Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Locatello (Bg) il 8.7.1881. Dopo la morte della madre, il padre si risposa con Caterina Casari, dalla quale ha altri due figli, Giuseppe e Abramo, suoi fratellastri. Si sposa il 17.1.1907 a Locatello con Maria Rosa Locarini, nata a Locatello. Dal 1917 risiede a Parigi in rue Duris 7, dove lavora come armaiolo ed è antifascista. Il 15.5.1927 scrive da Parigi una lettera al prefetto di Bergamo il cui originale è conservato nel fascicolo. In essa viene espresso, in un italiano primitivo e stentato, una chiara e decisa posizione antifascista. Alla lettera è allegato un ritaglio di giornale che riporta la dicitura “Mussolini è un assassino”. La Prefettura avvia subito la richiesta di informazioni nei suoi confronti. Emerge così che la sua famiglia d’origine risiede nella frazione Cà Nova di Locatello, dove risiedono i suoi due fratellastri contadini, Giuseppe e Abramo, con i quali però non è in corrispondenza perché, come scrivono i Cc di Cà Felisa alla Questura di Bergamo il 3.6.1927, “per ragioni di interesse li odia”. Il 10.3.1928 l’esattoria comunale di Locatello emette per l’anno 1928 un avviso di pagamento della tassa di famiglia di lire 15.50, da pagarsi entro il 10.4.1928. Locatelli, che nel frattempo ha ottenuto la cittadinanza francese, il 28.5.1928 restituisce indignato il modulo esattoriale, sul cui retro scrive “non avete vergogna io essendo ora francese credete che volia pagare per il fascio assasino guardate cosa è lonore del fascio”, indirizzando la busta al prefetto di Bergamo. Nella busta sono contenuti alcuni ritagli di giornali francesi con articoli chiaramente antifascisti, in particolare un articolo firmato da Francesco Saverio Nitti. Il 5.6.1928 il prefetto informa della vicenda il Cpc, chiedendo di essere tenuto al corrente di eventuali informazioni su Mazzucotelli. Questi è attivo frequentatore di riunioni di antifascisti a Parigi. Nel novembre 1928 Mazzucotelli viene citato come testimone nel processo per l’assassinio del vice-console italiano Conte Carlo Nardini, ucciso il 12.9.1927 a Parigi dall’anarchico sardo Sergio di Modugno. In tale circostanza, Mazzucotelli scrive al Console italiano a Parigi un breve ma chiaro biglietto (la trascrizione è nel fascicolo): “Egregio Signor Console d’Italia. Io Mazzucotelli mi trovo in obbligo di portarmi come testimonio contro il Vice Console Nardini che Nardini era un insolente faremo parlare ancora un po’ il mondo intiero quindi ho portato visita al avvocato Signor Torrès io dirò quello che ho da dire in faccia alla giusta Giustizia francese”. Nel corso del 1937 scrive altre due lettere al prefetto di Bergamo, una del 3.7.1937 e l’altra del 17.10.1937, le cui trascrizioni sono conservate nel fascicolo. La sintassi, la grammatica e il lessico delle due lettere sono ai limiti dell’incomprensibilità, ma il loro contenuto è chiaro. Nella seconda l’esordio stesso non lascia dubbi: “‘Malandrini d’Italia fascismo e Mussolini Biratti Barbari e assasini non eora defenirla colla Brava spagna occidete dei innocenti donne e bambini criminali d’Italia che perdete il titolo di civilisasione per poi losciarsi derigere per cinque o sei persone del Governo d’Italia”. La Prefettura di Bergamo si mette subito in contatto con Consolato e Ambasciata d’Italia a Parigi per avere informazioni su Mazzucotelli, ma non ci sono altri documenti in proposito. (G. Mangini)