Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Cividate al Piano (Bg) il 21.10.1892, contadino, antifascista, terza elementare, ex combattente come soldato semplice di fanteria, sposato con due figlie, pregiudicato per lesioni, furto semplice, ubriachezza. Il 4.12.1915 il Tribunale di Guerra del 14° Corpo d’armata lo condanna a 20 anni di reclusione per codardia, condanna in seguito amnistiata. Nella notte tra il 30 e il 31.8.1942, completamente ubriaco, a Cividate al Piano grida “Fra due mesi ci saranno gli inglesi; ci prenderanno anche la campane, il Duce ci fa morire tutti di fame”. Le frasi vengono sentite dall’impiegata comunale Elisa Bellebono, di 37 anni, che l’1.9.1942 le riferisce al comandante della stazione dei Cc di Martinengo, il quale procede al rintraccio e all’arresto di Aimoni. Alla prima testimone se ne aggiungono altre due, Carlotta Peci, casalinga di 28 anni, e Giuseppa Belometti, casalinga di 45 anni. La visita medica effettuata il 20.9.1942 dall’ufficiale sanitario dichiara che Aimoni è “idoneo al regime del confino”. Il 27.9.1942 con un telegramma il Ministero dell’Interno autorizza la Commissione Provinciale per il confino di polizia di Bergamo all’assegnazione di Aimoni al confino e ciò avviene il 14.10.1942 con una condanna ad un anno perché ritenuto pericoloso per l’ordine nazionale, “proponendo che lo stesso venga destinato in una colonia di terraferma. L’Aimoni, che è ex combattente, è in misere condizioni economiche e non è in grado di provvedere al suo mantenimento”. La Commissione è composta dal prefetto Luigi Giannitrapani, dal federale fascista Gino Gallarini, dal procuratore del Re Angelo Sigurani, dal questore Giuseppe Pumo, dal console Mvsn Carlo Alliata, dal colonnello dei Cc Ugo Marchetti. Tuttavia, Aimoni non sconta la condanna perché, in occasione del ventennale della marcia su Roma, il 27.10.1942 viene emesso un condono e l’1.11.1942 viene rimesso condizionalmente in libertà. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia in triplice posa. Cpc, b. 37, 1942-1943. (R. Vittori)