Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Branzi (Bg) il 15.1.1881, sposato con Maria Midali, ha 7 figli, 4 maschi: Giovanni, Angelo, Angioletto e Vittorio, e 3 femmine: Maddalena, Cesarina, Giuseppina, nessuno dei quali iscritti ad associazioni fasciste. Risiede a Branzi nella frazione Ripe, lavora come operaio e minatore, zoppica per l’artrite, è socialista La sua scheda biografica viene aperta dal 19.8.1932. La mattina del 25.6.1932, infatti, si trova per caso a fare un tratto di strada sulla strada da Branzi a Carona con due operai in cerca di lavoro e a lui sconosciuti, Giuseppe Bassis (manovale, di Alessandro e Anna Ruggeri, n. a Grassobbio il 13.5.1891 e residente a Bergamo in via Pignolo 42) e Giorgio Oberti (manovale, di Simone e Caterina Zanoletti, n. l’1.11.1910 a Camerata Cornello, dove risiede). Parlando della crisi economica, Midali pronuncia frasi contro Mussolini: “bisognerebbe ammazzare Mussolini per poter vivere perché è sua la colpa della crisi, e mantiene tanti lazzaroni a Bergamo”. Nella relazione dei Cc al prefetto di Bergamo, e da questo al Cpc, è scritto che poco dopo aver detto la frase che gli viene imputata, “evidentemente pentito di quanto aveva detto, il Midali si raccomandava ai compagni di viaggio di non dire nulla a nessuno e di non fargli del male. Il fatto venne riferito lo stesso giorno dal Bassis e dall’Oberti all’arma di Branzi che procedeva all’arresto del Midali. Questi, interrogato al riguardo, si è protestato innocente affermando di non aver pronunciate le frasi incriminate”. Come recita la sua scheda biografica, “risaputasi la cosa, egli venne il giorno appresso arrestato”: i due operai avevano informato infatti i Cc di Branzi con una denuncia scritta e firmata già verso le ore 12. Il 26.6.1932 Midali viene arrestato e tradotto alle carceri giudiziarie di Bergamo. Informato il Ministero dell’Interno, questo, “tenuto conto che il Midali risultava individuo di cattiva condotta morale e pregiudicato per reati contro la proprietà e le persone, dispose che il medesimo venisse deferito alla Commissione Provinciale quale diffamato comune a’ sensi dell’art. 181 n. 2 della legge di PS”. La Commissione Provinciale per il confino di polizia di Bergamo nella seduta del 18.7.1932 delibera l’assegnazione di Midali al confino per un anno. Tuttavia, dal suo certificato medico non risulta in grado di sopportare il regime di confino, pertanto, nella seduta del 3.8.1932, la condanna viene commutata in ammonizione. Viene inserito nell’elenco delle persone da arrestare in determinate circostanze perché, nonostante “la mancanza di cultura, il grado di sviluppo intellettuale e le sue condizioni fisiche’ non gli consentano di svolgere ‘propaganda fattiva”, pure “è individuo da ritenersi pericoloso in determinate circostanze”. Il provvedimento dell’ammonizione cessa nel 1934, Midali però viene sorvegliato anche negli anni successivi, ma dalle note relative non emerge più nulla a suo carico. Lavora saltuariamente nelle cave di ardesia di Branzi, di proprietà della moglie. In una relazione dei Cc di Bergamo alla Questura del 4.4.1938 è scritto che “Midali non è inscritto al P.N.F., e nei riguardi del Regime si dimostra indifferente. É persona innocua e incapace di qualsiasi attività che possa preoccupare l’ordine nazionale”. Radiato nel 1943. Cpc, b. 3270, 1932-1943. (G. Mangini)