Bettoni Giacomo

n. busta
12
n. fascicolo
388
Primo estremo
1933
Secondo estremo
1945
Cognome
Bettoni
Nome
Giacomo
Presenza scheda biografica
no
Luogo di nascita
Data di nascita
1885/05/28
Livello di istruzione
licenza elementare
Professione
tramviere operaio
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Cavernago (Bg) il 28.5.1885, tramviere, operaio, antifascista. Sposato con Letizia Scarpellini, ha 5 figli: Enrico, Luigi, Battista, Guido, Albina, vive a Bergamo, prima in via Bono 33, poi in via Borgo Palazzo 84. Inizialmente lavora come tramviere e partecipa agli scioperi ferroviari, ma nel 1921, dopo 18 anni di servizio, per le sue posizioni politiche ‘sovversive’ viene licenziato dal direttore dell’azienda tramviaria municipale, l’ingegner Antonio Braguti. Il 13.7.1933 il comando della 14a Legione Mvsn di Bergamo segnala alla Questura che nel pomeriggio del precedente 8.7.1933, mentre passava per via Borgo Palazzo, Bettoni si è avvicinato al capo operaio e fascista Armando Lussana, addetto ai lavori della linea tramviaria, e con “toni arroganti” gli rivolge frasi di disprezzo nei confronti di Mussolini alla presenza di altri operai. Nell’informativa il comando della Mvsn fa riferimento alla presenza, presso il proprio Ufficio Politico Investigativo – UPI di uno schedario sugli oppositori politici, nel quale è compresa anche la scheda di Bettoni, dalla quale risulterebbe che Bettoni nel 1923 è stato ammonito dalla Questura per frasi contro il fascismo. Il giorno dopo, 14.7.1933, tutti i soggetti coinvolti vengono convocati in Questura e interrogati dal commissario di PS Guido Masiero. Dalle diverse testimonianze, però, emergono versioni assai diverse dell’accaduto, rendendo molto difficile al commissario Masiero una credibile ricostruzione dei fatti. Il fascista Lussana sostiene di non aver detto nulla e che Bettoni avrebbe detto “Turati è andato a dar via il culo e Starace andrà”, al che Lussana lo invita ad andarsene e Bettoni aggiunge “Perché forse te ghe dà anca te ol cül a chela zet le?” e a quel punto Lussana lo aggredisce. L’operaio Luigi Fratus allontana Bettoni, ma altri riferiscono che questi ha continuato a ingiuriare Lussana e a tirare in ballo Turati, Starace e il duce. Ritiene però che Bettoni sia stato licenziato per sue idee sovversive. L’operaio Paolo Viscardi, a sua volta addetto ai lavori della linea tramviaria, nel verbale della sua dichiarazione da lui firmato e controfirmato anche dal console della Mvsn Angelo Testa, afferma di essere a sua volta intervenuto per dividere Lussana e Bettoni e che quest’ultimo avrebbe detto “Il tuo duce Mussolini, Starace e Turati e anche il tuo ingegnere Braguti sono tutti disonesti, e tu pure che sei il suo prostituto”. Un’altra testimonianza è quella di un manovale della squadra di manutenzione della linea del tram, Giovanni Biraghi (nato a Bergamo il 14.10.1908, residente in via Borgo Palazzo 78), il quale afferma che mentre stava lavorando ha sentito delle grida e ha trovato il capo squadra Lussana, circondato da altri operai, che stava discutendo animatamente, mentre gli altri operai sembrava stessero con Bettoni, a Biraghi sconosciuto. Gli operai hanno cercato di portar via il capo squadra e l’altro, mentre si stava allontanando, ha gridato all’indirizzo di Lussana: “te ghe dac ol cül a Mussolini Starace e Turati che i è töc lader” e forse ha detto qualcosa anche contro l’ingegner Braguti. Oltre alle testimonianze qui sopra citate, davanti al commissario Masiero ci sono anche quelle degli operai Giovanni Caironi, Annibale Claris, Basilio Foresti, Luigi Fratus, Tobia Giovanni Roda. La dichiarazione di Bettoni, sempre del 14.7.1933, fornisce una versione ancora diversa, secondo cui un operaio, dopo averlo salutato, gli avrebbe chiesto se andava a Brescia “a trovar Turati” e lui per scherzo avrebbe risposto di si. A quel punto viene aggredito da Lussana con pugni alla base del cranio e lui per difendersi prende in mano un sasso dicendogli: “Tu sei un fascista di sua eccellenza il duce, tu sei un fascista di Turati; io del partito non ho mai parlato male di nessuno e nemmeno di sua eccellenza il duce”. Bettoni aggiunge che, avendo parlato di Turati, Lussana se la sia presa perché Bettoni era stato licenziato dall’ing. Braguti che è turatiano. In difesa di Bettoni è intervenuto poi l’ing. Claris e lo stalliere della trattoria ‘Noce’ che, vedendo Lussana rivoltarsi anche contro l’ing. Claris, lo minaccia con un badile dicendogli “guai se tocchi quest’uomo; hai battuto ingiustamente questo, e quest’altro non lo tocchi per niente affatto”. Bettoni aggiunge infine di non aver mai militato in nessun partito, di non essere fascista e di non voler essere come Lussana. Ritiene di essere stato licenziato ingiustamente dall’ing. Braguti sulla base di false testimonianze e per antipatie. Per i colpi subiti da Lussana ha ricevuto dal medico giorni 5 di convalescenza. Nella sua relazione alla Questura del 15.7.1933, il commissario Masiero attribuisce a Bettoni l’inizio del litigio, perché a suo tempo era stato licenziato dall’ing. Braguti, ma nella sua dichiarazione Lussana però non afferma che Bettoni abbia pronunciato il nome del duce, fatto escluso anche dall’operaio Foresti, inoltre, prosegue Masiero, ci sono molte discordanze nelle varie dichiarazioni, tuttavia “dal complesso si è indotti a ritenere che siano state attribuite come pronunciate anche all’indirizzo di S.E. il capo del governo (il cui nome fu fatto dal Bettoni, ma con altro scopo) frasi che invece si riferivamo od erano comunque indirizzate a Turati, all’ing. Braguti e forse all’onorevole Starace”. Inoltre, conclude Masiero, Bettoni è un personaggio strambo, forse come conseguenza di una caduta di qualche anno addietro che “gli offese il cervello”. Non ha precedenti negli atti della Questura. Così, dopo essere stato arrestato, dopo alcuni giorni Bettoni viene rilasciato perché la sua imputazione, cioè avere rivolto insulti al duce e al capo squadra, non è stata del tutto provata, tuttavia Bettoni viene diffidato. Una nota del 19.11.1940 di Tito Calanca, della squadra politica della Questura, rileva la sua buona condotta, l’indifferenza nei confronti del regime fascista e il non aver dato segni di ‘ravvedimento’. Il 12.10.1945 l’APPIA – Associazione Perseguitati Politici Italiani Antifascisti scrive alla Questura di Bergamo perché Bettoni ha presentato domanda di ammissione a socio dell’associazione, pertanto vengono richieste alla Questura informazioni in proposito. Non sono conservati documenti sull’eventuale iscrizione di Bettoni all’APPIA. (R. Vittori)
Familiari
Bettoni Luigi (padre)
Nato nel 1862, agricoltore.
Feotti Francesca (madre)
Scarpellini Letizia (moglie)
Nata a Cavernago il 26.3.1888.
Bettoni Enrico (figlio)
Nato nel 1910.
Bettoni Luigi (figlio)
Nato nel 1912.
Bettoni Battista (figlio)
Nato.nel 1916.
Bettoni Guido (figlio)
Nato nel 1919.
Bettoni Albina (figlia)
Nata nel 1925.
Bettoni Vincenza Ester (sorella)
Nata a Malpaga il 27.4.1884, dove si sposa il 6.2.1907 con Raimondo Battista Tirloni.
Bettoni Ettore Vincenzo (fratello)
Nato a Malpaga il 30.10.1886.
Bettoni Virginia Enrica (sorella)
Nata a Malpaga il 25.2.1888.
Bettoni Giuseppe Cesare (fratello)
Nato a Malpaga il 13.3.1889.
Bettoni Maria Adele Pasqua (sorella)
Nata a Malpaga il 30.3.1891.
Bettoni Iride Enrica (sorella)
Nata a Malpaga il 7.5.1892.
Bettoni Guido Fermo (fratello)
Nato a Malpaga l’8.8.1893.
Bettoni Rosa Maria (sorella)
Nata a Malpaga il 20.1.1895.
Bettoni Cesare Giuseppe (fratello)
Nato a Malpaga il 6.9.1896.
Bettoni Antonio (fratello)
Nato a Malpaga il 19.2.1898.
Bettoni Rosa Gina (sorella)
Nata a Malpaga il 17.6.1900.
Luoghi di residenza
Bergamo Lombardia Italia via Bono 33, poi Borgo Palazzo 84
Fatti notevoli
1921
Licenziato per ragioni politiche dal suo impiego come tramviere
1933/07/08
L'8.7.1933 litiga in via Borgo Palazzo a Bergamo con il fascista Armando Lussana.
Sanzioni subite
diffida (1933 - )
In rubrica di frontiera
no
In bollettino ricerche
no
Esclusione dallo schedario
no