefettura di Bergamo informa la Sotto-prefettura di Clusone di aver ricevuto dalla Questura di Brescia l'informazione che, in un elenco di fiduciari socialisti sequestrato all'onorevole socialista Viotto compare anche il nome di Brasi, al quale è stata inviata la scheda per raccogliere fondi per il giornale «Brescia Nuova». All’inizio del 1925 subisce una perquisizione domiciliare durante la quale vengono rinvenute e sequestrate due tessere del ‘Soccorso Rosso Internazionale - Sezione Italiana - Tessera Personale 1924-1925 rilasciata al compagno Brasi Giovanni aderente al S.R.I. (Comitato pro Vittime Politiche) di Lovere provincia di Bergamo’, di cui una in bianco, e una tessera del «Partito Comunista Italiano 1925 – N° 21294 Tessera di Riconoscimento rilasciata al compagno Brasi Giovanni, Iscritto alla Sezione di Lovere Federazione di Bergamo Anzianità nel Partito febbraio 1923, Anzianità nel movimento 1918 Il Segretario Leno Quota tessera pagata L. 5.50”. Nell’aprile 1926, probabilmente per sfuggire al controllo dei fascisti e delle forze di polizia, si trasferisce in provincia di Genova, dove lavora come operaio presso il reparto meccanica del cantiere del Tirreno a Riva Trigoso, frazione di Sestri Levante (Ge) e, secondo la Questura di Genova, mantiene buona condotta politica e non esercita propaganda sovversiva. Qualche tempo dopo, nel 1929, rientra a Lovere e secondo i Cc non sembra più interessarsi di politica. Il 24.7.1929 ottiene il rilascio del passaporto e pochi giorni dopo emigra in Francia, a Parigi, dove si iscrive al Partito Comunista, Sezione di Parigi. Da Parigi si trasferisce a La Rochelle (dipartimento Charente Marittima, regione Nuova Aquitania) e da La Rochelle a Surgères, nell’immediato entroterra di La Rochelle, dove lavora come fotografo in proprio. Dal 1933, secondo una dichiarazione rilasciata alla Questura di Bergamo nel gennaio 1935, non si occupa più di politica non condividendo le idee del Partito Comunista, i cui princìpi “troppo spinti” non considera “consoni all’evoluzione politica dei tempi”, si riconosce invece nel naturismo dei fratelli Gaston e André Durville (15 bois rue Cimarosa, Parigi). Tale dichiarazione va considerata con cautela, essendo finalizzata ad ottenere il rientro in Italia senza destare troppi sospetti. Infatti, all’inizio di gennaio 1935, Brasi si presenta al Console italiano di Bordeaux, Umberto Campini, di fronte al quale compie “ammenda onorevole delle sue idee, e, disgustato delle disillusioni subite nel partito comunista, desidera rimpatriare definitivamente e tenersi tranquillo presso la sua famiglia” nel comune di Lovere, come viene riferito nella lettera del 26.1.1935 del Consolato italiano di Bordeaux al Podestà di Lovere, e per conoscenza al prefetto di Bergamo e al Cpc. Rientrato a Lovere alla fine di gennaio 1935 e appena rientrato viene subito interrogato presso la Questura di Bergamo. A Lovere si stabilisce in via Nazionale 57 e lavora come fotografo. La Direzione Generale di Pubblica Sicurezza del Ministero degli Interni, informata del rientro di Brasi, in una nota del 18.2.1935 al questore di Bergamo richiede un nuovo interrogatorio al fine di apprendere notizie sulla “natura dei rapporti avuti all’estero con certi Montasini Pietro, Felletti Luigi, Natoli Aurelio e Foico Gaetano antifascisti noti a questo Casellario politico centrale”. Quello che segue è il verbale del nuovo interrogatorio di Brasi, inviato al Ministero il 28.2.1935:
“L’anno 1935 XIII° E.F. addi 28 del mese di febbraio nella Casa Comunale di Lovere. Innanzi a noi sottoscritto, funzionario di P.S., è presente Brasi Giovanni fu Eusebio e di Capitanio Margherita nato a Lovere il 12-10-1901, ivi domiciliato in via Nazionale, fotografo-incisore, il quale dichiara quanto segue: ‘Ho conosciuto Montasini Pietro, attraverso la lettura del giornale «La Libertè». È organo della Concentrazione antifascista in Parigi, di cui egli era redattore. Pare che, in atto, debba risiedere in Spagna, ove, dopo l’avvento del Regime Repubblicano, credo, che abbia seguito il noto De Rosa attentatore di S.A.R. il Principe Ereditario. Poiché mi dedicavo spesso alla lettura di vari giornali sovversivi ho avuto modo di leggere, sull’organo ufficiale dei repubblicani in Francia, qualche articolo di Natoli Aurelio, senza però che avessi avuto con questi rapporti di personale amicizia, come non li ho avuti con il Montasini. Non ho mai sentito parlare dei nominati Felletti Luigi e Foico Gaetano, i quali, per avere poca notorietà negli ambienti antifascisti, credo che occupassero un ruolo di scarsissima importanza. Letto, confermato e sottoscritto. Firmato Giovanni Brasi; il Vice Commissario di P.S. Amodeo’ “.
In una nota successiva del 15.3.1935, il Ministero degli Interni invita il prefetto a sottoporre Brasi ad una “generica sorveglianza”, infatti viene pedinato nel corso dei suoi spostamenti fuori Lovere. Nel 1936 inoltra domanda per ottenere la licenza di fotografo. Continuerà ad essere sorvegliato fino ai primi anni Quaranta, come emerge da una nota del 15.3.1941 firmata da Pietro Mangano, Maresciallo Maggiore comandante la stazione dei Cc di Clusone alla Questura di Bergamo. Brasi viene presentato così: “il sovversivo in oggetto si mantiene estraneo alle questioni politiche di qualsiasi genere. Non si ha una prova concreta di ravvedimento non avendo chiesto l’iscrizione al P.N.F. Egli però si trova in precarie condizioni di salute tanto che è costretto a rimanere in casa intere giornate. Questo comando non ritiene che il medesimo possa essere pericoloso ed esprime parere che lo stesso venga cancellato dal registro dei sovversivi”. In realtà, lo studioso Matteo Alborghetti nel suo libro La 53a Brigata Garibaldi, Costa Volpino, 2006, p. 26, afferma che Brasi nel 1936 sarebbe diventato il responsabile della sezione loverese del Pci e nel periodo successivo si sarebbe impegnato nella raccolta di fondi per il Soccorso Rosso Internazionale e per il Fronte antifranchista spagnolo. Dopo il 25.7. 1943 a Lovere Brasi svolge un ruolo di primo piano nelle vicende antifasciste di quei giorni e finisce coll’essere arrestato, anche se su subito liberato grazie alle proteste degli operai. Dopo l’8.9.1943 dà vita nella zona di Lovere ad uno dei primi gruppi partigiani (Gruppo patrioti Lovere), che poi confluisce nella 53a Brigata Garibaldi, di cui assumerà il comando coi nomi di battaglia di ‘Montagna’ e ‘Libero’, distinguendosi per coraggio e per competenza militare. Nel dopoguerra riprende l’attività di fotografo, partecipa alle attività dell’Anpi ed è iscritto al Pci. Negli anni Settanta è vicino alle posizioni del movimento studentesco. Muore a Lovere il 23.3.1974 e a suoi funerali partecipano circa 1500 persone. (R. Vittori)