Medolago Francesco Giovanni Maria


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n. busta
71
n. fascicolo
2128
Primo estremo
1942
Secondo estremo
1947
Cognome
Medolago
Nome
Francesco
Altri nomi
Giovanni Maria
Presenza scheda biografica
no
Luogo di nascita
Data di nascita
1878/01/01
Livello di istruzione
laurea Giurisprudenza
Professione
avvocato
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Bergamo il 1.1.1878, liberale, definito ‘disfattista’ dalla polizia fascista. Sposato con la nobildonna Giulia Morali, ha due figlie, Andreina e Anna Maria. Tenente di fanteria dal novembre 1916 al marzo 1919, è insignito della croce al merito di guerra. Nel 1940 si iscrive al Pnf con i combattenti, ottenendo l’anzianità di iscrizione retroattiva al 1925. Dopo aver risieduto a Valbrembo (Bg) si trasferisce a Telgate (Bg) ma, avendo lo studio professionale a Bergamo, terminata l’attività lavorativa quotidiana torna a Telgate in treno.La sera del 21.5.1942 i sotto-tenenti Renzo Musitelli e Aldo Valsecchi vanno a far visita al loro collega sotto-tenente Oreste Lobbia, del 78° Reggimento di Fanteria ‘Lupi di Toscana’ del distaccamento di Grumello del Monte (Bg), da qualche mese ospite in affitto in una stanza della casa di Medolago a Telgate. Il giorno dopo, 22.5.1942, i tre sottufficiali scrivono congiuntamente una lettera all’avvocato Ernesto Noris, ispettore federale dei fasci di combattimento di Grumello del Monte, nella quale, sulla base della breve conversazione svoltasi nel giardino della villa di Medolago, denunciano quest’ultimo scrivendo: “Il giorno 21 corr. durante una nostra visita alla casa dell’avv. Medolago Franco di Telgate, ospiti di un nostro collega, il suddetto Avv. Medolago osò criticare sfavorevolmente i grandi fini per cui oggi combattiamo, mettendo in dubbio la certissima vittoria finale e dimostrando chiaramente, nonostante le nostre proteste, spirito vigliacco e disfattista mirante a lenire i grandi princìpi e l’alto valore storico della Rivoluzione. Quanto sopra per la verità”. Medolago viene arrestato già lo stesso 22 maggio e il 26.5.1942 il segretario federale del Pnf di Bergamo, Gino Gallarini, scrive una lettera riservata al prefetto di Bergamo nella quale, facendo riferimento alla lettera dei 3 militari, chiede provvedimenti di polizia nei confronti di Medolago, “resosi responsabile di manifestazione apertamente disfattista. Si informa con l’occasione che con determinazione odierna a carico del Medolago è stato adottato il provvedimento disciplinare del ‘ritiro tessera’, in attesa di ulteriori sanzioni, con la seguente motivazione: «Riuscito, con le ultime iscrizioni al Partito, a camuffarsi da fascista. È stato colto mentre manifestava la sua vera mentalità di disfattista e di menagramo»”. Sullo stesso foglio della lettera di Gallarini, scritto a lapis di pugno del prefetto, c’è la scritta: ‘al Confino’. Il 29.5.1942 i 3 sottufficiali che la settimana prima avevano spontaneamente scritto all’ispettore fascista di zona denunciando Medolago, firmano congiuntamente un’ulteriore dichiarazione, nella quale riferiscono in modo più articolato le loro accuse nei confronti di Medolago, il quale “disse che la guerra attuale è stata iniziata senza uno scopo di benessere e di vantaggio per la nazione; che nulli sono per lui i sacrifici dei nostri combattenti; che non vinceremo questa guerra perché siamo di gran lunga inferiori al nemico; che anche riuscendo vincitori non ne trarremo mai nessun beneficio poiché, secondo lui, l’Inghilterra non sarà tanto fessa da voler darci quanto richiederemo. Ad una obiezione prospettatagli nei riguardi delle nostre corrispondenze dal fronte affermò che non corrispondono a verità perché soggette al controllo ed al vaglio dello Stato. Dichiarò infine che l’azione svolta sino ad oggi dal Partito non ha portato che danno e, a dimostrazione di ciò, attribuì a colpa del fascismo lo sfollamento della montagna”. Arrestato il 3.6.1942, Medolago viene tradotto nelle carceri di S. Agata a Bergamo, dove l’8.6.1942 viene visitato dal medico delle carceri dr. Gualteroni, che rilascia un certificato di idoneità psico-fisica, da parte di Medolago, a sopportare il regime del confino. In carcere, in attesa delle deliberazioni della Commissione provinciale, il 12.6.1942 scrive di suo pugno l’istanza per ottenere la libertà provvisoria, che gli viene concessa. Il 17.6.1942 si presenta davanti alla Commissione Provinciale per il confino di polizia di Bergamo, composta dal prefetto, conte Francesco Ballero, dal federale Gino Gallarini, dal procuratore del Re Tommaso Poidimani, dal questore Giuseppe Pumo, dal Console Mvsn Aliati e al maggiore di Cc Ugo Marchetti. La Commissione lo condanna a 5 anni di confino giudicandolo ‘pericoloso per l’ordine pubblico’, perché ha espresso valutazioni negative sull’andamento della guerra. Tra i documenti conservati nel fascicolo c’è anche il testo della sua deposizione presso la Commissione Provinciale e qui di seguito riportato: “La sera del 21 maggio (1942) tra altre chiacchiere fui interpellato da uno del 2 ufficiali che erano venuti a visitare il S. Tenente Lobbia, mio ospite, sulle mie impressioni sulla guerra. Risposi che la ritenevo lunga e difficile, tanto più se tenevamo conto del fatto che la Russia nonostante le sconfitte subite non si presenta prossima all’esaurimento e che l’Inghilterra e l’America posseggono una enorme quantità di territorio; che comunque non c’era dubbio sulla riuscita vittoriosa della guerra perché siamo in mano di due persone di levatura superiore che danno perciò ogni garanzia in proposito. Uno dei sottotenenti riferì che sperava in una presa di possesso di colonie ed io osservai che ciò poteva anche darsi, ma era bene tener presente che già fin da ora gli Stati Uniti si fanno cedere con mota frequenza dall’Inghilterra basi aeree e navali, per cui a guerra finita forse si sarebbe trovata con poca disponibilità. A questo punto altro dei sottotenenti osservò che sperava almeno in una forte indennità di guerra; osservai che qualora l’Inghilterra fosse stata debellata non si sarebbe forse trovata nella possibilità materiale di rispondere ai nostri desiderata. Non è vero che io abbia detto che i sacrifici dei nostri soldati sarebbero stati inutili, perché, diretti come siamo da Mussolini e da Hitler, creature di levatura assolutamente superiore, scopi se ne potranno raggiungere senz’altro e noi dobbiamo aver fede nelle direttive date da essi. Non ho detto che i giornalisti siano gente prezzolata del Governo, ho detto soltanto che è gente che parla a seconda delle impressioni che viene data dal movimento e dal fatto accaduto nel settore che è stato oggetto di osservazione e di studio da parte di ciascuno. É vero che ho detto che la montagna è spopolata, ma non ne ho dato la colpa al fascismo. Sono stato sempre liberale e sono entrato nel fascismo come ex combattente”. Il 23.6.1942, intanto i Cc di Bergamo, stranamente ignorando che Medolago è già stato condannato al confino di polizia e che è in attesa di conoscere la sua destinazione, come sempre decisa dal Ministero dell’Interno, scrivono alla Questura delineando un suo breve profilo biografico e politico, nel quale affermano che “nel pubblico e nelle autorità di Telgate l’assegnazione dell’avv. Medolago al confino di polizia produrrebbe favorevole impressione. Tale provvedimento costituirebbe un monito salutare per gli ‘indifferenti’ che pensassero eventualmente d’imitare l’avv. Medolago nella propagazione di idee tendenti a sminuire il valore dei nostri soldati, la potenza della nostra nazione e la fede nella vittoria”. Ancora il 25.6.1942 la Commissione Provinciale attende che il Ministero dell’Interno comunichi la destinazione del confino, che arriva l’1.7.1942 con l’indicazione della località di Castiglion Messer Marino (Ch), dove Medolago giunge il 17.7.1942. Questi, nel frattempo, già il 25.6.1942 presenta appello, respinto. Agli inizi di agosto del 1942 invia al Ministero un’istanza per la remissione della pena, nella quale, sulla base di quanto da lui già asserito al momento della seduta della commissione provinciale, tende a circoscrivere la portata di quanto gli viene attribuito. La Prefettura di Bergamo il 12.8.1942 invia le sue contro-deduzioni al Ministero dell’Interno, osservando che “le circostanze addotte dall’internato nell’istanza, che si restituisce, sono una sequela di pretesti con i quali egli mirerebbe a fare apparire un colloquio amichevole ed innocuo quella che fu invece una discussione animata e nella quale l’esponente si espresse con giudizi e critiche miranti ad affievolire lo spirito guerriero del nostro soldato ed a sminuire la fede nella vittoria. Contrariamente a quanto asserisce l’avv. Medolago nel suo esposto, la discussione politico-militare tenuta la sera del 21 maggio u.s. non ebbe luogo per iniziativa dei tre ufficiali bensì per sua manifesta volontà”. Nel settembre 1942 Medolago chiede che gli venga corrisposto il sussidio giornaliero in quanto nullatenente per via della sua situazione di confinato, ma il 7.10.1942 l’istanza viene respinta, usando strumentalmente l’ingenua dichiarazione della figlia Anna Maria, che nella circostanza dichiara che la famiglia sarebbe stata ben felice di provvedere al mantenimento del congiunto. Il 16.10.1942 viene accordato alla figlia Anna Maria il permesso di raggiungere il padre a Castiglione Messer Marino per assisterlo. Il 27.10.1942 Medolago scrive di suo pugno dal confino una lettera al questore di Bergamo per richiedere nuovamente la concessione del sussidio quotidiano, osservando che “se è encomiabile che i familiari mantengano il congiunto, è naturale che questi tenti di ridurre il danno, già gravissimo di per sé, in dipendenza della condizione in cui trovasi e che faccia il possibile di pesare su di essi il meno possibile, per una questione semplicissima di decoro”. Nel momento in cui sta scrivendo Medolago non può sapere che, nello stesso giorno, viene prosciolto condizionalmente dal confino in occasione del ventennale della marcia su Roma. Il 2.11.1942 si mette in viaggio per Bergamo e rientra a Telgate. Nel fascicolo è conservata una sua foto segnaletica in triplice posa. Il 12.8.1947 viene incluso nell’elenco dei confinati politici. Cpc, b. 3198, 1942-1942. (G. Mangini)
Familiari
Medolago Giovanni (padre)
Nato nel 1852, possidente.
Medolago Marianna (madre)
Possidente
Morali Giulia (moglie)
di Clemente ed Elisa Marenzi, n. a Bergamo il 13.10.1878. Nel 1925 viene investita da un'automobile e gravemente ferita.
Medolago Andreina (figlia)
Nata a Bergamo il 26.10.1912.
Medolago Anna (figlia)
Nata a Bergamo l’8.2.1915.
Medolago Giovanna Maria Maddalena (sorella)
Nata a Rosciate (Bg) l’8.1.1882.
Luoghi di residenza
Valbrembo Lombardia Italia Telgate Lombardia Italia
Fatti notevoli
1942/06/17 - 1942
Esprime pubblicamente valutazioni negative sull’andamento della guerra.
1916 - 1919
Tenente di fanteria dal novembre 1916 al marzo 1919, è insignito della croce al merito di guerra.
Sanzioni subite
arresto (1942/05/22 - 1942/06/17)
confino politico (1942/06/17 - 1942)
Il 17.6.1942 la Commissione Provinciale di Bergamo lo condanna a 5 anni di confino di polizia a Castiglion Messer Marino (Ch) con l'imputazione di disfattismo, pericoloso per l’ordine pubblico.
In rubrica di frontiera
no
In bollettino ricerche
no
Esclusione dallo schedario
no
Documentazione allegata
Foto segnaletica in triplice posa realizzata dalla polizia
Altre fonti archivistiche
(ACS-CPC) Archivio centrale dello Stato (Roma), Casellario Politico Centrale
Busta 3198, Fascicolo
Riferimenti bibliografici
Antifascisti Cpc 1998, vol. 12
riferimento p. 293