Profilo sintetico riassuntivo
Nata ad Antegnate (Bg) il 3.2.1895, sarta, antifascista. Sia il padre Luigi che la sorella Augusta Teresa e il fratello Francesco Giovanni sono inclusi nello schedario dei sovversivi. Nel 1916 si trasferisce on tutta la famiglia da Antegnate a Soncino (Cr). Ilde si sposa il 21.9.1928 con Arturo Secondo Mazzani (di Stefano ed Elisabetta Alberti, n. Casalbuttano ed Uniti, Cremona, il 6.3.1902), macellaio, di 7 anni più giovane di lei e pregiudicato, con il quale va a vivere a Casalbuttano e da cui ha un figlio, Armando, ma la coppia non dura molto e i due si separano presto. Nel dicembre 1929 chiede alla Questura di Cremona il rilascio del passaporto per la Francia per recarsi presso la sorella Gina, sposata Cogliati. Quest’ultima, però, è sospettata di spionaggio e ciò determina la mancata concessione del passaporto a Ilde. Questa, allora, manifesta l’intenzione di trasferirsi ad Antegnate, sotto la giurisdizione della Questura di Bergamo, dalla quale spera di ottenere il rilascio del passaporto. La Questura di Cremona ne informa però quella di Bergamo, pertanto il 20.12.1929 il questore di Bergamo Giovanni Guarducci chiede ai Cc di Treviglio di essere informato sull’eventuale trasferimento. Il 4.7.1930 Allegri si allontana da Soncino (Cr), dove risiede e, per sviare i sospetti su di sé, dichiara di recarsi a San Pellegrino (Bg). La Questura di Bergamo, dopo aver cercato di rintracciarla senza successo sia San Pellegrino che a Bergamo, si rivolge ai Cc di Treviglio incaricandoli di cercarla ad Antegnate. La Questura di Cremona, tuttavia, già in partenza non crede che le dichiarazioni di Allegri di volersi recare a San Pellegrino siano veritiere, segnalandola invece alla Questura di Cuneo. E’ infatti dal territorio della provincia di Cuneo che Allegri espatria clandestinamente in Francia insieme al terrazziere socialista Riccardo Fadenti (di Antonio, calzolaio, e Camilla Milini, nato a Crema il 22.2.1896, Cpc b. 1924, 1930-1942), che è nato e vive a Crema, dove si è sposato il 17.3.1920 con Giuseppa Petro' (di Roberto e Teodora Regali, nata a Crema il 10.1.1896). Nel 1928 Fadenti, che a Cremona gestisce una piccola ditta di vulcanizzazione di gomme, aveva dovuto dichiarare fallimento. La Prefettura di Cremona, in una successiva nota informativa del 29.9.1933 indirizzata al Console d’Italia a Charleroi (Belgio), al Cpc, al Ministero degli Esteri e al Prefetto di Bergamo, a proposito di Fadenti scrive che si tratta di “un pessimo elemento, già condannato per diserzione, per furto, per insubordinazione e rifiuto di obbedienza, per violenza mediante estorsione, per ingiurie ed assolto per insufficienza di prove dall’imputazione di spaccio di cocaina”. Nella stessa nota viene citata anche Ilde Allegri, a proposito della quale si rileva che “per il passato simpatizzò anche per il partito socialista, ma non svolse alcuna attività, pur mantenendo sempre atteggiamento ostile al Regime anche dopo lo scioglimento dei partiti sovversivi. Pure l’Allegri, che è separata consensualmente dal marito, Mazzani Antonio, attualmente residente a Casalbuttano, risulta di pessimi precedenti morali, perché dedita alla prostituzione, e di sentimenti antifascisti”.
Secondo la Prefettura di Cremona, Fadenti espatria clandestinamente perché vuole sottrarsi alla condanna di 8 mesi di carcere per bancarotta semplice che gli è stata inflitta dalla Corte d’Appello di Brescia il 10.6.1930. Allegri e Fadenti entrano in Francia il 6.7.1930 attraversando clandestinamente il confine presso il comune di Elva (Cn), in cima alla Valle Maira, a oltre 1600 metri di altitudine, grazie all’aiuto di due passeurs, due persone del posto, i fratelli Raina, Costanzo (di Costanzo, nato il 3.7.1876) e il più giovane Antonio (nato l’8.3.1896), del tutto estranei al mondo politico dell’antifascismo ma disposti ad aiutare i due fuggiaschi. Scoperti, i fratelli Raina vengono arrestati il 20.7.1930 sulla piazza del paese appena usciti dalla messa e portati via in catene davanti a tutti. Con sentenza della Commissione Provinciale per il confino di polizia di Cuneo, il 18.9.1930 i due Raina vengono condannati a 3 anni di confino politico da scontare a Lipari, dove giungono il 21.10.1930 dopo due settimane di viaggio sotto scorta in treno e in nave.
Stando alla ricostruzione della vicenda della coppia in fuga, effettuata dal prefetto di Cremona nel rapporto del 29.9.1933 e basata sulle informazioni fornite dall’ambasciata italiana di Parigi, dopo aver preso contatto con elementi della concentrazione antifascista di Parigi, che li aiutano a stabilirsi a Doué-la-Fontaine (dipartimento Maine-et-Loire, regione Paesi della Loira), “il Fadenti avrebbe acquistato per la somma di franchi 18.000 un modesto albergo con l’insegna ‘Hotel de France’ a Doué-la-Fontaine e dopo che gli fu comunicato un decreto di ‘refoulement’, sarebbe stato costretto ad allontanarsi dalla Francia”. A Doué-la-Fontaine l’1.10.1931 Allegri dà alla luce un bambino, riconosciuto solo dalla madre e battezzato con il nome di Alfredo Riccardo Antonio. Allegri e Fadenti si trasferiscono poi in Belgio dove, privi di prospettive, vengono respinti. Rientrano perciò in Francia senza portare con sé il bambino, lasciato in affidamento alla signorina Laure Urbain, di Wasmes (dove è nata nel 1903), e il 3.4.1932 si presentano al confine italiano di Ventimiglia, dove vengono arrestati. Fadenti viene condannato a pagare duemila lire di multa per espatrio clandestino “non dovuto a motivi politici” e trattenuto in prigione per l’espiazione della precedente condanna a 8 mesi. Per effetto dell’indulto concesso il 4.11.1932, dopo essere stato diffidato viene rimesso in libertà e ritorna a Crema in piazza Garibaldi 6, dove vive di nuovo con la moglie. Anche Allegri viene condannata a pagare una multa di 1600 lire per espatrio clandestino con esclusione del motivo politico, con sentenza emessa il 7.6.1932 dal Pretore di Cuneo. Ammonita il 24.10.1932 dalla Commissione provinciale di Cremona perché “ritenuta pericolosa per gli ordinamenti politici dello Stato”, pochi giorni dopo, il 10.11.1932, Allegri viene prosciolta dall’ammonizione in occasione del decennale della marcia su Roma e già il 13.11.1932 trasferisce formalmente la sua residenza da Soncino ad Antegnate, dove vive insieme ai genitori. Nella circostanza viene disposto il controllo della sua corrispondenza. Il 25.5.1933 di reca a Casalbuttano (Cr) per tentare una riconciliazione con il Marito Antonio Mazzani, senza successo. Si trasferisce allora a Ricengo (Cr) presso la sorella Maria, sposata con Michele Guerini. Nel luglio 1933 viene fermata a Crema e con foglio di via obbligatorio rimpatriata ad Antegnate, mentre il 4.12.1933 viene revocata la sua iscrizione in RF. Nel frattempo, nel corso dello stesso 1933, ad agosto e ad ottobre, Laure Urbain, la donna alla quale era stato affidato il piccolo Alfredo dalla coppia Allegri-Fadenti, si rivolge al Consolato italiano di Charleroi per chiedere che Allegri e Fadenti si riprendano il bambino a lei affidato, oltre a rivendicare un indennizzo per le spese sostenute. Nessuno dei due però vuole riprendere il piccolo Alfredo: Fadenti rifiuta negando la paternità, la madre si definisce indigente e quindi non in grado di provvedere materialmente al figlio. Infatti, il 9.12.1933 il capitano dei Cc di Treviglio, Francesco Re, dopo aver interrogato Allegri a proposito del figlio, informa la Questura di Bergamo sulla posizione presa dalla donna, la quale dichiara che “per le sue attuali condizioni di assoluta povertà ed essendo malferma di salute e siccome a totale carico dei genitori, non è in grado di provvedere a ritirare il proprio figlio. La stessa ha però soggiunto che il bambino potrà essere ritirato dal padre, Fadenti Riccardo, domiciliato a Cremona (recte: Crema) piazza Garibaldi, ove gestisce negozio di calzature, trovandosi quest’ultimo in condizioni economiche discrete, e poscia consegnarlo a lei con un compenso mensile sufficiente per il mantenimento del piccolo”. Sulla base di tale presa di posizione di Allegri, il 12.1.1934 il prefetto di Bergamo si rivolge alla Questura di Cremona perché questa cerchi di convincere Fadenti a farsi carico del bambino, ma da Cremona la Questura così risponde: “Il soprascritto individuo, di nuovo interrogato dal dipendente Funzionario di Crema, ha confermato di non aver riconosciuto il bambino, nato da Allegri Romilda, assicurando che lo stesso fu notificato al comune di Doué la Fontaine del Dipartimento di Meine et Loir (sic), come figlio di padre ignoto. Il Fadenti ha inoltre dichiarato di avere effettivamente accompagnato il bambino al fonte battesimale, dove si disse padre del neonato; ciò però fece solo per far piacere all’Allegri, ben sapendo che l’affermazione in quella sede e circostanza non aveva alcun valore legale. Trattasi, come si disse, di un pessimo elemento, già legato da precedente matrimonio e con prole”.
La questione del bambino mette in moto un ulteriore processo istituzionale, che emerge dal testo di un’informativa del Ministero dell’Interno del 30.4.1934 indirizzata al Ministero degli Esteri e al prefetto di Bergamo, in cui viene riassunta la situazione: “Premesso che le disagiate condizioni economiche tanto dell’Allegri Romilda madre del minore in oggetto, quanto del Fadenti Riccardo, presunto padre del minore medesimo, rendevano inutile ogni ulteriore insistenza da parte delle rispettive Prefetture, questo Ministero ha fatto interessare la Federazione dell’Opera Nazionale Protezione Maternità ed Infanzia di Bergamo, la quale ha già deliberato di corrispondere un sussidio alla predetta Allegri, appena il bambino sarà consegnato alla medesima per le occorrenti cure e pel necessario mantenimento”.
In effetti, in seguito all’istanza presentata il 24.4.1934 dalla Questura di Bergamo, il presidente della federazione provinciale di Bergamo dell’Opera Nazionale per la Protezione della Maternità e dell’Infanzia, prof. Fiorenzo Clauser, il 30.4.1934 informa il questore di Bergamo di aver deliberato un sussidio di 60 lire mensili a favore di Allegri per “allevare il figlio Alfredo che verrà rimpatriato dal Belgio”. Nel giugno 1934 i Cc di Treviglio segnalano alla Questura di Bergamo che il bambino non è ancora rimpatriato presso la madre ad Antegnate, lo stesso accade nell’agosto e nell’ottobre 1934 e nel gennaio 1935. Nel 1936 Allegri si trasferisce a Milano e i Cc di Antegnate informano la Questura di Bergamo che il trasferimento a Milano è avvenuto per ragioni di lavoro (è operaia) in viale Piave n. 21, insieme ad Adelmo Forlani (di Ferdinando e Caterina Pandini, n. ad Antegnate il 12.6.1903, pregiudicato “per delitti contro il patrimonio”). Nell’agosto 1939 risiede a Milano in via Gherardini 3. Il 26.2.1941 il prefetto di Milano emana una circolare per rintracciarla, ma nell’aprile 1942 le ricerche cessano perché rintracciata nel capoluogo lombardo. Fadenti muore a Crema il 6.4.1971, Allegri muore ad Antegnate il 24.12.1957. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia. Cpc, b. 72, 1930-1939. I due fratelli Raina, che avevano aiutato Allegri e Fadenti ad attraversare il confine con la Francia, muoiono entrambi suicidi al confino nel corso del 1931, a poca distanza di tempo l’uno dall’altro. Il primo a morire è Costanzo, che il 23.3.1931 decide di farla finita impiccandosi con una cinghia legata alla sbarra di una latrina, dopo avere scoperto che Antonio, non sopportando più la situazione del confino, aveva tentato la fuga e all’appello serale era perciò risultato assente. Il suicidio di Costanzo è causato dal suo senso di colpa per la condizione del fratello più giovane, della quale si sentiva responsabile. Ritrovato nascosto in una grotta, Antonio viene arrestato e condannato a 3 mesi di carcere a Messina, dove il 7.5.1931 si impicca con un asciugamano legato all’inferriata della sua cella. (G. Mangini)