Merati Giovanni Pietro


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n. busta
71
n. fascicolo
2138
Primo estremo
1942
Secondo estremo
1947
Cognome
Merati
Nome
Giovanni
Altri nomi
Pietro
Presenza scheda biografica
no
Luogo di nascita
Data di nascita
1901/08/23
Livello di istruzione
licenza elementare
Professione
operaio
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Bonate Sopra (Bg) il 23.8.1901. Trasferitosi a Torino, emigra in Francia per poi rientrare in Italia il 21.9.1939, con domicilio a Bergamo in via della Milizia 90. Lavora come falegname presso gli stabilimenti di Dalmine, antifascista. Sposato con Assunta Salvetti, ha tre figli: Clementina, Maddalena e Carlo. Nell’aprile 1942 negli stabilimenti di Dalmine (Bg) vengono rinvenute alcune tavole di legno compensato, di solito usate per l’oscuramento delle finestre, sulle quali c’è scritta la frase “Italia bella ma vi sono dei capitalisti che meritano la forca; Italia magnifica per il ricco; Bergamo l’inferno per l’operaio”. Inizia subito la ricerca dell’autore della scritta. Durante gli accertamenti, il 28.4.1942 sulle pareti interne di un gabinetto dello stabilimento viene ritrovata la scritta “Abbasso il Duce e Hitler. Abbasso il Duce” e il giorno dopo, sulla porta interna di un altro gabinetto, viene ritrovata la scritta “Viva Badoglio, il Re alla Baggina, Mussolini alla ghigliottina”. Fotografate tutte le scritte, attraverso confronti calligrafici vengono individuati tre dipendenti dello stabilimento come sospetti autori delle scritte. Oltre a Merati, vengono individuati Renato Granelli, autore della scritta ‘più grave’, quella su Badoglio rinvenuta il 29.4.1942, e Angelo Cattaneo (di Giuseppe e Santina Monzio Compagnoni, n. a Comun Nuovo il 26.10.1895, residente a Dalmine, sposato con tre figli, iscritto al Pnf dal 1925 ma espulso nel 1926 per cattiva condotta), sospettato perché “poco prima della scoperta si era assentato dal reparto ed era stato visto rientrare da una porta sita nei pressi del gabinetto dove fu rinvenuta la scritta”. Interrogato riguardo alle scritte, Merati, come riferisce il rapporto dei Cc di Bergamo del 14.5.1942 alla Questura, “ha ammesso di essere l’autore di tutte le scritte rilevate sulle tavole di legno compensato e precisamente quelle riprodotte in fotografia, dichiarando di avere fatto ciò in seguito ad abbattimento morale, a causa delle cattive condizioni economiche in cui versa da circa tre mesi”. Arrestato alle ore 18 del 13.5.1942 e associato alle carceri giudiziarie di S. Agata in Città Alta, il 17.6.1942 viene condannato dalla Commissione Provinciale di Bergamo (composizione: prefetto Francesco Ballero; federale Gino Gallarini; procuratore del Re Tommaso Poidimani; questore Giuseppe Pumo; console Mvsn Aliati; maggiore Cc Ugo Marchetti) a 2 anni di confino. In attesa della comunicazione della destinazione da parte del Ministero dell’Interno, rimane rinchiuso nelle carceri giudiziarie di Bergamo. Il 22.6.1942 presenta ricorso in appello alla Commissione centrale presso il Ministero dell’Interno, che però respinge l’istanza. Il 3.7.1942 giunge a Bergamo la comunicazione del luogo del confino, Pisticci (Mt) e l’11.7.1942 viene affidato ai Cc perché lo scortino alla destinazione assegnata, dove giunge il 25.7.1942, ottenendo il sussidio per le sue misere condizioni economiche. Il 9.8.1942 da Pisticci chiede di poter corrispondere con la moglie e l’8.10.1942 scrive al Cpc chiedendo il proscioglimento dal confino per poter provvedere alla famiglia. Il 16.10.1942 viene trasferito a Castel di Guido (Roma) e il 17.10.1942 il maresciallo Giglio dei Cc di Bergamo scrive al questore di Bergamo dichiarandosi favorevole ad un eventuale provvedimento di proscioglimento di Merati dal confino per l’assenza di precedenti. Rilasciato il 4.11.1942 in seguito ad amnistia per il ventennale della marcia su Roma, rientra a Bergamo il giorno dopo. Nel febbraio 1945 la Gnr di Bergamo bassa chiede sue notizie alla Questura, dalle quali risulta arruolato presso il 18° Battaglione Lavoratori. Nel fascicolo è conservata una sua foto segnaletica in triplice posa. Il 12.8.1947 viene incluso nell’elenco dei confinati politici durante l’ex regime fascista con la qualifica di apolitico. Cpc, b. 3235, 1942-1942. ACS, Confino politico, b. 659 fasc. 10014. (G. Mangini)
Familiari
Merati Carlo (padre)
Casali Clementina (madre)
Salvetti Assunta (moglie)
di Salvatore e Giovanna Pedersoli, n. a Darfo (Bs) il 15.8.1906, cameriera.
Merati Clementina (figlia)
Nata a Torino il 30.5.1931.
Merati Maddalena (figlia)
Nata a Bergamo il 29.5.1932.
Merati Carlo (figlio)
Nato a Saint Maurice in Francia il 20.7.1939.
Luoghi di residenza
Bergamo Lombardia Italia via della Milizia, 90 Francia ( - 1939) Bergamo Lombardia Italia (1939 - )
Fatti notevoli
1942 - 1942
Scrive frasi antifasciste su tavole di legno compensato presso gli stabilimenti ausiliari di Dalmine: “I capitalisti meritano la forca, abbasso Hitler e Mussolini”.
Sanzioni subite
confino politico (1942/04/17 - 1942/11/04)
Il 17.6.1942 viene condannato a 2 anni di confino a Castel di Guido (Roma) e a Pisticci (Matera) per aver eseguito scritte antifasciste.
Relaz. con altri soggetti
Granelli Renato
ASBg, Sovversivi
Cattaneo Angelo
In rubrica di frontiera
no
In bollettino ricerche
no
Esclusione dallo schedario
no
Documentazione allegata
Foto segnaletica in triplice posa scattata dagli organi di polizia
Altre fonti archivistiche
(ACS-CPC) Archivio centrale dello Stato (Roma), Casellario Politico Centrale
Busta 3235, Fascicolo
(ACS, C) Archivio centrale dello Stato (Roma), Confino politico
Busta 659, Fascicolo 10014
Riferimenti bibliografici
Antifascisti Cpc 1998, vol. 12
riferimento p. 335