Ferrari Ernesto Angelo


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n. busta
43
n. fascicolo
1298
Primo estremo
1937
Secondo estremo
1941
Cognome
Ferrari
Nome
Ernesto
Altri nomi
Angelo
Presenza scheda biografica
no
Luogo di nascita
Data di nascita
1909/08/10
Luogo di morte
Treviglio (Bg)
Data di morte
1977/02/22
Livello di istruzione
licenza elementare
Professione
meccanico
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Mozzanica (Bg) il 10.8.1909, meccanico, comunista. La madre risiede a Bergamo in via Baioni 22, mentre lui lavora a Treviglio (Bg). Ha contatti con due sorelle: Maria, e Giuseppa. Nelle poche lettere della corrispondenza con la madre e con la sorella Maria sequestrate dagli agenti della Questura e presenti nel fascicolo in trascrizione, viene citata anche la sorella Camilla. Nel novembre 1928 viene chiamato alle armi. Il 31.5.1935 la Pretura di Rovato (Bs) lo condanna ad un’ammenda di 250 lire perché guidava un autotreno senza avere la patente adeguata. La pena verrà poi amnistiata con Regio Decreto il 15.2.1937, ma già nell’agosto 1935 Ferrari lascia Bergamo, passa da Ivrea dalla sorella Giuseppa per poi entrare clandestinamente in Francia. Secondo la sintesi biografica contenuta alle pp. 116-117 del libro del 2013 di Matteo Cefis, E’ andato coi rossi, ripresa nel database dell’Aicvas dedicato ai volontari antifranchisti italiani in Spagna, nell’estate 1935 Ferrari è già entrato nel Pci ed è per disposizione del partito che lascia l’Italia per Parigi, poi raggiunge Mosca in occasione del Congresso dell’Internazionale Comunista, iniziato alla fine del mese di luglio e concluso il 21.8.1935. A Mosca conosce Togliatti, che ne orienta le scelte. Infatti, anziché rientrare in Italia come richiamato alle armi per la guerra fascista all’Etiopia, rimane in Urss e frequenta la scuola leninista del partito. Inoltre, in seguito allo scoppio della guerra civile spagnola nell’estate del 1936, in vista di un suo arruolamento nello schieramento antifranchista frequenta un corso presso l’accademia militare di Frunze (odierna Biškek, capitale del Kirghizistan), poi, secondo la ricostruzione di Cefis, nel maggio 1937 torna in Francia e da qui passa in Spagna e il 30.5.1937 giunge ad Albacete, quartier generale delle Brigate Internazionali, dove assume lo pseudonimo di Francesco Evoli e viene incorporato come tenente dell’artiglieria antifranchista. Non è agevole correlare e conciliare la ricostruzione della biografia di Ferrari effettuata da Cefis, l’unica disponibile, con i dati e le informazioni presenti nel fascicolo di Ferrari compreso nel fondo di Prefettura conservato presso l’Archivio di Stato di Bergamo. Il fascicolo a lui intestato viene aperto nell’agosto 1937. Una nota del 14.8.1937 del Ministero dell’Interno - Direzione Generale di Pubblica Sicurezza – Affari Generali Riservati, protocollo n. 441/040546, inviata al prefetto di Bergamo, così riporta: “In relazione al telegramma della Prefettura di Milano 28 luglio u.s., n° 069206, rammentasi che l’indirizzo di ‘N. Berquier - rue du Cornier 90 - Parigi’, è noto recapito del ‘soccorso rosso’. Pregasi pertanto di fare sequestrare, con le note modalità, la somma inviata a Ferrari Annunziata e di cui figura mittente N. Berquier, trasmettendola a questo Ministero e di comunicare inoltre a causa di quale persona si debba tale invio, disponendo che la persona stessa sia iscritta nella rubrica di frontiera, per arresto”. Il prefetto di Bergamo incarica subito dell’incombenza la squadra politica della Questura. Dalle indagini effettuate deriva il rapporto di chi le ha condotte, il brigadiere Tito Calanca. Nel rapporto, datato 20.8.1937, il brigadiere informa che la madre di Ferrari nei giorni precedenti ha riscosso un vaglia internazionale di 100 lire, emesso a suo nome a Parigi il 27.7.1937 a nome di N. Berquier ma spedito dal figlio in una lettera, presente in trascrizione nel fascicolo, con la quale Ferrari chiede alla madre e alle sorelle di avere da loro maggiori notizie e promette di spedire altro denaro. La riscossione di una somma proveniente da Parigi, segnalata immediatamente al Ministero dell’Interno dalla polizia postale, è appunto la causa dell’allarme ministeriale, per il sospetto che la somma provenga dal Soccorso Rosso Internazionale a favore delle famiglie dei volontari antifranchisti. Tuttavia, l’ordine di sequestro del denaro impartito dal Ministero arriva troppo tardi. Interrogata dal brigadiere, la madre di Ferrari risponde di averla già spesa tutta: 79 lire sono servite per pagare l’affitto di casa, il resto per saldare i debiti di alcuni acquisti alimentari effettuati presso alcuni esercenti. La madre riferisce pure che dopo l’allontanamento dall’Italia, il figlio le ha scritto soltanto dopo un anno, fornendo in un primo tempo un recapito a Vitry-sur-Seine (dipartimento Valle della Marna, regione Île-de-France), mentre nell’aprile 1937 ne ha comunicato un altro a Parigi, al 90 di rue Cormier, presso madame Natalie Berquier, lo stesso citato nella nota ministeriale del 14 agosto precedente. Inoltre, il brigadiere Calanca allega al suo rapporto anche la trascrizione dattiloscritta di due lettere trovate in casa della madre di Ferrari, una senza data e l’altra con il timbro postale di ingresso a Bergamo del 14.8.1937. Già il 21.8.1937, cioè il giorno dopo il rapporto di Calanca, la Questura di Bergamo chiede al Ministero dell’Interno di iscrivere Ferrari in RF con la dizione ‘da arrestare’, lo stesso per il BR. Come aveva promesso nella sua lettera del 27 luglio, Ferrari invia o fa inviare alla madre altri soldi. Tuttavia, dato che la squadra politica della Questura di Bergamo è a sua volta a conoscenza della promessa, il 12.10.1937 gli agenti di Ps intercettano una busta con una lettera e con un assegno di 100 lire, inviato ancora da Nathalie Berquier. Alla lettera viene dato corso, ma un agente della Questura si mette di guardia all’ufficio postale, in attesa che la madre di Ferrari si presenti per l’incasso dell’assegno. Quello che accade in seguito all’appostamento viene raccontato a Ferrari in una lettera della sorella Maria, scritta da Bergamo il 31.10.1937 mentre è in partenza per Cesena, dove vive. La sorella riferisce di avere impostato la lettera alla stazione di Milano, ma in realtà ciò accade a Bologna, dove la lettera viene intercettata dalla Prefettura locale, messa sull’avviso , insieme a tutte le altre Prefetture da quella di Bergamo circa i nomi di Ferrari e di Berquier, a cui propriamente la lettera è indirizzata. Con la lettera della sorella ne viene intercettata un’altra, scritta dalla madre lo stesso giorno e allo stesso indirizzo. La Prefettura di Bologna il 28.11.1937 trasmette il testo delle due lettere in copia dattiloscritta alla Prefettura di Bergamo. Benché entrambe siano indirizzate al recapito parigino di Natalie Berquier, il testo della sorella di Ferrari inizia con un “Carissimo Ernesto” e quello della madre con “Carissimo figlio”. E’ appunto dalla lettera della sorella che emerge che cosa è successo all’ufficio postale di Bergamo nel momento in cui la madre di Ferrari si è presentata per incassare l’assegno. Così scrive al fratello Maria Ferrari: “Tu l’ultima volta che mandasti le 100 lire alla mamma e cioè 15 giorni orsono essa come le precedenti volte andò alla posta per estinguere il denaro e in quel momento vi trovò sul posto un agente di Questura, il quale prese i soldi tuoi e disse che se volevamo degli schiarimenti di andare pure da lui, allora io stessa mi recai in Questura ed il Cavaliere Prato, mi disse (ndr: chiese) dove ti trovavi. Io risposi che tu eri a Parigi e come così non sappiamo per degli scritti tuoi, mentre loro non credono e pensano che tu sia in Ispagna e finché sapranno di sicuro che sarai, non restituiranno certamente il denaro alla mamma e poi se tu volessi mandarne degli altri, sarà la stessa storia. Questo è un mistero che ha fatto piuttosto male in famiglia, però io penso e credo che tu sia lì a fare il bravo e l’onesto ma loro non si persuadono. In tutti i modi dovresti pensare a questa soluzione e poi anche perché dicono che invece di mettere il tuo nome nelle lettere fai pervenire le lettere a questa signora qua. Io risposi che tu senza malizia o cattiveria farai così per essere più alla mano nel ricevere posta ma come ti ripeto essi non lo concepiscono”. Gli stessi contenuti sono presenti anche nella lettera della madre e consentono di comprendere che la famiglia ignora le scelte di Ernesto Ferrari, anche se le pressioni della Questura introducono almeno un dubbio nelle parole della sorella e della madre, la quale scrive: “Spero che non andrà sempre così tu manderai se puoi uno scrito il cuale che tu sei a lavorare soto la dita tale e tale… così si farà convinti che tu non sei in torno a fare il vagabondo come sospetano loro non nevero?”. Il dubbio non riguarda solo l’attività e l’ubicazione di Ernesto, ma anche l’effettiva estensione del controllo poliziesco sulle loro vite, che la madre mostra di avere compreso perfettamente. Tuttavia, sul timore del controllo prevale la forza del legame affettivo della famiglia. Continua infatti la madre di Ferrari: “Scuserai se o aspetato fideso a scriverti per che volevo spedirla fuori Bergamo perché qui non mi fido più perchè vedo proprio che tu non ricevi più posta di me ne quela della Camilla né Maria? Pensare che te ne o spedito quatro da settembre in poi chisà anche tu come sarai triste e pure ci vuol pazienza e coraggio che ce un principio e fine nelle traversie anche la Camilla scrive ma tu non ricevi nulla né di lei?”. Dopo la segnalazione del 28.11.1937 della Prefettura di Bologna, il prefetto di Bergamo incarica la squadra politica della Questura di informarsi sui recapiti della madre e della sorella di Ferrari, allo scopo di metterne sotto controllo la corrispondenza. Dato che Maria Ferrari era stata segnalata come residente a Cesena, sotto la giurisdizione della Prefettura di Forlì, è appunto a questa che il 9.12.1937 la Prefettura di Bergamo chiede informazioni. La risposta, datata 4.1.1938, viene indirizzata, oltre che alle Prefetture di Bergamo e Bologna e al Ministero dell’Interno, anche alla Prefettura di Perugia. Nella sua risposta la Prefettura di Forlì informa che Maria Ferrari ha risieduto a Cesena dal 2 al 16.11.1937 come prostituta “iscritta presso la casa di tolleranza in via Mura Portafiume n. 20, allontanandosi poi diretta a Foligno (Perugia). Durante la sua permanenza a Cesena non ha dato luogo a rilievi con la sua condotta in genere”. In seguito all’intercettazione di una lettera di Ferrari alla madre del febbraio 1938, nella quale il figlio fornisce il proprio recapito ad Argenteuil, presso Madame Argentina Ferrari, 92 rue de Gorde, la Prefettura di Bergamo il 12.2.1938 ne informa tempestivamente il Ministero dell’Interno, il quale però il 3.3.1938 tiene a precisare che il numero civico dell’indirizzo in questione è 32 e non 92 e che tale recapito è quello del Soccorso Rosso Internazionale, già segnalato dallo stesso Ministero alle Prefetture con la circolare del 25.4.1937. Inoltre, il Ministero segnala il parallelismo tra gli indirizzi forniti da Ferrari e quelli di Natalie Berquier. La nota ministeriale del 3.3.1938 viene allegata al fascicolo di Ferrari, ma un appunto aggiunto a lapis dal prefetto il 23.3.1938 sul documento ministeriale mostra che la Prefettura di Bergamo ha il sospetto ma non la certezza della presenza in Spagna di Ferrari: “Unire fascicolo Ferrari Ernesto (in Spagna?)”. In seguito alla sconfitta delle forze repubblicane anti-franchiste, nel febbraio 1939, insieme a migliaia di altri volontari, Ferrari lascia la Spagna, rientra in Francia. Internato a Saint-Cyprien (dipartimento Pirenei orientali, regione Occitania), riesce ad evadere e a raggiungere Parigi. Nel novembre 1939 comunica alla madre un altro recapito postale: “Livio Perego - 6 rue des Acacias, Alfortville (Seine)”. L’1.7.1941 la madre dichiara agli agenti della squadra politica della Questura che solo saltuariamente riceve corrispondenza dal figlio, inviata da luoghi diversi e senza precise indicazioni di indirizzo. Lo stesso giorno il prefetto di Bergamo rende noto al Ministero dell’Interno di non conoscere l’indirizzo di Ferrari. L’8.11.1941 il Ministero dell’Interno scrive alla Prefettura di Bergamo concedendo il nulla osta alla cessazione del controllo della corrispondenza in arrivo alla madre di Ferrari. Ferrari partecipa alla Resistenza francese, viene catturato, internato a Romainville, torturato dai nazisti. Evaso, nell’agosto 1944 partecipa all’insurrezione di Parigi. Dopo la liberazione rientra in Italia, si sposa con Clementina Bussini, diviene funzionario del Pci di Bergamo e negli anni Cinquanta per qualche mese a Roma è autista personale di Palmiro Togliatti. Tornato a Treviglio, lavora ancora come meccanico. Il 7.11.1976, in occasione del quarantesimo anniversario della guerra di Spagna, il Consiglio Regionale Lombardo gli conferisce la medaglia d’oro. Morto a Treviglio il 22.2.1977. Nel fascicolo è presente una sua fotografia, riprodotta nell’agosto 1937 dalla Questura di Milano su richiesta di quella di Bergamo. (L. Citerio, G. Mangini, R. Vittori)
Familiari
Ferrari Pietro (padre)
Galimberti Annunciata (madre)
di Giacomo e Giuseppa Pizzi, nata a Fornovo San Giovanni, Bg, il 29.5.1867.
Bussini Clementina (moglie)
Ferrari Maria (sorella)
Nata a Mozzanica il 3.10.1903, impiegata, sposata con Albino Galli, dal quale poi si separa, dal febbraio 1928 risiede a Bergamo proveniente da Martinengo, nel 1929 si trasferisce a Milano, poi a Cesena in via Paterno 10 e poi a Perugia.
Ferrari Giuseppa (sorella)
Nata a Mozzanica il 17.10.1905, vive a Ivrea con il marito Vittorio Di Venere.
Ferrari Camilla (sorella)
Luoghi di residenza
Mozzanica Lombardia Italia (1909/08/10 - ) Treviglio Lombardia Italia ( - 1935) Parigi Francia (1935 - 1935) Mosca Unione Sovietica (1935 - 1937) Spagna (1937 - 1939) Alfortville Ile-de-France Francia rue des Acacias 6 (1939 - 1945) Treviglio Lombardia Italia (1945 - 1950) Roma Lazio Italia (1950 - 1959) Treviglio Lombardia Italia (1959 - 1977)
Fatti notevoli
1935 - 1937
Emigra in Francia e poi in Urss, dove frequenta la scuola leninista e poi un corso di istruzione militare.
1937 - 1939
Partecipa alla guerra di Spagna come volontario antifranchista.
1940 - 1945
Si unisce alla Resistenza francese.
1945 - 1950
Diviene dirigente del Pci a Bergamo.
1950 - 1959
Lavora per il Pci a Roma e per qualche mese è autista di Palmiro Togliatti
Relaz. con altri soggetti
Togliatti Palmiro (politica)
In rubrica di frontiera
Informazioni
1937/08/21, da arrestare
In bollettino ricerche
no
Esclusione dallo schedario
no
Documentazione allegata
corrispondenza (lettere alla madre) fotografia da documento identificativo
Riferimenti bibliografici
Cefis 2013
riferimento pp. 116-117
sito Aicvas
riferimento https://www.antifascistispagna.it/?page_id=758&ricerca=2110