Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Ciserano (Bg) il 30.4.1898, dove risiede, antifascista, confinato politico. Ha partecipato alla prima guerra mondiale, durante la quale viene ferito da una scheggia di bomba che lo colpisce alla guancia destra. L’11.7.1918 viene condannato a 20 anni di reclusione per diserzione, pena poi annullata al termine della guerra. Il 22.2.1923 viene condannato a 16 anni e 8 mesi 8 di reclusione per omicidio volontario, pena in parte espiata e in parte condonata. Dopo la scarcerazione, il 21.5.1929 viene arrestato per manifestazione sovversiva. Lavora come manovale a Milano. Il 29.7.1933 si sposa con Maria Vitali, da cui ha 3 figli. Il 26.6.1939 la Commissione Provinciale di Bergamo lo condanna al confino politico per un anno perché il 4.5.1939 verso le ore 22,30 nell’osteria “Caffè impero” di Ciserano, mentre è in compagnia dei fratelli Giuliano Luigi e Giovanni Francesco, entrambi pregiudicati, con i quali sta discutendo, dice ad alta voce la frase: “Io sono rosso abbasso i neri”. Denunciato al fascio locale dal messo comunale fascista Natale Valsecchi (di Bortolo e Maria Ambrosini, nato il 17.12.1896 a Ciserano), viene fermato e interrogato dai Cc di Verdello (Bg). Bertola afferma di non ricordare di aver detto tale frase, ma i Cc trovano un altro testimone, Angelo Oberti (di Luigi ed Ernesta Carminati, nato ad Entratico il 5.91897), il quale afferma che Bertola si è vantato di essere stato in carcere e che “per mangiare bisogna andare in Francia, viva la Francia e abbasso l’Italia”. Anche l’esercente Emilia Ferrario (fu Francesco e Annunciata Allegrini nata ad Arcene il 23-10-1889) conferma l’accaduto. Bertola trascorre il periodo del confino a Grottaminarda (Av). Nel novembre 1939 la Commissione d’Appello respinge il suo ricorso. Terminato il periodo di confino nel maggio 1940, il 22.7.1940 è nuovamente condannato al confino, stavolta a 4 anni, per percosse e offese ai fascisti. I Cc così ricostruiscono i termini della vicenda: la sera del 29.6.1939 Bertola, ubriaco, incontra i fascisti Lino Bugini (nato a Lurano il 30.8.1898, industriale), il muratore Defendente Giovanni Bertola (nato a Ciserano l’1.7.1895) e Luigi Corna (nato a Ciserano il 13.12.1893) e dice loro: “Imboscati di fascisti, maioni, andate a fare il vostro dovere a combattere, camicie nere schifose fate i fascisti in linea e non a casa”. Bugini chiede spiegazioni e Bertola risponde gettandogli addosso la bicicletta addosso, ne segue una colluttazione con procura lievi abrasioni al Bugini, mentre gli altri due fascisti non intervengono nel litigio. Il litigio termina con l’intervento del fascista Battista Tasca, che separa i due contendenti. Il 30.6.1940 Bugini presenta querela contro Bertola, firmata anche dagli altri due fascisti come testimoni. Il 22.7.1940 la Commissione Provinciale di Bergamo (prefetto Ballero; questore Pumo; procuratore del Re Calcaterra, comandante dei Cc U. Marchetti; comandante la XIV legione Mvsn Di Luciano) lo condanna a 4 anni di confino di polizia. Dopo essere stato confinato a Dipignano (Cs), dove giunge l’11.9.1940, la moglie di Bertola il 18.11.1940 presenta una prima domanda di grazia, sulla quale il comandante dei Cc di Verdello, Giulio Biondi, visti i precedenti del Bertola, esprime parere contrario. Il 21.1.1941 il podestà di Ciserano informa la Questura di Bergamo che la moglie e i figli di Bertola ogni mese vengono assistiti con 12 kg di pane, 20 di farina gialla, 4 di riso, 6 di carne, 2,4 chili al mese di zucchero, un litro di latte al giorno, mentre l’Opera Maternità ed infanzia ha concesso 50 lire al mese per i mesi da settembre a dicembre. Nello stesso mese di gennaio 1941, oltre ad aver chiesto il rinnovo dei sussidi anche per il primo trimestre 1941, una seconda domanda di clemenza per il marito viene presentata dalla moglie di Bertola, nella quale lamenta il grave stato di indigenza della famiglia che, senza il lavoro del marito, non ha mezzi sufficienti per sostentarsi e sopravvive con i sussidi alimentari elargiti dal comune di Ciserano e quelli finanziari da parte dell’Opera infanzia e maternità di Bergamo. Nell’aprile 1941 gli viene concessa la grazia e Bertola deve presentarsi presso il municipio di Ciserano entro il 15.4.1941. Il 14.4.1941 il questore di Bergamo si rivolge al podestà di Ciserano e ai Cc di Verdello, informandoli della concessione della grazia a Bertola e chiedendo di esercitare sorveglianza nei suoi confronti; tuttavia, il questore aggiunge che “sono noti i sentimenti ostili al Fascismo in precedenza manifestati dal Bertola, come è risaputo del suo temperamento impulsivo e violento; risulta però altresì che egli è preso di mira da elementi locali, che ne provocano il risentimento e le manifestazioni per le quali venne per due volte inviato al confino. Si pregano il Podestà e il comandante dell’Arma di Verdello a interessarsi per evitare il rinnovarsi di tale situazione”. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia in doppia posa del 17.6.1939 e due copie di una sua fotografia del 1940, riprodotte dalla Questura di Milano. (R. Vittori)