Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Villa d’Almè (Bg) il 16.11.1889, antifascista, ferroviere e poi sarto. Dall’1.6.1896 si trasferisce da Villa d’Almé a Bergamo. Prima del 1911 si trasferisce, molto probabilmente a Piacenza, dove il 6.4.1918 si sposa con Ida Paola Guadalupi. Nel gennaio 1920 viene licenziato dal suo incarico di conduttore ferroviario con la motivazione di “irregolarità commesse in servizio”, in realtà perché aderisce agli scioperi ferroviari. Dal 1919 al 1922 risiede a Milano in via Tenca 28, dove vive anche il cognato, il tipografo socialista Ettore Guadalupi, la cui famiglia proviene da La Spezia ma è nato a Piacenza nel 1890 e lavora nella tipografia dell’«Avanti!». Dopo l’incendio della sede del giornale socialista e per timore dei fascisti, Gasparini con la moglie si sposta a Trieste in via Pendini di Scorcola n. 521, dove lavora come sarto, mentre il cognato Guadalupi si trasferisce a La Spezia. Agli inizi del 1925 Gasparini rientra a Milano, dove rimane fino all’ottobre 1929, quando ottiene il passaporto per la Svizzera, trasferendosi a Locarno. A Milano risiedono i suoi due fratelli Giuseppe Gelindo e Antonio, entrambi fascisti. Anche il cognato, che si è a sua volta trasferito a Locarno, dove ha trovato lavoro come tipografo, è diventato fascista. Nell’aprile 1937 il Consolato Generale d’Italia a Lugano informa i prefetti di Milano e di Bergamo che Gasparini agli inizi dell’anno si è presentato in Consolato chiedendo protezione, dato che, ritenuto antifascista, temeva di avere problemi recandosi in Italia, attribuendo la definizione di antifascista ad un giardiniere di Ascona, Giuseppe Arosio, che lo avrebbe indicato come tale ad un impiegato dello stesso Consolato, Gabbucci. Gasparini è iscritto in RF dal gennaio 1933 per sorveglianza e perquisizione. Nel marzo del 1943 sembra in contatto con elementi comunisti italiani fuorusciti, tra cui il panettiere Carlo Gentina, nato ad Oleggio in provincia di Novara. Gasparini viene sospettato di essere una spia al servizio delle autorità di Ps svizzere, ma senza prove. Cpc, b. 2301, 1930-1943. (L. Citerio, R. Vittori)