Morali Enrico Giovanni Maria

n. busta
74
n. fascicolo
2245
Primo estremo
1924
Secondo estremo
1933
Cognome
Morali
Nome
Enrico
Altri nomi
Giovanni Maria
Presenza scheda biografica
no
Luogo di nascita
Data di nascita
1895/08/24
Luogo di morte
Bergamo
Data di morte
1945/11/13
Livello di istruzione
diploma ragioniere
Professione
impiegato
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Bergamo il 24.8.1895. Diplomato ragioniere, partecipa alla prima guerra mondiale al comando del 78° Reggimento ‘Lupi di Toscana’, viene ferito 3 volte e decorato con due medaglie d’argento e una di bronzo. Viene anche insignito della Croce dell’Ordine Militare di Savoia per merito di guerra, conclusa con il grado di capitano. Il fratello maggiore Vincenzo (nato a Verdello il 7.10.1892), muore in guerra l’1.7.1916 nella battaglia del Monte San Michele (Go). Risiede in via Pignolo 112 a Bergamo e lavora come ragioniere professionista nello studio di via Tasso 6. Si iscrive al partito fascista il 24.7.1920. Amico di D’Annunzio, lo segue nell’esperienza fiumana. Con sentenza del 15.10.1922 della Pretura di Bergamo viene assolto dalle accuse di rappresaglie e danneggiamento alla sede del circolo socialista di San Pellegrino (Bg), per non aver commesso il fatto. Il 28.10.1922, in concomitanza con la marcia su Roma, fa parte del gruppo dei fascisti che prendono possesso degli uffici pubblici a Bergamo, rimanendo leggermente ferito nello scontro con i soldati dell’esercito che presidiano gli uffici. Il 26.3.1924, per effetto di un’amnistia, la Pretura di Bergamo decreta non doversi procedere nei suoi confronti per il reato di lesioni personali volontarie. Segretario politico del fascio di Bergamo, seniore della Mvsn nella 14a ‘Legione Orobica’, nel luglio 1924 viene espulso dal partito. In conseguenza di ciò, la Questura di Bergamo, come è indicato in una nota interna ‘riservatissima’ del 20.7.1924, dispone “un servizio di vigilanza sul M° Beratto, sul Cav. Capoferri (in misura più ridotta) sul Sig. Gmur” a tutela di eventuali rappresaglie da parte di Morali. Questi, insieme ad altri fascisti bergamaschi, cerca di dar luogo ad un movimento di fascisti dissenzienti, senza particolare successo. Nel dicembre 1924 chiede la licenza gratuita, come milite della Mvsn, di portare la rivoltella, ma il permesso gli viene negato. Il 22.3.1925, in occasione del sesto anniversario della fondazione dei fasci di combattimento, Morali viene fermato perché intenzionato a disturbare la cerimonia ufficiale insieme ad altri. Il gruppo viene rilasciato alla mezzanotte del giorno stesso. Nell’ottobre 1927 viene ammonito verbalmente in Questura e, in tale circostanza, “riconosce di avere tenuto una condotta poco edificante, ma fa osservare che da parte della pubblica opinione ci sono delle esagerazioni. Aggiunge che, comunque, è in lui il fermo proposito di riabilitarsi e di darsi completamente alla professione, nella quale è già bene avviato, avendo sotto mano cinque fallimenti”. Il 28.1.1928 il Tribunale di Bergamo lo assolve per insufficienza di prove dall’accusa di lesioni personali volontarie, e nello stesso 1928 emigra in Brasile. Una nota interna della Questura di Bergamo del 27.8.1930, firmata dal brigadiere Tito Calanca, afferma che “prima di partire per l’America gli fu consegnata nuovamente la tessera del Fascio”. Il brigadiere Calanca aggiunge poi che Morali “non è mai stato di tendenze sovversive però non è opportuno radiarlo dall’elenco degli affiliati a partiti sovversivi”. Tornato a Bergamo nel 1931, risiede ancora in via Pignolo n. 112 e lavora a Milano presso l’AGIP - Agenzia Generale Italiana Petroli, senza più dar luogo a rilievi da parte fascista, tanto che il 12.12.1932 viene riammesso formalmente nel Pnf. La sua reintegrazione nel partito, però, induce la milizia fascista di Bergamo ad indagare più a fondo sulla sua figura. Così Angelo Testa, console comandante della 14a legione ‘La Garibaldina’ della Mvsn, il 6.3.1933 si rivolge alla Questura e ai Cc di Bergamo per avere informazioni sulla condotta morale, civile e politica di Morali. Dalla documentazione presente nel fascicolo emerge soprattutto l’equivocità dell’espulsione di Morali dal Pnf, come si vede bene considerando il rapporto in proposito che il brigadiere Calanca sottopone al questore l’8.3.1933, cioè due giorni dopo la richiesta di informazioni da parte della Mvsn. Nel rapporto vengono infatti presentati come parimenti determinanti, ai fini dell’espulsione del 1924, due ordini di considerazioni, uno morale e l'altro politico. Riguardo al primo aspetto, si parla di “indegnità” e di “vita indecorosa”, ma accanto a queste accuse viene sottolineata anche la posizione di dissidenza politica che Morali assume verso la linea della dirigenza fascista locale, in particolare Pietro Capoferri, Giuseppe Beratto e Oscar Gmur. A loro Morali attribuisce la responsabilità della sua espulsione, tanto che il questore, come già indicato in precedenza in un ordine di servizio del 14.7.1924, ai suoi uomini prescrive con severità che i tre esponenti fascisti vengano attentamente sorvegliati, per scongiurare eventuali atti di vendetta nei loro confronti: “Data la delicatezza del servizio raccomando in modo speciale la maggiore possibile attenzione per evitare qualsiasi spiacevole incidente. I Signori Funzionari ne prendano visione, ed il Comandante del nucleo specializzato provveda a dare categoriche, tassative disposizioni ai tre militari incaricati del servizio, che controllerà saltuariamente per accertarsi del suo regolare funzionamento. Sarò inesorabile verso i manchevoli”. Il doppio ordine di considerazioni – morali e politiche – che hanno portato all’espulsione di Morali dal Pnf viene però presentato senza indicazione alcuna di priorità dell’uno sull’altro. Nella conclusione del suo rapporto al questore, Calanca osserva che ormai da tempo Morali “non da luogo a lagnanze e dato anche che il predetto è stato nuovamente inscritto al Pnf senza aver perso l’anzianità d’iscrizione, si propone che venga radiato dall’elenco degli affiliati a partiti sovversivi”. Sulla base del rapporto, il questore di Bergamo l’11.3.1933 può rispondere in modo estremamente sintetico alla richiesta della XIVa legione Mvsn di Bergamo: “Nel 1924 venne espulso dal partito per motivi di moralità perché dedito all’alcool ed alle donne, e considerato dissidente”. La Mvsn di Bergamo, non soddisfatta della schematica risposta ricevuta dalla Questura e convinta delle ragioni essenzialmente politiche e non etiche di quel provvedimento, sempre a firma del console comandante Angelo Testa, il 30.5.1933 scrive ancora alla Questura di Bergamo, questa volta per avere esplicitamente “informazioni sulle ragioni per cui il Sig. Morali Cav. Enrico venne espulso dal Pnf significando che dagli atti di questa Legione risulta che tale provvedimento venne a suo tempo adottato per ‘grave scorrettezza nella vita politica’ e non perché ‘dedito all’alcool ed alle donne’ com’è detto nel foglio n. 01101 in data 11.3.c.a. di codesta R. Questura”. La richiesta della milizia fascista produce nella Questura di Bergamo un supplemento di inchiesta, che si svolge interrogando direttamente il segretario federale del partito fascista a Bergamo, Giuseppe Beratto. Così scrive il 6.6.1933, nel suo breve ma chiaro rapporto al questore di Bergamo, il commissario di Ps Giuseppe Masiero: “Il Segretario Federale di Bergamo Comm. Beratto richiesto sui motivi della espulsione del cav. Morali dal Partito nel 1924, ha dichiarato che la causa determinante del provvedimento fu l’atteggiamento politico del Morali in contrasto con le direttive ufficiali del Partito, ma che non furono estranee le ragioni di indole morale per la vita dissoluta che il Morali conduceva”. Morali viene comunque radiato nel corso del 1933. Partecipa alla guerra d’Etiopia, dove si reca come ‘seniore’ comandante del battaglione ‘Bergamo’ nell’ottobre 1935. Allo scoppio della seconda guerra mondiale comanda, con il grado di tenente colonnello, il 52° reggimento di fanteria di stanza a Perugia, ma nel 1940 deve lasciare l’esercito per ragioni di salute. Muore a Bergamo nel 1945. ACS, Polizia Politica, b. 862, fasc. 66. (G. Mangini)
Familiari
Morali Cesare (padre)
Farmacista.
Brolis Giuseppina (madre)
Morali Vincenzo (fratello)
Nato a Verdello (Bg) il 7.10.1892, come il fratello Enrici partecipa alla prima guerra mondiale, tenente di fanteria della brigata 'Regina'. Muore il 1.7.1916 nella battaglia del Monte San Michele, è seppellito nel sacrario di Redipuglia.
Luoghi di residenza
Bergamo Lombardia Italia via Pignolo, 112 Brasile (1928 - 1931) Bergamo Lombardia Italia via Pignolo, 112 (1931 - )
Fatti notevoli
1920/07/24
Aderisce al fascismo.
1920
Segue D'Annunzio nell'occupazione di Fiume.
1922 - 1922
E' tra gli squadristi fascisti che, nei giorni della marcia su Roma, assaltano e conquistano gli edifici pubblici a Bergamo.
Dopo essere stato segretario politico del fascio di Bergamo, viene espulso da PNF in quanto dissenziente rispetto alla linea politica ufficiale del partito.
1925 - 1925
Cerca senza successo di costituire un gruppo politico di fascisti dissidenti.
1928 - 1931
Nel 1928 emigra in Brasile, da dove rientra a Bergamo nel 1931.
1932 - 1945
Alla fine del 1932 viene reintegrato nel PNF.
1935 - 1936
Nell'ottobre 1935 partecipa alla guerra d'Etiopia come comandante del battaglione 'Bergamo'.
Sanzioni subite
Espulsione (1924 - 1932)
Nel luglio 1924 viene espulso dal PNF, dove viene riammesso alla fine del 1932.
Relaz. con altri soggetti
Capoferri Pietro
Gmur Oscar
Beratto Giuseppe
D'Annunzio Gabriele
Esclusione dallo schedario
Data di esclusione
1933
Altre fonti archivistiche
(ACS, PP) Archivio centrale dello Stato (Roma), Polizia Politica
Busta 862, Fascicolo 66
Riferimenti bibliografici
Morali 2010
De Luca 2002
Rodari 1999
riferimento pp. 52-55.
Carobbio, Il battaglione CC:NN "Bergamo"