Profilo sintetico riassuntivo
Nato il 15.2.1889 a Bergamo, dove risiede in via Borgo Santa Caterina 86, meccanico, antifascista, vedovo di Maria Viscardi. Dal dicembre 1934 convive con Serafina Vedovati, mentre dal settembre 1938 risiede a Scanzorosciate (Bg), dove ha un negozio di riparazioni di biciclette. Il 29.7.1935, in una nota riservata della Federazione fascista di Bergamo alla Questura, firmata dal vice-segretario federale avvocato Pasquale Tacchini, viene definito “noto antifascista, provocatore minaccioso e turbolento. Spesse volte egli fa sfoggio di una sgargiante cravatta rossa, e occorre tutta la buona volontà dei camerati per non raccogliere le sfide numerose che, con qualche compagno, il Galloni lancia alla calma e alla serenità dei fascisti del Rione”. Inoltre, prosegue la nota del vice-federale Tacchini, “anche sabato scorso 20, a mezzanotte, giustamente invitato a non mettere in pericolo i viandanti con le manovre pericolose in motocicletta che egli, con un figlio, compiva in Borgo Palazzo, trovò modo di provocare insistentemente degli ottimi camerati squadristi. Fu solo il contegno prudente e intelligente di questi che gli evitò una lezione grave. In questa impresa era spalleggiato da certi Squeo Antonio, via Anghinelli 3, e Caglioni Alessandro, via A. Mai 37, già noti come antifascisti irriducibili”. Ha due figli, Camillo Giovanni e Francesco Walter Gabriele (fino al 30.8.1935 iscritto ai fasci giovanili di combattimento ma in quella data espulso perché considerato “elemento indesiderabile” per i comportamenti del padre e perché non ha frequentato le adunanze ordinate dal comando federale fascista). Nel settembre 1935 Imelde Moscheni in Mazzola, di Bergamo, denuncia Galloni alla federazione fascista della città perché in un giorno del maggio precedente, in via Borgo Santa Caterina, vedendo passare alcuni giovani fascisti, avrebbe detto: “Guarda che brutte facce da farabutti, dovrebbero darmeli nelle mani, ed allora saprei cosa fare, però prima desidererei la testa di Mussolini”. La federazione fascista, insolitamente, denuncia direttamente Galloni alla magistratura senza passare attraverso la Questura e Galloni viene denunciato per vilipendio alle Istituzioni Costituzionali al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, che l’1.10.1935 scrive al questore di Bergamo chiedendo di assumere informazioni sul conto di Galloni. Il 14.1.1936 Roberto Marino, tenente colonnello dei Cc e capo ufficio del Tribunale Speciale per la difesa dello Stato - Ufficio Polizia Giudiziaria a cui nell’ottobre era stata inoltrata la denuncia, chiede alla Questura di Bergamo di sapere l’esito della vicenda. La Questura risponde il 31.1936 ricostruendo dettagliatamente tutta la vicenda. Galloni viene condannato il 13.6.1936 dalla Pretura di Bergamo a pagare 400 lire di multa, 400 lire per danni e spese per le parti civili e 250 lire per ingiurie. Il 2.1.1941 chiede di iscriversi al Pnf, ma la domanda non viene accolta, benché in un primo momento, ma per errore, la relativa scheda era stata compilata dalla federazione fascista di Bergamo. Il 26.2.1943 i Cc di Seriate scrivono alla Questura di Bergamo denunciando l’attività ‘larvatamente’ antifascista di Galloni, esercente di un negozio di riparazioni di biciclette, il quale prende “per argomento l’attuale situazione del fronte russo”. Pochi giorni dopo, il 30.3.1943, il federale fascista di Bergamo Gino Gallarini, dopo aver ricevuto un rapporto su Galloni da parte del ‘Servizio O.C. del Fascio di combattimento di Scanzorosciate’, si rivolge alla Prefettura di Bergamo scrivendo che Galloni “non si risparmia frizzi, motteggi ed atteggiamenti contrari al regime approfittando di quei momenti in cui la popolazione affluisce per il ritiro dei generi tesserati”. Galloni viene diffidato dalla Questura di Bergamo il 6.4.1943. (L. Citerio, R. Vittori)