Ghisleni Luigi Angelo

n. busta
54
n. fascicolo
1610
Primo estremo
1900
Secondo estremo
1931
Cognome
Ghisleni
Nome
Luigi
Altri nomi
Angelo
Presenza scheda biografica
Luogo di nascita
Data di nascita
1880/08/12
Luogo di morte
Godoy Cruz (Argentina)
Data di morte
1930/06/29
Livello di istruzione
diploma
Professione
disegnatore tecnico commesso viaggiatore fotografo
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Palazzago (Bg) il 12.8.1880, domiciliato a Bergamo, fotografo, anarchico. Scheda biografica aperta il 3.8.1900. Sposato con Sofia Bullrich, nata a Montevideo. Emigra in Sud America e assiste alle conferenze che vi tiene il leader anarchico Pietro Gori (1865-1911). Il 15.4.1900 Ghisleni si imbarca a Buenos Aires sul piroscafo ‘Orione’ e giunge nel porto di Genova il 6.5.1900 con altri 657 passeggeri. Dopo essere stato in visita dai propri genitori a Milano, inizia il viaggio di ritorno per l’Argentina nel giugno 1900. Alloggia a Genova dal 15 al 16.6.1900 all’Albergo Strade Ferrate di via Archivolto, riparte il 16 giugno e giunge a Marsiglia il 17.6.1900, dove si qualifica come fotografo di Milano. Il 20.6.1900 parte da Marsiglia e in quello stesso giorno dalla città francese scrive al fratello Pietro una cartolina postale, presente nel fascicolo: “Monsieur Piero Ghisleni – Studente veterinaria – Corso Loreto n. 9 – Milano. Marsiglia 20 Giugno 1900. Caro Piero. Ti ringrazio del grande favore che m’hai fatto e te ne sarò sempre grato. Oggi partirò per Buenos Aires col vapore France. Finora ho fatto buon viaggio e spero che in avanti sarà lo stesso. Hai visto come si fa a svignarsela al Governo? Addio. Baciami mamma, babbo e Giannino e salutami pure la signora Mary che le voglio tanto bene, perché m’ha dato sempre buon consiglio ma che io non ho adempiuto. A Genova avevo telegrafato a Giannino dal quale non ebbi risposta. Addio. Ti bacio con affetto tuo sempre Luigi”. Il 29.7.1900 l’anarchico Gaetano Bresci uccide a Monza il re Umberto I. Dopo l’arresto dell’attentatore inizia subito l’indagine poliziesca per scoprire eventuali complici, in particolare tra gli oppositori politici, soprattutto anarchici o sospetti tali, che provengono dal mondo americano, sia degli Stati Uniti che dal continente sud-americano. Tra questi è compreso anche Luigi Ghisleni. L’1.8.1900 un ispettore di Ps, il cavalier Alliney, ufficiale di polizia giudiziaria di Milano, coadiuvato dal Delegato di Ps di Bergamo Carlo De Martino su incarico del prefetto di Bergamo, eseguono una perquisizione domiciliare nella casa del padre di Ghisleni, Battista, al quinto piano di corso Loreto 9, alla presenza della madre, Angelina Bailo, perché Luigi è sospettato di complicità nell’assassinio del re Umberto. Come scrivono lo stesso giorno nel loro rapporto Alliney e De Martino, “in seguito a confidenze ricevute, che tale Ghisleni Luigi di Battista d’anni 20 da Bergamo, di professione fotografo, e che attualmente dicesi abbia riparato in America, fosse complice nello assassinio di S.M. il Re Umberto I, abbiamo proceduto ad una perquisizione”, durante la quale vengono sequestrati un pugnale affilato con le iniziali W.R.K. Solingen regalato, da Luigi al fratello Pietro, laureatosi in Zooiatria, e una busta con l’indirizzo di Luigi: Senor Don José Garcia - para etranger a Luis Ghisleni Chacabuco n° 1046 Estados Unitos N° 842, e la già citata cartolina da Marsiglia, spedita da Luigi al fratello Pietro il 20.6.1900, nella quale viene rilevata la frase: “Hai visto come si fa a svignarsela al governo?”. Questi materiali inducono a ritenere Ghisleni “in relazione col comitato anarchico, dal quale si dispose l’attentato contro S.M. il re d’Italia Umberto I°”. Dopo la perquisizione, il 4.8.1900 la Questura di Milano trasmette alla Prefettura di Bergamo copia dei dispacci ricevuti dalla Questura di Genova, informando che “dalle indagini all’uopo praticate non risulterebbe che il pugnale sequestrato abbia relazione col regicidio, e perciò non resterebbe che denunciare il Ghisleni per introduzione dall’estero senza permesso di armi nel Regno”. Il 10.8.1900 Carlo Ghilardi di Bergamo rilascia una dichiarazione firmata in cui afferma di non aver ricevuto altre lettere da Ghisleni dopo le ultime cartoline, né di aver parlato di argomenti politici con lui nell’ultima sua venuta a Bergamo. Il 27.8.1900, intanto, il Ministero dell’Interno dirama a tutte le Prefetture d’Italia il seguente telegramma: “Giorno 29 corrente sarà discussa causa regicidio. Disponga indagini attivissime di vigilanza costante ed oculata per prevenire ed impedire qualsiasi tentativo di disordini e manifestazioni illegali”. Nel trasmettere copia del telegramma ai sotto-prefetti di Clusone e Treviglio e al capitano dei Cc di Bergamo, al testo ministeriale il prefetto scrive che “alle vive raccomandazioni del Ministero aggiungo la mia e prego informarmi nel modo più sollecito di ogni emergenza al riguardo”. L’assassinio di re Umberto I desta un enorme attenzione dell’opinione pubblica italiana e ancor di più coinvolge gli apparati polizieschi e giudiziari. La ricerca di eventuali complici di Bresci induce anche il prefetto di Bergamo a mostrare la sua solerte partecipazione, dando prova però di sorprendente ingenuità, come si vede dall’informativa da lui inviata il 7.8.1900 al Ministero dell’Interno - Direzione Generale di Pubblica Sicurezza: “Facendo seguito al mio precedente rapporto in data 30 agosto trasmetto all’E. V. copia del giornale la Sera di Milano, nel quale ho segnato un dispaccio dal quale apparirebbe l’esistenza del complotto, ordito fra gli Italiani anarchici residenti tanto nell’America del Nord, che in quella del Sud; e sopra tutto parrebbe assodata la circostanza che sotto il nome di Sofia, si celasse il nome dell’intermediaria fra i diversi anarchici operanti, come ebbi a far rilevare nel mio rapporto precedente”. Il Ministero dell’Interno, ricevuta tale segnalazione, si rivolge alla Prefettura di Milano per avere riscontri, ricevuti i quali il Ministero dell’Interno – Direzione Generale della Ps – Gabinetto risponde con una lettera riservata del 5.9.1900 al prefetto di Bergamo, nella quale vengono trascritte le considerazioni contenute nella risposta della Prefettura di Milano: “Le notizie contenute nel giornale «La Sera» non hanno alcuna attendibilità poiché nessuna lettera a firma ‘Sofia’ venne sequestrata sulla persona del regicida Bresci. Soltanto dopo l’assassinio pervenne dalla America una lettera inglese firmata ‘Sofia’ diretta al Bresci in Prato, ma si verificò essere detta lettera della compagna del Bresci, che sta a Westoboken 367 Chinton e si sa che è la Sofia Farnham; ella dava notizie della sua bambina senza accennare in alcun modo ad affari di partito anarchico”. A questa risposta il prefetto di Bergamo risponde il 10.9.1900, prendendo atto di quanto gli è stato comunicato. Tuttavia, essendo stato contattato in precedenza dal sindaco Breda di Palazzago a proposito di una lettera ricevuta dal Brasile da una sorella di Alessandro Ghidelli (b. 47), il prefetto aggiunge, come a voler giustificare il suo operato, un’ultima considerazione: “avendo insistito col D.re Breda per conoscere quali persone riferirono a lui circa le voci d’attentato contro Re Umberto I° sparsesi tempo addietro nel Brasile, egli mi ha dichiarato di non ricordarsi da chi l’abbia apprese”. Renitente alla leva perché è all’estero, Ghisleni rientra in Italia alla fine del dicembre 1901 perché può godere dell’amnistia concessa l’11.11.1900. Nel fascicolo è conservata copia di un articolo intitolato Buon viaggio! Tratto da «La Patria Italiana» di Buenos Aires di mercoledì 4.12.1901 (a. XIX, n. 275, p. 2): “Col rapido vapore postale Ravenna, che salpa oggi dal porto Madero, parte per l’Italia il giovine signor Luigi Ghisleni che recasi in patria per rivedere ed abbracciare la famiglia dalla quale era disgiunto da parecchio tempo. Il giovine Ghisleni occupò in Buenos Aires parecchi onorifici impieghi che lo sottrassero sempre al pericolo di naufragare in un ambiente dove è facile la vita quando questa è il risultato di un continuo lavoro equamente rimunerato. Fu disegnatore tecnico in alcuni stabilimenti meccanici di elettricità, e quando la crisi acuta che attraversa il paese venne a colpire quelle Compagnie obbligandole a fondersi assieme e diminuire il personale dei varii uffici, il Ghisleni si diede alla vita faticosa ma libera del commesso viaggiatore, lavorando con amore e fedeltà nella fortissima casa del sig. Francioni negoziante in coloniali in generale qui a B. Aires. Questo basti per giustificare l’affettuoso augurio di buon viaggio che porgiamo volenterosi al geniale ed onesto nostro piccolo amico”. Secondo la Questura di Bergamo, autore dell’articolo sarebbe Giuseppe Bailo, zio materno di Ghisleni, il quale, secondo una nota interna della Questura di Bergamo del 20.10.1900, avrebbe lasciato Bergamo “per aver qui commesse azioni poco oneste”. Giunto a Bergamo, il 13.1.1902 Ghisleni viene visitato dal consiglio di leva e dichiarato rivedibile. Si trasferisce da Bergamo a Parma presso il proprio padre e il fratello Pietro, assistente alla cattedra di chimica veterinaria dell’Università di Parma. Pochi giorni dopo, il 24.1.1902, il prefetto di Bergamo ne informa quello di Parma, per il quale ricostruisce in sintesi le vicende che hanno riguardato Ghisleni fino a quel momento e, citando come fonte l’articolo su di lui del 4.12.1901 comparso sulla «Patria Italiana» di Buenos Aires, rileva che “il Ghisleni avrebbe serbato colà buona condotta lavorando come disegnatore e come commesso viaggiatore, ed io credo che trovando in patria proficua e stabile occupazione darà tregua all’irrequieto suo carattere e modificherà anche le sue idee politiche”. Il 4.6.1903 con regolare passaporto lascia Parma e si imbarca da Genova sul piroscafo Toscana diretto a Buenos Aires, mentre da Parma la famiglia Ghisleni si trasferisce a Bologna nell’agosto 1904. Secondo un’informativa del 24.1.1907 della Questura di Bologna indirizzata al prefetto di Bergamo, Luigi Ghisleni non abita a Bologna con il padre, che vive in piazza San Martino 9 con la moglie e con il figlio Pietro, inoltre si aggiunge che “vuolsi che Luigi Angelo si trovi da qualche anno a Genova ove eserciterebbe un laboratorio fotografico che, distrutto mesi or sono da un incendio, sarebbe poi stato riattivato mercè l’aiuto prestato al Luigi dalla famiglia”. La famiglia Ghisleni risulta di nuovo emigrata a Parma il 24.3.1908. Iscritto in RF nel maggio 1929 col n. 2218 e in BR nel 1930, quando risiede nella provincia di Mendoza, a Godoy Cruz in via S. Martin 42, dove gestisce un’agenzia fotografica. Morto a Mendoza il 29.6.1930. Radiato il 12.1.1931, anche dalla RF. Cpc, b. 2368, 1929-1931. (L. Citerio, G. Mangini, R. Vittori)
Familiari
Ghisleni Battista (padre)
Nato nel 1839, impiegato statale.
Bailo Angelina (madre)
Ghisleni Pietro Alessandro (fratello)
Nato a Bergamo il 20.4.1875, assistente alla cattedra di chimica veterinaria dell’Università di Parma e nel 1907 professore nella scuola veterinaria.
Ghisleni Maria Anna Giusta Sesta (sorella)
Nata a Bergamo il 28.9.1876.
Bullrich Sofia (moglie)
Nata a Montevideo (Uruguay).
Luoghi di residenza
Bergamo Lombardia Italia Godoy Cruz Argentina via S. Martin 42 ( - 1930/06/29)
Fatti notevoli
1900/08/01 - 1900/08/01
Sospettato di essere in relazione con un fantomatico comitato anarchico che avrebbe organizzato l’attentato di Bresci contro il re Umberto I.
Sanzioni subite
perquisizione (1900/08/01 - )
Perquisizione in casa del padre alla ricerca di materiali attinenti l'attentato contro il re d’Italia Umberto I°.
In rubrica di frontiera
Informazioni
n. 2218
In bollettino ricerche
Esclusione dallo schedario
Data di esclusione
1931/01/12
Documentazione allegata
(Telegramma Presidente Saracco ai prefetti del 26.8.1900 per una stretta vigilanza il giorno 29.08.1900 in occasione della discussione parlamentare sul regicidio di Umberto I. )
Altre fonti archivistiche
(ACS-CPC) Archivio centrale dello Stato (Roma), Casellario Politico Centrale
Busta 2368, Fascicolo