Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Vertova (Bg) il 16.9.1900, boscaiolo giornaliero, sospetto antifascista. Svolge il servizio militare nel 5° Reggimento Alpini. Nel 1922 viene denunciato per furto e il tribunale di Bergamo il 21.2.1923 lo condanna con la condizionale a 4 messi di carcere, al risarcimento dei danni e al pagamento delle spese processuali. Espatria clandestinamente in Francia nel 1923 per sfuggire ad un mandato di cattura nei suoi confronti per furto ai danni dell’amministrazione militare emesso il 17.9.1923 dal tribunale del Corpo d’Armata Territoriale di Milano. La sentenza viene emessa dallo stesso tribunale solo l’1.3.1928, con la quale Grassi viene condannato in contumacia a 15 anni di reclusione ordinaria. Il 14.7.1930, tuttavia, tale sentenza viene annullata: come scrive il capitano Luigi Anguissola dei Cc di Bergamo alla questura, “il mandato di cattura venne restituito all’autorità mandate perché non più eseguibile”. L’iniziale reclusione a 15 anni viene sostituita da una condanna a 5 anni di reclusione militare, con la condizionale. Pertanto, la sua iscrizione nel BR (n° 3723) del 1928 viene revocata, mentre resta in vigore quella della RF per “perquisizione e segnalazione” (n. 25520). Negli anni Trenta risiede a St. Jean d’Hérans (Isère). Nel maggio 1935 chiede il rilascio del passaporto presso il vice-consolato italiano di Grenoble, dichiarando di essere espatriato clandestinamente. Tuttavia, nell’ottobre 1936 risulta ancora in Francia. Il 15.1.1940 il Cpc informa la prefettura di Bergamo che Grassi risulta residente a Romeyer (dipartimento Drôme, regione Alvernia-Rodano-Alpi) in rue de la Part-Dieu n. 1 e non risulta svolgere attività politica: avendo presentato domanda alle autorità consolari italiane in Francia per ottenere il passaporto e il Cpc, osservando che si tratta “di emigrato clandestinamente e tenuto conto dei precedenti penali”, chiede al prefetto di Bergamo un parere sull’opportunità o meno della concessione del passaporto, che infine viene concesso. La sera del 5.4.1940 giunge a Vertova presso la madre e il 3.5.1940 viene revocato il suo inserimento in RF “per rimpatrio definitivo”. Nell’autunno successivo Grassi si rivolge all’Unione provinciale fascista dei lavoratori dell’Industria di Bergamo per avere il passaporto e recarsi in Germania per lavoro. L’Unione provinciale, a sua volta, si rivolge al prefetto di Bergamo e questi, il 29.11.1940, al Cpc, dichiarando di essere favorevole alla concessione del passaporto, tenuto conto che “anche in Francia il Grassi non si occupò di politica né manifestò idee contrarie al regime”. Il Cpc, con un telegramma dell’11.12.1940, risponde che “ove nullosti anche at effetti militari autorizzasi anche at fini politici rilascio passaporto et espatrio Germania”. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia. (G. Mangini)