Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Lallio (Bg) il 3.7.1893. Risiede a Bergamo con la madre vedova in via IV Novembre 4, celibe, sovversivo, verniciatore presso lo stabilimento ‘Caproni’ di Ponte San Pietro (Bg), sospetto comunista. Tra il servizio militare prestato in fanteria e la partecipazione alla prima guerra mondiale, per la quale ha ricevuto la croce di guerra, è stato sotto le armi per 6 anni. Il 31.8.1927 deve pagare una multa per ingiurie e lesioni, mentre nel 1931 viene fermato per critiche nei confronti del regime fascista. La sera del 2.11.1941 nella trattoria ‘Fontana’ di piazza Vecchia 1 a Bergamo Alta, durante una discussione con il un suo conoscente e compagno di scuola, il ragioniere fascista Elia Milesi, vice-fiduciario del gruppo rionale ‘Garibaldi’ e alla presenza dei fascisti Antonio Finazzi ed Enrico Arzuffi, si dichiara ammiratore di Stalin per la resistenza opposta ai tedeschi. Nonostante i rimproveri, continua a dichiararsi comunista da 20 anni e dice di voler esprimere giudizi anche su Mussolini. Portato nella caserma dei Cc di Città Alta, viene arrestato e poi trasferito alle carceri giudiziarie di Sant’Agata in evidente stato di ubriachezza. Il 7.11.1941 viene denunciato dai Cc all’autorità giudiziaria ai sensi dell’art. 688 del codice penale, mentre per le sue “idee sovversive”, nel loro rapporto al prefetto, i Cc scrivono che “se ne riferirà con apposito rapporto al sig. Questore della provincia, per i provvedimenti di sua competenza. In effetti, il 25.11.1941 il questore denuncia Ghislandi alla Commissione Provinciale per il confino di polizia con la seguente motivazione: “per quanto il Ghislandi non debba ritenersi elemento veramente sovversivo e la sua professione di fede comunista sia prodotto dello stato di ebbrezza in cui si trovava anziché vero convincimento, si impone nei suoi confronti una severa sanzione, perciò lo si denunzia a codesta Commissione Provinciale perché venga sottoposto ai vincoli dell’ammonizione”. La Commissione, in realtà, va ben oltre tale richiesta, perché il 2.12.1941 condanna Ghislandi al confino per due anni. La destinazione del confino, Pisticci, viene comunicata dal Ministero dell’Interno il 19.12.1941. Durante la seduta della Commissione Provinciale che porta alla condanna, viene verbalizzata la seguente dichiarazione di Ghislandi: “Non ricordo quali frasi io abbia potuto pronunciare la sera del 2 novembre parlando con certo Milesi, perché quella sera ero ubriaco. Non sono iscritto al Pnf ma non sono di idee avverse al regime fascista”. Il 29.12.1941 viene consegnato ai Cc per la traduzione al confino in direzione di Bernalda per giungere a Pisticci, e il 30.12.1941, in attesa di partire per il confino, Ghislandi inoltra alla Questura di Bergamo la domanda di poter salutare l’anziana madre prima di essere tradotto al confino, dove giunge il 6.1.1942 e ottiene il sussidio per le spese del soggiorno coatto, chiede inoltre il permesso di tenere corrispondenza con i fratelli Carlo e Angelo e con il cugino Serafino Ghislandi. Il 13.1.1942 il tenente colonnello ingegner Stefano Astraldi, capo delegazione della XIIa Delegazione Interprovinciale – IV Sezione Disciplina Vigilanza e Lavoro, un’articolazione del Sottosegretariato di Stato per le fabbricazioni di guerra, da Milano si rivolge alla Questura di Bergamo perché ha saputo della condanna di Ghislandi e, “trattandosi di mobilitato civile, pregasi fornire dettagliate informazioni sui precedenti morali e politici del Ghislandi e su quanto risultato a suo carico, per poterne riferire al superiore Sottosegretariato”. La risposta della Questura di Bergamo, con la sintesi della vicenda, è del 16.1.1942. Nel marzo 1942 viene respinta la domanda di clemenza nei confronti di Ghislandi avanzata dalla madre, alla quale però viene concesso un sussidio. L’8.4.1942, per disposizione del duce, la condanna al confino viene commutata in ammonizione e ne viene data comunicazione alla direzione della colonia di Pisticci, al prefetto di Matera e a quello di Bergamo. Ghislandi parte da Pisticci il 10.4.1942 con foglio di via obbligatorio, con la prescrizione di presentarsi alla Questura di Bergamo entro 3 giorni. Al rientro trova lavoro a Milano in via Giacosa 6 presso la ditta Bruno Gozzi (che si occupa di verniciatura e laccatura a spruzzo), che il 19.5.1942 lo invia per lavoro a Benevento presso il Molino Cosimo Serino, di viale Principe di Napoli 79, dove dovrebbe fermarsi per alcune settimane. La Questura di Benevento intende trattare Ghislandi come ammonito politico, sottoponendolo perciò alle restrizioni che tale sanzione comporta, ma Ghislandi obietta di essere stato prosciolto. L’obiezione di Ghislandi è legittima, dato che al momento della sua liberazione dal confino la Questura di Matera, da cui Pisticci dipende, non ha compilato il prescritto verbale di ammonizione per il condannato a cui è stata commutata la pena. Nel dubbio, il questore di Benevento, La Volpe, il 25.5.1942 invia un telegramma alla Questura di Bergamo chiedendo chiarimenti. In effetti, la commutazione del confino in ammonizione muta la natura della pena ma non la toglie, pertanto la Questura di Benevento, su incarico della Questura di Matera che formalmente era tenuta a provvedervi, il 28.5.1942 infligge formalmente l’ammonizione a Ghislandi. Il periodo dell’ammonizione termina il 2.3.1943. Intanto, concluso il suo lavoro, il 30.6.1942 rientra a Bergamo da Benevento con foglio di via obbligatorio da parte della Questura locale del 27.6.1942. La ditta Gozzi il 9.7.1942 si rivolge direttamente alla Questura di Bergamo per chiedere per Ghislandi il permesso di assentarsi da Bergamo per poter svolgere il suo lavoro. Tuttavia, Ghislandi non si muove da Bergamo per tutto il mese di luglio, dato che viene ricoverato per alcuni giorni nel locale ospedale maggiore ‘Principessa di Piemonte’, dal quale viene dimesso il 27.7.1942. Il 17.8.1942 è autorizzato dalla Questura a recarsi a tempo indeterminato a Novi Ligure (Al) per lavorare presso il molino di Moccagatta. Ghislandi continua ad essere sottoposto ai vincoli dell’ammonizione, pertanto deve ogni volta comunicare qualsiasi suo spostamento alla Questura. Così, il 4.10.1942 deve chiedere il permesso di recarsi a Ponte San Pietro per visitare un parente ammalato. Analogamente, per recarsi a Gromo (Bg) per eseguire lavori di pittura nella chiesa della frazione di Valgoglio, deve chiederne il permesso alla Questura, che concede il permesso il 24.10.1942, autorizzandolo a risiedervi dal 26.10.1942 fino al termine dei lavori, con l’obbligo di presentarsi all’arrivo e alla partenza ai Cc di Gromo. L’1.11.1942 viene convocato presso la Questura, dove il brigadiere di Ps Luigi Guidolotti gli comunica che, su indicazione contenuta nel telegramma giunto da Roma il 28.10.1942, per il ventennale della marcia su Roma l’ammonizione gli viene condonata. Il 25.7.1946 l’avvocato Giovanni Masseroni di Bergamo (piazza della Libertà, 4) chiede alla Questura di Bergamo di rilasciare copia autentica del processo a carico di Ghislandi a suo tempo intentato dalla Commissione Provinciale, per istruire la pratica di una causa che Ghislandi deve sostenere davanti al Tribunale di Bergamo. Il 12.8.1946 viene incluso con la qualifica di apolitico nell’elenco dei confinati politici durante il regime fascista. Cpc, b. 2368, 1942-1942. (L. Citerio, G. Mangini, R. Vittori9